Alessandro Cantarelli è accusato di bancarotta fraudolenta

Avrebbe percepito indebitamente circa due milioni di compensi
L’imprenditore Alessandro Cantarelli è accusato di bancarotta fraudolenta dell’azienda della moda fallita tre anni fa, secondo il pm Angela Masiello avrebbe percepito indebitamente circa due milioni di compensi negli ultimi dieci anni di vita della ditta, e cioè dal primo settembre 2008 fino al 16 maggio 2018, data del fallimento. In realtà Cantarelli era stato estromesso dall’azienda già con l'avvento del Commissario Straordinario nel novembre del 2015 ma questo è uno degli aspetti tutti da chiarire della vicenda. La distrazione di risorse attribuita a Cantarelli e tutta ovviamente da dimostrare è quantificata in 2.065.552 euro: un “compenso amministratore” che la procura qualifica come “ingiusto profitto” ai danni dei creditori. Per il pm la somma complessiva oggetto della presunta distrazione di risorse sarebbe stata “prelevata senza aver cura dei richiami formulati dall'organo di vigilanza circa l'entità del compenso”. Si contesta anche che le somme annualmente ricevute sarebbero state corrisposte “in stato di conclamato dissesto da parte della società” e rispetto a tre annualità sforando quanto previsto nelle delibere assembleari. Il tracollo dell’azienda Cantarelli (con stabilimenti a Rigutino e Terontola, poi soltanto in quest’ultimo) avvenne senza che lo Stato, le istituzioni, i sindacati, riuscissero a trovare il modo di salvare una storia imprenditoriale di livello e circa 250 posti di lavoro. A novembre 2015 venne respinta dal tribunale la proposta di concordato avanzata da Cantarelli per risollevare l'impresa: Alessandro Cantarelli aveva creduto molto in quel piano dopo aver resistito a due proposte di cessione sulle quali non ci vedeva chiaro. L’operazione messa a punto non trovò sponda nel tribunale e venne dichiarato lo stato di insolvenza per i debiti accumulati e nominato il Commissario Straordinario Leonardo Romagnoli, avvocato del Foro di Firenze. L'attività proseguì per altri due anni guidata dal Commissario ma fu un’agonia e il buco, delle due, si allargò. La parola fine con il fallimento, l’entrata in scena dei curatori Salvatore Sanzo e Lucia Stefani dalla cui relazione è scaturita l'attività di indagine. Atto conclusivo, la vendita di marchio, magazzino e fabbrica di Terontola ai bulgari Yordanov che hanno abbandonato l’ex sito produttivo e mai percorso un piano produttivo. Dispersa una realtà manifatturiera del made in Italy che dava lavoro a operaie della Toscana e dell’Umbria. Per Cantarelli, che ci rimise anche la villa nel tentativo di risollevare le sorti, vive ora l’appendice giudiziaria.
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