Sport Nazionale Atletica (Nazionale)
L'atletica piange Donato Sabia, per 2 volte finalista olimpico degli 800 metri
Aveva 56 anni ed è un'altra vittima del coronavirus
Non ce l’ha fatta, Donato Sabia. L’atletica italiana piange l’unico azzurro capace di correre due finali olimpiche negli 800 metri, a Los Angeles 1984 (quinto posto) e Seul 1988 (settimo). A 56 anni l’ex campione lucano è stato stroncato dal coronavirus, dopo una decina di giorni trascorsi in terapia intensiva all’ospedale San Carlo di Potenza. Lascia la moglie e due figlie. Tragedia nella tragedia, gli è toccata la stessa sorte del papà 79enne, scomparso il 31 marzo e accudito fino all’ultimo da Donato, prima che la malattia si prendesse anche lui. Un destino incredibile, ancora di più considerando che la Basilicata è tra le regioni meno colpite: Sabia, che fu amico e compagno di allenamenti di Pietro Mennea, con cui condivise il posto anche in diverse staffette 4x400, è la quindicesima vittima dall’inizio dell’epidemia.
Quel record sfiorato a Firenze
Grande talento, esploso giovanissimo e purtroppo frenato dagli infortuni ai tendini, con cui ha dovuto convivere per tutta la carriera, Sabia ha indossato per 17 volte la maglia della Nazionale, cominciando nel 1982 a 18 anni. La stagione migliore fu il 1984: all’oro europeo indoor negli 800, la sua specialità anche se andava forte pure nei 400, aggiunse il quinto posto di Los Angeles, correndo in mezzo a fuoriclasse come Joaquim Cruz (oro) o Sebastian Coe (argento), attuale presidente della federazione internazionale. Un paio di mesi prima, il 13 giugno 1984, si era fatto conoscere sfiorando il record nazionale al meeting di Firenze: 1’43"88, a un passo dall’1’43"7 di Fiasconaro che fu anche primato del mondo, tenendosi dietro un certo Alberto Juantorena. Resta la terza miglior prestazione all-time di un italiano sul doppio giro di pista.
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