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Il surriscaldamento climatico è arrivato nel profondo delle Alpi

Cnr: il ghiaccio si è sciolto anche nelle cavità più profonde

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Hanno persino oltrepassato la roccia più impenetrabile, gli effetti del surriscaldamento climatico. Sembra una notizia già sentita e risentita, ma questa per gli scienziati è una novità assoluta e anche molto preoccupante. Perché l’aumento delle temperature, quelle gli studiosi considerano una grave conseguenza di inquinamento e squilibri provocati dall’uomo, cominciano ad arrecare gravi danni anche in una parte del pianeta che finora era sembrata più protetta. Sotto le rocce del monte Canin, nel cuore delle Alpi Giulie, all’interno di una grande caverna, i ricercatori dell’Istituto scienze marine del Cnr e quelli dell’Università di Insubria, sono riusciti a documentare il momento esatto in cui si scioglie il permafrost. 

Il permafrost è un terreno perennemente ghiacciaio e nella parte meno superficiale della montagna dovrebbe mantenersi a una temperatura costantemente sotto lo zero. Ma il surriscaldamento è arrivato anche in questa zona buia e molto difficile da raggiungere. Per tre anni gli studiosi hanno monitorato la situazione e nel corso delle lunghe sessioni di studio hanno documentato e fotografato il momento in cui è stato oltrepassata la soglia dello zero. «Bisogna immaginare la roccia sotterranea come se fosse organizzata per strati - spiega Renato Colucci del Cnr-Ismar -. Lo strato più esterno ghiaccia d’inverno e scongela d’estate mentre lo strato più interno rimane sempre sotto lo zero: questo è il permafrost». 

Negli ultimi anni però questa situazione è stata stravolta. E gli effetti risultano a dir poco preoccupanti. «Questa situazione, effettivamente, ha importanti ripercussioni sulle riserve d’acqua sotterranea, che sono stoccate sotto forma di ghiaccio permanente e che caratterizzano le aree carsiche di alta quota come ad esempio le Alpi Giulie, ma anche estese aree delle Alpi austriache o quelle svizzere - aggiunge Colucci - Non è un caso, infatti, che la superficie topografica del ghiacciaio sotterraneo nella grotta del monte Canins si è abbassata di mezzo metro nell’arco di soli quattro anni». 

Frane e dissesto fanno parte degli altri rischi, che possono interessare anche la vita dell’uomo. «Il permaforst infatti tende a dare maggiore stabilità a versanti e pareti ad alta quota grazie all’azione legante che il ghiaccio imprime alle fratture rocciose - sottolineano dal Cnr - Il suo scongelamento porta ad un potenziale aumento di eventi franosi e, anche se non è mai stata misurata una correlazione diretta, si osserva che negli ultimi anni sulle Alpi Giulie sono aumentati i casi di crollo di vaste porzioni rocciose». 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
04/11/2019 21:56:23


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