Fred, l’osteopata con i cerchi olimpici: Tokyo 2020 e Parigi 2024
Affermato osteopata, psicologo e massofisioterapista della nazionale italiana di ciclismo
Dall’Alta Valle del Tevere, seppure da qualche anno sia residente nel Comune di Sansepolcro, fino ai più importanti palcoscenici sportivi del mondo tra cui i giochi olimpici. Non c’è sicuramente bisogno di troppe presentazioni poiché la figura di Federico, per tutti ‘Fred’, Morini è ben conosciuta: oggi è un affermato osteopata, psicologo e massofisioterapista della nazionale italiana di ciclismo – in particolare della pista e del femminile – seppure è stato un ex ciclista professionista e pure ex paraplegico – così lui stesso di definisce – poiché oggi è di fatto un atleta accanto agli atleti. Oramai da qualche settimana è tornato in Valtiberina, dopo l’importante e vittoriosa parentesi alle Olimpiadi di Parigi 2024 seppure in quelle precedenti, ovvero Tokyo 2020 nonostante siano andate in scena l’anno successivo, Fred è tornato a casa con la medaglia d’oro che espone con orgoglio all’interno del proprio studio biturgense. La storia di Fred, giusto per ripercorre le tappe salienti nonostante la sua ancora giovane età, è fin troppo complessa ma anche conosciuta che lui stesso ha racchiuso – almeno in parte – all’interno delle pagine di un libro. Da atleta Fred si è ritrovato ad essere paraplegico non una, bensì due volte, per un brutto scherzo del destino. E successivamente poi per una spiacevole diagnosi allo stomaco, anche malato oncologico. Nonostante tutto comunque non ha mai mollato, ha continuato a crederci e studiato diventando un professionista sanitario. Fondamentale per poter guarire la sua mente e il suo corpo, per essere poi più preparato per approcciare e affrontare tutte quelle sfide che la vita gli riserverà al meglio delle sue forse e delle sue possibilità.
QUANTA EMOZIONE PER ‘FRED’
Vederle in televisione è già un’emozione incredibile, non osiamo immaginare chi le ha vissute in prima persona. Per Fred Morini, dopo la medaglia d’oro a Tokyo 2020 (seppure disputate l’anno seguente) c’è stato il bis anche tre anni dopo con Parigi 2024. Emozioni comuni, quelle di vivere appunto l’Olimpiade, ma anche differenze sostanziali. “Sicuramente! Le emozioni comuni sono ovviamente le due medaglie d’oro: il quartetto a Tokyo non da favoriti, ma potenziali protagonisti, così come a Parigi con la ‘Madison’ donne; anche in quel caso sapevamo che non erano le favorite assolute ma al tempo stesso convinti che avrebbero potuto ben figurare. Poi aggiungo la medaglia di Elia Viviani e Simone Consonni perché con loro ho un rapporto speciale e vedere il capitano rivincere ancora una medaglia alla sua quarta olimpiade, non più da giovanissimo assieme al più ‘uomo squadra’ di tutti, Simone Consonni, è stato davvero fenomenale. L’emozione più forte, però, è quella di vivere l’atmosfera olimpica: vi assicuro che se non si prova nella propria pelle, poi è difficile da spiegare”. Già l’Olimpiade, di fatto la principale competizione sportiva al mondo: momento nel quale gli atleti dei cinque continenti si confrontano tra di loro nelle varie discipline. Ma come si prepara una Olimpiade? “È sicuramente il frutto di anni di lavoro, di decine di settimane da vivere tutti assieme lontano da casa, dove dominano i sacrifici, l’unione, allenamenti estenuanti, giornate di lavoro infinite anche per noi dello staff; conoscendo bene l’obiettivo, però, lo facciamo tutti assieme con entusiasmo e determinazione. Diciamo con grande unione e comunicazione vincente”. Dedizione ed impegno, sono sicuramente queste le parole chiave a cui si aggiunge anche un pizzico di fortuna che nella vita non guasta mai. Parliamo di professionismo che tradotto in pratica significa lavoro. Ma dietro ad ogni successo c’è uno staff pronto, il quale custodisce anche dei segreti che possono poi portare a quella che si chiama vittoria o successo. Meglio ancora di obiettivo raggiunto. “Oltre alla preparazione fisica, serve una preparazione psicologica altrettanto notevole. Perché prima di arrivare a vincere quasi sempre si perde e a volte anche più di una volta prima di arrivare a primeggiare. Se non si riesce a mantenere disciplina ed equilibrio mentale al fine di mantenere la motivazione alta e accettare la sconfitta, è facile fallire ancora prima di fare l’impresa. Oltre ad una buona dose di fortuna, sempre utile”. Ma c’è anche il successo, tanto successo che ti porta poi a vivere emozioni uniche come quella di indossare al collo la medaglia olimpica; medaglia che Fred conserva gelosamente nel proprio studio di Sansepolcro ed è quella vinta a Tokyo 2020 con il quartetto in pista. “Se parliamo di emozioni credo proprio che non ci si abitua mai a vincere una medaglia olimpica. A Tokyo pensavo di aver toccato il cielo con un dito dopo l’oro del quartetto, ma qualche giorno più tardi ero di nuovo allo stesso stato emotivo con il bronzo di Viviani. A Parigi addirittura 3 su pista e 1 a cronometro: peccato per Filippo Ganna a causa della pioggia, l’unico giorno nel corso delle Olimpiadi, altrimenti su quel tracciato poteva battere Remco Evenepoel; ho pianto in due occasioni e ci sono andato vicinissimo le altre due”.
