La distruzione e la morte di Calissano: "Così gli hanno rubato mezzo milione di euro"

Lo trovarono senza vita a casa sua il 30 dicembre del 2021, aveva 54 anni. A dare l'allarme fu l'allora compagna dell'attore Paolo Calissano. Una lunga vicenda piena di controversie, la sua, dall'arresto con l'accusa di aver provocato la morte per overdose della ballerina brasiliana Ana Lucia Bandeira Bezerra, fino al patteggiamento della pena e all'indulto che gli aveva permesso di tornare a recitare in tv e a teatro. Poi la morte e le controversie legali sulla gestione del suo patrimonio.

La chiusura delle indagini conferma l'azione dannosa sulla vita e il patrimonio dell'attore, da parte dell'amministratore di sostegno, l'avvocato Matteo Minna. Reo, secondo il pm di Genova, Francesco Paolo Cordona, di essersi appropriato di "una una somma complessivamente ammontante a 512mila 587 euro" che secondo Roberto Calissano, fratello dell'attore scomparso, sarebbero in ealtà più del doppio se si risale fino al 2012, anno andato in prescrizione.  

Il reato contestato a Minna è peculato e circonvenzione d’incapace, visto che Calissano era già minato da dipendenza da psicofarmaci dopo le disavventure con la droga. Il pm ha descritto l'attore come reso fragile da "disturbo dell’adattamento con umore depresso...uno stato...caratterizzato da insonnia ingravescente, disturbi del senso di percezione, difficoltà di concentrazione, dell’attenzione e della memoria e marcata labilità emotiva". Minna avrebbe aggravato questo quadro, dissipando il patrimonio di Calissano e, questa è un'ipotesi, portando alla sua morte che potrebbe essere anche per suicidio. 

Stando alle parole di Roberto Calissano: "I soldi erano finiti perfino per le terapie. Mio fratello...fu costretto a ripiegare su una clinica psichiatrica pubblica sconosciuta quando gli fu detto che la struttura svizzera gli aveva prosciugato i conti". Ma in realtà a farlo era Minna, la cui condotta si è estesa ad altri quattro "assistiti".