Motori Auto

Aston Martin ritorna al 4 cilindri, per ora per il campionato DTM

La tendenza a ridurre il numero di cilindri è dettata dalla necessità di ridurre i consumi

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Aston Martin torna al motore quattro cilindri, ma solo sulle auto da corsa: quest’anno la marca inglese è impegnata nel campionato tedesco del DTM,riservato alle vetture prototipo. Per la Casa di Gaydon si tratta di un ritorno a un frazionamento motoristico “meno nobile” rispetto a quello dei propulsori V8 e V12 normalmente adottati dalle auto del costruttore. Tuttavia, il quattro cilindri è obbligatoria per poter prendere parte al DTM, campionato a cui partecipano anche Audi e BMW: con la nuova stagione, difatti, i vecchi V8 di 4 litri e 500 CV hanno lasciato il posto a più efficienti unità turbo a quattro cilindri con potenza massima nell’ordine dei 600 CV.

Una decisione tecnica degli organizzatori adottata per ridurre il consumo di carburante – che non deve essere superiore a 95 kg di carburante per ora di gara – e l’impatto ambientale dei veicoli, che ha obbligato i progettisti dei bolidi da competizione (quello della Aston Martin è realizzato e gestito dall’elvetica R-Motorsport) a impegnarsi al massimo sul contenimento dei pesi e sull’aerodinamica, con soluzioni innovative e più ecocompatibili che in passato. Va detto, poi, che l’unità motrice, da regolamento, deve essere in grado di sostenere un’intera stagione in un’ottica di riduzione dei costi. Strategie simili, peraltro, sono state adottate anche in Formula 1.

Aston Martin non ha fornito altri dettagli di natura tecnica sul propulsore che, però, potrebbe essere strettamente derivato dal medesimo quattro cilindri in forze alla Mercedes A45 AMG, visto che la casa della Stella è il principale fornitore delle meccaniche adottate dalle Aston Martin di ultima generazione. “L’arrivo dell’Aston Martin nel DTM è una pietra miliare per questa categoria, sempre più dalla valenza internazionale. Credo che l’arrivo di un brand di lusso come Aston Martin possa essere da stimolo anche per altri costruttori in futuro”, ha recentemente dichiarato Gerhard Berger, al vertice della categoria.

Viene da chiedersi se l’adozione del propulsore a quattro cilindri in ambito sportivo non apra la porta anche a possibili applicazioni sulle Aston Martin di serie: già per la futura generazione di modelli, del resto, la marca ha optato per propulsori V6 dalla cubatura più contenuta. Un’operazione di downsizing – cioè di riduzione delle cilindrate – perfettamente in linea con le necessità di contenimento dei consumi e, quindi, delle emissioni inquinanti (come previsto dalla legge).

L’elenco dei costruttori di lusso e sportivi che ha abbandonato i motori plurifrazionati in favore di unità a quattro e, talvolta, anche a tre cilindri, si sta allungando progressivamente: basti pensare a Jaguar e Porsche, che propongono rispettivamente F-Type e 718 Caymen e Boxster anche con cilindrate di 2 litri. O alla supercar ibrida BMW i8, con la parte termica del powertrain che annovera un tre cilindri da 1,5 litri. In tutti i casi, comunque, a compensare la riduzione delle cilindrate subentra il turbocompressore, garanzia di efficienza e potenze elevate.

Notizia e Foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
12/05/2019 15:20:55


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