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La strage degli alberi a Roma: Raggi li abbatte, i cittadini insorgono

Da corso Trieste a Tiburtina fino alla Riserva di Procoio si moltiplicano comitati e petizioni

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Non sono dei semplici alberi i pini di corso Trieste. Per chi vive in questa zona di Roma sono la cifra storica del quartiere. Una firma della natura urbana che sembrava indelebile e che invece rischia di essere cancellata. Perché tutti i 157 esemplari della via potrebbero essere abbattuti  Dopo la caduta, pochi giorni fa, di un grande tronco che è crollato su una macchina provocando per fortuna solo qualche contusione al conducente, era arrivata la prima sentenza di "condanna". Il Dipartimento Tutela del Verde si era pronunciato per l'abbattimento degli alberi «malati o instabili alla radice". I residenti però hanno subito fatto muro dato vita a un comitato ad hoc, "Salviamo i pini di corso Trieste", insieme all'associazione "Amici dei pini di Roma".

La presidente del II Municipio Francesca Del Bello li aveva rassicurati: «I pini, soggetti a troppe sollecitazioni per il passaggio di bus e auto verranno ovviamente sostituiti con altre piante, si deciderà tutto insieme alle associazioni di quartiere e ai commercianti». 

Ma loro non hanno mollato la presa. «La decisione di stravolgere completamente l’aspetto e l’ambiente di una delle strade più belle e suggestive di Roma, eliminando un’alberata storica che presenta tutte le caratteristiche richieste dalla legge per essere dichiarata monumentale è tutt’altro che “ovvia”- hanno obiettato-. Al contrario, essa sarebbe di tale devastante portata da richiedere il bando di una gara di progettazione per ridisegnare l’aiuola centrale del Corso. E ciò pur nella consapevolezza che nessun’altra specie vegetale potrebbe mai eguagliare il beneficio di salubrità, mitigazione del microclima e la qualità estetica assicurati dallo spettacolare doppio filare di Pinus pinea». 

La battaglia del comitato "Salviamo i pini di corso Trieste" e la prima vittoria
Una prima vittoria sembrano averla ottenuta. Nel pomeriggio di lunedì 20 gennaio il consigliere del II Municipio Andrea Rollin li ha aggiornati sulla questione: «Dopo accertamenti presso  il dipartimento ambiente e l'assessorato, effettuati da me e dall'assessore Fabiano-si legge nel suo messaggio- comunico che non è previsto nei prossimi giorni un massiccio piano di abbattimento dei pini. Domani (martedì 20 gennaio, ndr) dovrebbero comunque tagliare un pino nei pressi di via Gradisca e portare via i resti dei pini caduti negli scorsi giorni. Sempre da queste interlocuzioni ho appurato  che non sono state ancora prese decisioni definitive in merito al numero di pini da abbattere».

Già lo scorso ottobre la nuova assessora al verde della giunta Raggi, Laura Fiorini, aveva «manifestato l’intenzione di mantenere l'alberata di pini, effettuando le opportune sostituzioni di singoli esemplari». E anche per questo il comitato ha deciso di farsi portavoce delle migliaia di messaggi di romani che si sono opposti a questa sorta di mattanza per sapere se «l'alberata verrà tutelata come merita, quale bene pubblico di importante interesse ambientale e paesaggistico, ovvero se sarà immolata come vittima sacrificale alla dendrofobia dilagante». 

Le posizioni di Italia Nostra e del Fai
Una "dendrofobia" (letteralmente paura degli alberi) confermata anche da Italia Nostra Roma che ha lanciato l'ennesimo Sos. «Per reali o presunti motivi di sicurezza da giorni, Pini, Platani, Cedri, Palme, Cercis, Albizie, vengono  eliminati per sempre dalla nostra città. Si sta cambiando il paesaggio storico urbano e si sta perdendo un patrimonio vegetale straordinario peraltro senza alcuna garanzia circa la sua  corretta ed adeguata sostituzione» sottolinea Bruno Filippo La Padula consigliere dell'associazione che ha partecipato alla stesura del Regolamento del verde non ancora entrato in vigore. E che fornisce una lista degli ultimi esemplari abbattuti: dai pini citati a quelli sul lungotevere e a Castel Sant'Angelo, a Villa Paganini e sulla Cristoforo Colombo, fino ai lecci di piazza dei Cinquecento, di fronte alla Stazione Termini («sostituiti da cipressi di 30 cm, a dir poco ridicoli»). E ancora: i platani in Prati e lungo la via Nomentana, le palme a Villa Torlonia e il Cercis Siliquastrum detto anche Albero di Giuda lungo via La Spezia, a San Giovanni.

«Gli alberi vanno in primo luogo curati e salvati  sulla base di un progetto di impianto -sottolinea La Padula- e  dove è necessario abbatterli vanno contestualmente sostituiti con criteri adeguati, sulla base di scelte di esperti in grado di progettare il corretto inserimento paesaggistico. È come dire che le auto sono killer, perché possono investire i pedoni e le auto, quindi, devono essere eliminate dalle strade. Paradossale».

Tornando ai pini di corso Trieste Giuseppe Morganti, Presidente regionale per il Lazio e Capo  delegazione del Fai di Roma sottolinea che «la questione della delicatezza in particolare di quella specie (Pinus pinea) è un argomento ben noto e certamente impegnativo e se vi sono adeguate e qualificate attestazioni della pericolosità (per malattia oppure e anche per età, mole e caratteristiche proprie della pianta), non sarà il primo caso, né l’ultimo in cui si pone la questione della loro sorte».

«Quello che assolutamente va assicurato ed eseguito contestualmente all'eliminazione è che le piante non devono solo essere eliminate, ma vanno sostituite -aggiunge Morganti-. Occorre anche aggiungere che comunque qualsiasi tipo di vegetazione avrà vita difficile se si continuerà a consentire parcheggi e viabilità nelle immediate vicinanze delle piante stesse».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
21/01/2020 08:47:21


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