Giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi: prevenzione e cura per contenere l’infezione

Sono circa 50 i casi registrati nel 2024 nella popolazione della Asl Toscana sud est
Oggi, in occasione della Giornata mondiale per la lotta alla tubercolosi, la Asl Toscana sud est ribadisce l'importanza della prevenzione e della cura di questa malattia infettiva. Scoperta nel 1882 dal dottor Robert Koch, la tubercolosi continua a rappresentare una sfida globale nonostante sia una patologia prevenibile e curabile.
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 1,7 miliardi di persone nel mondo sono portatori latenti del batterio responsabile della malattia, con una possibile riattivazione che può colpire fino a 10 milioni di persone ogni anno e provocare oltre un milione di decessi. In Italia, sebbene la riduzione dei casi rispetto al passato sia evidente, si registrano ancora circa 4.000 nuovi casi all'anno. Nella popolazione della Asl Toscana sud est, i casi segnalati nel 2024 sono circa 50.
I fattori a livello globale che favoriscono lo sviluppo della malattia includono condizioni sociali difficili, come malnutrizione, povertà e difficoltà di accesso alle cure. Inoltre, la fragilità individuale, come la presenza di malattie croniche o l’immunodepressione, può favorire la riattivazione della forma latente della tubercolosi.
All’interno della Asl Toscana sud est, la gestione della tubercolosi è affidata ai medici infettivologi sia in ambito ospedaliero che ambulatoriale, con il coinvolgimento di specialisti in microbiologia, radiologia, pneumologia e igiene.
I centri di riferimento aziendali e dell’area vasta sono: le UOC di Malattie infettive degli ospedali San Donato di Arezzo e Misericordia di Grosseto e l’Azienda ospedaliera universitaria Le Scotte di Siena.
«La forma principale della malattia è la tubercolosi polmonare, che contribuisce alla diffusione dell’infezione – sottolinea il *direttore dell’area dipartimentale di Malattie infettive dell’Asl Toscana sud est, Danilo Tacconi* - Tuttavia, un terzo dei casi riguarda localizzazioni extrapolmonari, che possono interessare linfonodi, ossa, intestino, cervello e altri organi. Per le persone con forme polmonari contagiose è spesso necessario il ricovero in stanze di isolamento respiratorio adeguate. Il trattamento della tubercolosi richiede terapie prolungate, con una durata variabile tra i 4 e i 12 mesi e l’utilizzo di più antibiotici specifici. Gli aspetti preventivi, invece, si basano su: identificazione precoce della persona con malattia, controllo dei contatti e, se necessario, gestione con farmaci preventivi, oltre all’individuazione delle persone con infezione latente a maggior rischio di riattivazione».
L’obiettivo di porre fine all’epidemia di tubercolosi entro il 2030 è tra i Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite. «In questa direzione – conclude il *dottor Tacconi* - un aspetto cruciale è la lotta contro la stigmatizzazione della malattia, che rappresenta un ostacolo significativo alla prevenzione, allo screening e all’aderenza alle terapie. Combattere lo stigma, come sta avvenendo per l’HIV, è essenziale per raggiungere l’eradicazione della tubercolosi».
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