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Festa a Città di Castello per i 100 anni di Annita Bartolini, la “cuoca dei ragazzi”

L'amministrazione comunale: "Esempio di resilienza dal sorriso buono"

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Cento anni per Annita Bartolini, la “cuoca dei ragazzi”, per i tantissimi anni di lavoro trascorsi ai fornelli presso l’istituto Agrario di Città di Castello con parentesi a Pietralunga e Assisi, che è anche straordinario simbolo di resilienza, per l’infinità di traversie affrontate nella vita che ha sempre superato con grande forza d’animo e il sorriso benevolo dipinto sul viso. Donna buona, affabile, allegra e generosa, apprezzata da tutti, Annita è sfuggita alla morte tante volte: in due occasioni da bambina, per una malattia e una caduta, poi sotto i bombardamenti dei tedeschi durante il passaggio del fronte nella Seconda Guerra Mondiale, quando fu ferita al volto e al petto e venne letteralmente recuperata tra le persone rimaste uccise, e, infine, a 25 anni, quando restò in coma per una settimana. Sotto i ferri per ben 12 volte, l’ultima delle quali lo scorso luglio dopo aver rischiato una volta anche la paralisi, Annita ha saputo riprendersi da ogni operazione ed è stata capace di sopportare anche i profondi dolori delle perdite premature di uno dei figli, Urbano, e di una nipote, Chiara, oltre che dell’amato marito Alfredo Serpolini e del genero Sauro. Nel giorno del suo compleanno, giovedì 4 settembre, il sindaco Luca Secondi e il vice sindaco Giuseppe Stefano Bernicchi le hanno fatto visita a casa, nel quartiere Graticole, per festeggiarla e testimoniarle l’ammirazione e la vicinanza della comunità di Città di Castello per l’importante traguardo raggiunto. “La storia di Annita è una di quelle che meritano di essere raccontate, perché ci offrono l’esempio di una vita vissuta in semplicità, ma con la tenacia e la forza d’animo, veramente d’altri tempi, che le hanno permesso di superare momenti difficili, nei quali è stata anche vicina alla morte, e, purtroppo, anche dolori profondi, che l’hanno colpita negli affetti più cari”, affermano Secondi e Bernicchi. Sindaco e vice sindaco le hanno consegnato una targa a nome dell’amministrazione comunale per sottolineare, insieme all’importanza del traguardo raggiunto, la riconoscenza per “i valori e gli ideali che rappresenta in famiglia e nella comunità tifernate”.  “Quando siamo stati insieme per spegnere le candeline – evidenziano Secondi e Bernicchi - Annita ci ha donato il sorriso sincero e sereno degli occhi e delle labbra: un biglietto da visita raro e prezioso che parla dell’animo gentile, buono e affettuoso con cui si è sempre fatta benvolere da tutti. Tra i suoi familiari riuniti per festeggiarla, abbiamo percepito la serenità e l’amore che ha saputo trasmettere e che sono il prezioso insegnamento di una persona che ha trovato la chiave giusta per vivere nella propria famiglia e in accordo con il prossimo”. Nella casa del quartiere Graticole dove ha festeggiato il centesimo compleanno, Annita risiede da oltre 60 anni, circondata dall’affetto della figlia Emanuela, con la cognata Lidia, dei nipoti Raffaele, Sonia, Simone e dei parenti. Nel capoluogo tifernate è arrivata nel 1961 da Userna, dove si era trasferita nel 1949 dopo il matrimonio con il suo Alfredo. Nata a Città di Castello il 4 settembre 1925, Annita ha vissuto la gioventù tra Marchigliano, vicino a Promano, e vocabolo Goffara, sulla collina nei pressi di Fontecchio.

Redazione
© Riproduzione riservata
10/09/2025 10:40:34


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