FRED, PROFESSIONE OSTEOPATA… MA NON SOLO
Come ha detto Fred stesso, una gara qualunque essa sia prima di arrivare alla vittoria, si deve affrontare la sconfitta e talvolta più di una. Necessario è sicuramente affrontarla, sempre nel migliore dei modi. “Occorre accettare, capire se potevamo fare meglio, perché non lo si è fatto e rimettersi in discussione da subito. Rispettando sempre tutti gli avversari, ma senza avere paura degli stessi. Perché ogni gara ha una sua storia e a volte si può vincere aggiungendo qualcosa a livello psicologico rispetto al fisico - le gambe nel nostro caso - non così performanti in quel momento specifico. Il mio ruolo è quello di responsabile dell’area sanitaria fisioterapica e osteopatica. Da oltre 8 anni faccio parte del gruppo della Nazionale Italiana di Ciclismo, principalmente della pista con commissario tecnico Marco Villa perché è una vera e propria squadra con un calendario che va da gennaio a dicembre tra coppe del mondo, europei, mondiale e olimpiadi ogni 4 anni; più alcune trasferte le faccio anche il con il gruppo strada del CT Cassani prima e del nostro aretino Daniele Bennati oggi”. Responsabile sì, ma alla fine in che fase del pre, post o gara stessa entra in gioco la tua figura? “Spesso direi! Dal risveglio con sedute ad hoc per l’attivazione muscolare, al pre gara con trattamenti osteopatici viscerali e strutturali per prepararsi poi a quella che sarà la performance. Ed infine nel post gara con interventi più fisioterapici con l’impiego di elettromedicali, oltre al trattamento manuale con massaggio sportivo. Vi faccio qualche esempio. A Parigi, così come a Tokyo, iniziavamo alle 7.30 – 8.00 per finire quasi sempre attorno alla mezzanotte”.
IL LEGAME CON LA NAZIONALE
“Il mio legame con la Nazionale Italiana di Ciclismo è nato grazie ad un collega che era già alla corte di Marco Villa e che mi chiese di fare un’esperienza. Ci conoscevamo già tutti, Villa compreso, e gli avrebbe fatto piacere se fossi andato almeno qualche volta; poi dopo poco tempo Ganna, assieme agli altri ragazzi del quartetto - Milan, Consonni e Lamon - hanno fatto il resto. Sono i corridori a scegliere, sempre. Dalla fine della scorsa stagione, poi, mi è stato dato così come al CT Villa anche il gruppo femminile”. Il messaggio che passa in tv è piuttosto chiaro, quello di una grande famiglia. È così anche nella realtà? Lo chiediamo sempre a Fred Morini. “Assolutamente sì e come ogni famiglia abbiamo momenti difficili e momenti belli che ci stanno legando sempre di più. Lo dimostra il fatto che spesso ci frequentiamo anche con le famiglie quando lontani dalle competizioni. A Parigi tutti sapevano che mia moglie e i figli sarebbero venuti, avevano organizzato tutto alle mie spalle, l’unico a non saperlo ero io, la sera prima della qualifica del quartetto”.
OCCHIOLINO A LOS ANGELES 2028
Si arriva alla Nazionale non certamente per caso, bensì occorre guadagnarsi la maglia azzurra sul campo superando con impegno e dedizione vari ostacoli ma al tempo stesso garantendosi aggiornamenti continui. “Questo è fondamentale, penso di spendere più in aggiornamenti che in vestiti. Di aggiornamenti in presenza, come all’interno di spogliatoi da colleghi in Premier League in Inghilterra - a breve farò un nuovo viaggio per andare ad imparare dell’altro - oppure in Australia dove vado di tanto in tanto perché il settore della fisioterapia sportiva in particolare, vedi nel rugby, ha come si dice ‘una marcia in più’ per approccio e tecniche. A gennaio, per esempio, volerò a Melbourne e in altre due città da colleghi oramai amici. Piace studiare e per esempio prima di tornare da Parigi mi sono dedicato un’ora a me stesso, in aeroporto da solo in un angolo, per seguire una parte di un corso di aggiornamento di un’Università America. Mi piace sapere e pensare di voler diventare veramente bravo nel mio settore con le mani così come con la mente: ho studiato psicologia proprio per questo”. Ma Fred Morini è pronto anche per Los Angeles 2028? “Questo non lo so, dipende da tanti fattori: intanto godiamoci Parigi, arriviamo poi alla fine di ottobre con la chiusura della stagione dopo i mondiali e poi forse ci siederemo a parlare e a capire cosa potrà essere del futuro”.
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