Inghilterra: l’Isola delle Rose esiste ancora, si chiama Sealand
Uno Stato indipendente fondato oltre 50 anni fa su una piattaforma
L’ultima mail è arrivata per lo scorso Cyber Monday e avvisava che c’era il 20% di sconto sul merchandising in vendita sul sito. Ed era anche la conferma che il Principato di Sealand - una sorta di Isola delle Rose inglese, ricordando lo Stato fondato nel 1968 da Giorgio Rosa al largo di Rimini vissuto una sola stagione e oggi un film su Netflix - vive ancora. Sealand è una piattaforma di acciaio e cemento ampia come due campi da tennis, esposta ai venti e alle onde del Mare del Nord, a circa 7,5 miglia nautiche dalla costa del Suffolk, nell’Inghilterra sudorientale, più o meno davanti a Felixstowe, il più grande terminal container del Regno Unito. Le sue coordinate - 51° 53' 40 N e 1° 28' 57 E - corrispondono a uno Stato che non c’è. Nemmeno su Google Earth.
La storia di questa eccentrica utopia nasce negli Anni Sessanta, quando un ex maggiore dell’Artigliera inglese, imprenditore nel settore ittico, decide di aprire una delle prime radio libere su una delle ex piattaforme militari costruite da Londra durante la Seconda guerra mondiale su progetto di Guy Maunsell per proteggere le sue coste dalle incursioni aeree tedesche. Sceglie Fort Knock John, ma perde la battaglia contro il governo britannico, che dichiara fuorilegge le trasmissioni delle cosiddette radio pirata, se attivate entro il territorio del regno.
Per aggirare l’ostacolo, Paddy Roy Bates nel Natale del 1966 occupa un’altra ex fortezza navale, Fort Roughs Tower, posizionata in acque internazionali, considerata res nullius, terra di nessuno. Ma Radio Essex non inizierà mai a trasmettere. L’ex maggiore avrà un’altra idea, ancora più rivoluzionaria: il 2 settembre 1967, giorno del compleanno di sua moglie Joan, al cospetto dei figli Michael di 14 anni e Penelope di 16, e di alcuni amici, proclama l’ex piattaforma Stato sovrano e indipendente, col nome di Principato di Sealand. Lui ne diventa il principe, Joan la principessa. “L’ho fatto perché tutti mi dicevano che non ci sarei riuscito”, dirà.
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