Gli appennini appartengono al popolo non alle multinazionali
C’è in Italia una questione che nessuno affronta, quella dello spopolamento delle nostre montagne
''Nel terremoto morivano infatti ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, autorità e sudditi. Nel terremoto la natura realizzava quello che la legge a parole prometteva e nei fatti non manteneva: l'uguaglianza. Uguaglianza effimera. Passata la paura, la disgrazia collettiva si trasformava in occasione di più larghe ingiustizie''. Ignazio Silone
C’è in Italia una questione che nessuno affronta, quella dello spopolamento delle nostre montagne, dei nostri Appennini. Uno spopolamento lento, favorito dalla crisi economica, dai terremoti, dai processi di austerity al quale si accompagna una idea di sviluppo del territorio che in realtà è il suo saccheggio. Paradossalmente si favoriscono i centri commerciali in zone protette mentre i terremotati che provano a sistemarsi provvisoriamente vengono vessati da lacci e laccioli. La ricostruzione non parte ancora né sembra poter partire a breve.
Gasdotti che passano in zone fortemente pericolose mettondo a rischio il nostro territorio, quando in realtà andrebbe messo in sicurezza dalle alluvioni, dagli incendi, dalle nevicate.
Le infrastrutture (strade e ferrovie), abbandonate all’incuria, progressivamente deperiscono ed i piccoli paesi lentamente muoiono. Chi non può o non vuole rassegnarsi all’idea del “ricollocamento forzato”, come le persone più povere, gli anziani e, in generale, tutti coloro che hanno sempre abitato, protetto e tutelato questi territori, sono così abbandonati a se stessi.
Chiudono le scuole, i piccoli spacci, i bar e poi arriva il deserto sociale. Gli Appennini muoiono lentamente, il terremoto non ha fatto altro che accellerare un processo già in atto. Ad andare via dalle nostre montagne sono i vulnerabili che non possono più sopravvivere, perché non ci sono più servizi, perché non c’è più lavoro, perché le economie di sussistenza informali vengono schiantate da leggi e burocrazie che favoriscono le grandi imprese dedite alla ricostruzione di una immagine falsata, ma che nulla sanno della storia della nostra terra.
Di questo passo la montagna sarà vissuta solo dai ricchi che recinteranno i boschi, trasformandoli nella loro “area pic-nic” protetta. Di questo passo il territorio rischia di essere un centro commerciale verde, di cui il deltaplano di Castelluccio non rappresenta che la sintesi perfetta. Noi vogliamo invece che gli Appennini, la spina dorsale di questo paese, rappresentino un’occasione per creare lavoro e sviluppo, nel rispetto della natura del territorio stesso.
Proponiamo che si dia inizio ad una grande opera di messa in sicurezza ambientale e sociale delle nostre montagne, partecipata con la popolazione locale.
Vogliamo difendere le storie di queste terre attraverso un massiccio piano d’investimenti pubblico che ridisegni il modello di sviluppo per quei territori. Parliamo di messa in sicurezza sismica di case e scuole, di ripristino e potenziamento della viabilità, di rigenerazione dei servizi, di tutela e promozione delle attività economiche specifiche della realtà territoriale.
Gli Appennini non appartengono a speculatori e politicanti, né a multinazionali rapaci che, incuranti delle rischiosità del territorio, danno il via ad opere invasive e inutili. Gli Appennini appartengono al popolo, e noi, con il popolo, li difenderemo.
Potere al Popolo - Umbria
Alfonso Fiorucci
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18/07/2021 18:25:23