Isabella Ferrari: Quando dividevo il letto con Monica Bellucci
Per anni ossessionata dall’aggressività maschile
Immaginare nello stesso letto Isabella Ferrari e Monica Bellucci, due tra le attrici italiani più affascinanti, potrebbe essere il sogno di tanti. Ed è stata proprio Isabella, che nella sua lunga carriera ha collaborato con registi come Scola, Sorrentino e Özpetek, in opere che hanno segnato la storia del cinema italiano, a raccontare di quel periodo, a Parigi, in cui cucinavano a turno e dormivano insieme. In una lunga intervista al Corriere della Sera ha raccontato: “Il mio primo amore è stato un ragazzo calabrese in Liguria, al mare d’estate. Giuseppe. – ha detto – Il mio compito era di andare a comprare il pane e lui faceva il panettiere. Ero bella, voluta, desiderata. E allo stesso tempo, piu tardi, tradita brutalmente. A 25 anni, dopo una delusione d’amore, andai a vivere a Parigi da Monica Bellucci, in una piccola casa che era di Ugo Tognazzi. Ero stata lasciata da un ragazzo e sono andata in un altro luogo. Monica ed io dormivamo nello stesso letto”.
L’analisi, la pittura, il sodalizio con Monica Bellucci
Ferrari ricorda con affetto quel periodo: “La mattina lei si alzava sempre bellissima e con un cappuccino e una sigaretta si metteva al telefono, io scendevo in strada con le monetine e chiamavo l’analista. Siamo simili, anche Monica ha il senso profondo delle radici ed e legata alla sua terra. Eravamo in momenti diversi della vita. Non abbiamo mai litigato. A Parigi mi sono allontanata dalla fantasia di mia madre per il successo e ho cominciato a dipingere da autodidatta”.
Successi e rimpianti
Isabella Ferrari ha avuto un successo travolgente a 17 anni con Sapore di mare. Per tutti era Selvaggia del film di Carlo Vanzina e quell’etichetta l’è rimasta attaccata per un po’ ma nella sua carriera ci sono state scelte indovinate e altre che hanno alimentato ripianti: “Ne ho molti, perche ho vissuto molto. Mi chiede se non aver mai vinto il David di Donatello lo e? Si, lo e. Sono stata candidata tre volte, cosa posso dire, forse non me lo sono meritato. Ho sofferto molto dopo Un mondo perfetto di Ozpetek, che a Venezia mi aveva dato il premio Pasinetti dei critici. Oggi sono tranquilla e in pace con me stessa. Ho fatto tanti film sbagliati, tre erano proprio una sola, come si dice a Roma”.
Poco ma buono
Tra le scelte felici quella di accettare la proposta di Paolo Sorrentino: «Nella Grande bellezza mi ha dato un piccolo ruolo che all’inizio non volevo accettare. Sarebbe stato un grande errore. Ci sono battute che valgono un intero film, ed è la grandezza del cinema. Penso a quando Toni Servillo come Jep Gambardella mi chiede: che lavoro fai? E io rispondo: sono ricca. Ho conosciuto persone in America che ricordano a memoria quella scena».
Testimonial L’Oréal a 60 anni
Oggi, a 60 anni, è così bella da diventare il volto di L’Oréal nel mondo. «Sono stata attenta a non invadere il mio viso di cose che non conoscevo, di cui non sapevo la provenienza. Ho rischiato molto nella mia vita ma non in questo senso. Ho fatto qualcosa alle labbra, a 30 anni, da una estetista, neanche un chirurgo, e non ne avevo nemmeno bisogno. È stata una cosa che mi ha ferito, mi ha fatto star male. Ma sono riuscita a tornare indietro e togliere tutto…Oggi sono lusingata di essere il volto di L’Oréal, perché il concetto che vogliono far passare è che una donna vale a 30, 50 e anche a 60 anni. Ricordo quando ne avevo 45 e la mia agente mi diceva: per questo film vogliono una più giovane. Ma sulla dittatura del corpo molti passi avanti sono stati fatti».
Isabella Ferrari come Demi Moore
Il pensiero va alla collega americana Demi Moore che nel film «The Substance» tratta proprio il tema delle donne “a scadenza” e che con il ruolo dell’ex stella offuscata dall’avanzare dell’età, ha avuto il riscatto a 62 anni. «Ha detto di essere stata a lungo considerata un’attrice da pop corn. Anch’io non ero considerata brava. Dopo Sapore di mare, Marco Tullio Giordana mi fece tagliare i capelli, corti e neri: Appuntamento a Liverpool era il mio ingresso nel cinema d’autore, ma venivo dalle commedie e al Festival di Venezia appena apparve il mio nome la gente fischiò. E sempre al Lido vinsi la Coppa Volpi per Romanzo di un giovane povero, pensa che Scola all’inizio non mi voleva, diceva che sembravo uscita da una copertina di Vogue». Ma tornando a Demi Moore che in The Substance «è una star a cui dicono sei troppo vecchia per essere una guru del fitness in tv. Sicuramente la parità tra uomini e donne nel mio lavoro è lontana, anche sul piano economico. E non dobbiamo fissarci troppo sui film di donne per le donne, bisogna uscire dalla retorica».
Nessuna vergogna dimostrarsi nuda
Per tanti Isabella Ferrari è stata soprattutto il suo corpo, del quale non ha mai avuto vergogna: «Quando feci E la chiamano estate di Paolo Franchi, non ho avuto alcuna ansia nel denudarmi e avere il mio sesso in primo piano. Ero madre di tre figli piccoli che erano in sala insieme con mia madre. Mi premiarono e mi fischiarono, alla Festa di Roma. Tornai a casa traumatizzata». Difficile per una donna abituata a essere sempre molto corteggiata: «Mi piace esserlo, è quello che gli spagnoli definiscono amor de pelicula. Spesso si innesca una passione sublimata col regista che finisce quando finiscono le riprese. Ma sono stata ossessionata dall’essere maschile e dall’aggressività, che non è corteggiamento. Con Carmelo Bene mi fermai sulla soglia della sua casa, percepii la pericolosità di chi pretende. E poi un produttore, anche noi abbiamo avuto i nostri Weinstein, scappai, uscii sulla Tiburtina e non sapevo nemmeno se andare a destra o a sinistra, chiamai un taxi... Ricordo tante notti insonni a rimuginare quella roba lì».
Foto Ansa
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