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La De Tomaso Pantera: la supercar più americana tra le italiane e più italiana tra le americane

Vede la luce nel 1971 grazie alla collaborazione con Ford

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La De Tomaso Pantera è senza ombra di dubbio l’auto più famosa della Casa emiliana: tanti gli esemplari venduti, pochi quelli sopravvissuti a causa della scarsa affidabilità.

Oggi analizzeremo i primi esemplari della sportiva modenese, quelli prodotti dal 1971 al 1974 in collaborazione con Ford, abbastanza facili da trovare a oltre 100.000 euro.

De Tomaso Pantera (1971): le caratteristiche principali dei primi esemplari

La De Tomaso Pantera – la supercar più americana tra le italiane e più italiana tra le americane – vede la luce nel 1971 grazie alla collaborazione con Ford, alla ricerca di un mezzo in grado di sfidare la Chevrolet Corvette.

Venduta negli USA nei concessionari Lincoln/Mercury e coperta addirittura dalla garanzia ufficiale della Casa dell’Ovale Blu, riesce in breve tempo a conquistare gli automobilisti grazie al suo eccellente rapporto prezzo/prestazioni.

La De Tomaso Pantera – disegnata da Tom Tjaarda (già autore della Fiat 124 Spider) e progettata da Gian Paolo Dallara – può vantare un comportamento stradale impeccabile (merito del motore centrale e della trazione posteriore) e un impianto frenante potentissimo. Tra le note negative segnaliamo invece l’abitacolo angusto per i più alti (e facilmente surriscaldabile per via della distanza ridotta tra i sedili e il propulsore), la carrozzeria soggetta a ruggine e l’impianto elettrico problematico.

I primi 382 esemplari prodotti presso la Carrozzeria Vignale di Torino (riconoscibili dalle maniglie a pulsante, prese in prestito dall’antenata Mangusta) sono quelli più interessanti dal punto di vista storico (nonché i più costosi). Quelli assemblati in seguito (a Modena con le scocche provenienti da Torino) si distinguono per le più tradizionali maniglie rettangolari.

La prima evoluzione per la De Tomaso Pantera arriva nel 1972 con il debutto della versione L (Lusso): paraurti più grandi per rispettare le normative di sicurezza (ma anche un peso aumentato di ben 90 kg) e una dotazione di serie più ricca.

La crisi petrolifera del 1973 provoca un crollo delle vendite della coupé emiliana, che continuerà ad essere venduta fino al 1992 senza l’appoggio di Ford (che abbandona il progetto nel 1974). Analizzeremo in un altro articolo le Pantera costruite dal 1974 in poi.

De Tomaso Pantera (1971): la tecnica dei primi esemplari

Il motore delle prime De Tomaso Pantera – (quelle prodotte in collaborazione con Ford fino al 1974, per intenderci) – è un 5.8 V8 Ford da 334 CV con carburatore quadricorpo abbinato ad un cambio manuale a cinque marce. Un propulsore pronto e ricco di coppia che permette alla sportiva modenese di superare i 250 km/h di velocità massima.

La potenza cala (269 CV) nel 1972 – in occasione del lancio della variante L – per rispettare le normative anti-inquinamento americane.

De Tomaso Pantera (1971): le quotazioni dei primi esemplari

Non fatevi ingannare dalle quotazioni “ufficiali” che recitano 70.000 euro. Per entrare in possesso dei primi esemplari della De Tomaso Pantera (quelli realizzati in collaborazione con Ford) bisogna spendere non meno di 100.000 euro (non meno di 150.000 per le primissime versioni con maniglia a pulsante costruite interamente da Vignale).

Notizia e Foto tratte da panorama-auto.it
© Riproduzione riservata
01/02/2019 16:23:41


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