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Ripartire la prossima stagione con la certezza di poter rispettare tutte le cautele sanitarie

Intervista con Alessio Scarscelli, responsabile della gestione sportiva del Va Sansepolcro

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Si “pesca” ancora in bianconero. Ospite della rubrica “Cinque domande con” è Alessio Scarscelli, figura oramai storica che oggi riveste il ruolo di responsabile della gestione sportiva del Vivi Altotevere Sansepolcro. Sono diversi i temi affrontati con Scarscelli, sia per quello che riguarda l’aspetto sportivo che l’emergenza più in generale del Coronavirus. Una stagione calcistica che si è interrotta quando mancavano poche giornate (sette) al termine, con una classifica ancora tutta in divenire seppure il gap del Sansepolcro dalla vetta iniziava ad essere piuttosto importante. Spazio poi a quello che riguarda i più giovani, poiché è saltata pure l’edizione numero trenta del Torneo di Calcio Giovanile “Città di Sansepolcro” solitamente in programma da fine aprile fino ai primi giorni di giugno nel manto erboso dello Stadio Buitoni.

·        E’ ancora incerto il futuro del calcio partendo dalla Serie A scendendo fino ai campionati minori, ma la stagione del Sansepolcro è da considerarsi terminata?

“Credo che non sia possibile mettere sullo stesso piano la ripartenza dei campionati professionisti con quelli dilettantistici: soprattutto in Serie A e B sarà più semplice per le società, che hanno pure delle grosse risorse economiche, riuscire ad adoperarsi per mettere in campo tutte quelle che sono le cautele necessarie a garantire la salute di tutti. Per le società dilettantistiche come la nostra, ritengo che questo sia impossibile e credo che non ritorneremo in campo finché non ci sarà l’assoluta certezza che si eviteranno rischi di contagio. Quindi, sicuramente non in questo campionato, forse in autunno: in questo momento, specie nei dilettanti, si dovrebbe pensare meno a come chiudere questa stagione e più a capire se e come ripartire per la prossima”.

·        Quanto rammarico per non aver potuto disputare la XXX edizione del torneo di calcio giovanile “Città di Sansepolcro”?

“Il rammarico è grandissimo perché il torneo non è solamente un’occasione per vedere tanti giovani calciatori al Buitoni, ma è un momento per tutta la famiglia del Sansepolcro di stare insieme: c’è un gruppo di lavoro importante formato da tanti amici che vivono quotidianamente l’esperienza del torneo dal pomeriggio fino alla tarda sera. Questo comporta sicuramente un grande sacrificio per tutti, ma ripeto che questa era un’occasione per stare insieme tra amici per parlare di calcio e non solo. Dopo tanti anni dover rinunciare a questa edizione, soprattutto quest’anno dove il meteo era anche clemente, è certamente un grosso rammarico”.

·        Secondo lei per la prossima stagione sportiva quali certezze dovranno esserci prima di poter iniziare?

“La priorità deve sicuramente essere il rispetto dei requisiti di sicurezza perché sappiamo tutti che il calcio è uno sport di contatto, tutti sappiamo che lo spogliatoio è un ambiente dove rispettare anche certe cautele diventa difficile: dobbiamo pensare che non si parla solo di calciatori ma anche di tecnici, collaboratori e dirigenti. Si parla soprattutto di un movimento che interessa molti giovani, ragazzi e bambini piccoli. Il requisito fondamentale deve essere quello della certezza di poter rispettare le cautele in ambito sanitario, questa è la prima cosa; successivamente capire in che modo a livello organizzativo le società potranno ripartire. Mi riferisco sempre al contesto dei dilettanti”.

·        A livello generale, quindi sia dal punto di vista sportivo che economico-finanziario, quali ripercussioni si potranno avere?

“Il punto di vista sportivo ed economico vanno a braccetto. Il Coronavirus ha portato una crisi economica generalizzata che non ha risparmiato alcun settore. Le società dilettantistiche si fondano sui contributi e le sponsorizzazioni delle aziende, ma in questo momento le imprese hanno dei forti cali di fatturato e molte sono costrette a mettere i dipendenti in cassa integrazione; quindi, è impensabile che nell’immediato tutte queste realtà possono continuare a contribuire come hanno fatto finora nel mondo del calcio e dello sport in generale. Questo riporterà ad un enorme ridimensionamento economico, riporterà il dilettantismo nella sua dimensione vera ovvero quella di calciatori che giocano per puro divertimento e con un semplice rimborso spese. È improponibile continuare ad avere dei calciatori che sono quasi stipendiati: si dovrà necessariamente rivedere molto e da questo punto di vista serve anche che i giocatori ne abbiano la consapevolezza. Dal punto di vista sportivo tutto questo porterà a rivedere le rose con giocatori locali, tanti giovani e sicuramente il lato positivo è che si tornerà a riscoprire in maniera sempre più concreta le risorse dei propri settori giovanili”.

·        Coronavirus, un “nemico invisibile” che ha cambiato le sorti del mondo intero?

“Il Coronavirus ci ha dimostrato come siamo nulla di fronte alla natura che con un organismo infinitesimale sta mettendo in ginocchio l’intero pianeta. È un periodo dove abbiamo imparato a convivere con la solitudine, ma allo stesso tempo a riscoprire l’importanza degli affetti più cari e delle piccole cose; quanto possono essere fondamentali le libertà, anche piccole, che prima davamo per scontate. E poi ci sarà ora da affrontare una grande prova che sarà quella della ripartenza nella quale dovremo essere estremamente bravi a rispettare tutte quelle cautele che serviranno per far sì che l’epidemia non si ripresenti e allo stesso tempo dovremo affrontare anche la grande prova di partire nuovamente nella vita quotidiana, nell’economia e negli ambiti sociali. Questo sarà sicuramente un processo lento e difficile”.

Redazione
© Riproduzione riservata
09/05/2020 08:35:25


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