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A Firenze un’esposizione permanente su Elìa Volpi

Palazzo Davanzati dedica due sale al grande tifernate

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Lo scorso settembre si è concluso un importante lavoro di riallestimento del museo di Palazzo Davanzati a Firenze, con un investimento di 590.000 euro su progetto dell’arch. Lorenzo Greppi e impianto museologico di Daniele Rapino. I lavori hanno, fra l’altro, spostato al quarto piano la mostra dei merletti e degli altri elaborati tessili, liberando due salette che sono state dedicate all’antiquario Elia Volpi; lui ci accoglie con una grande foto del 1910 con lo sguardo compiaciuto e insieme cordiale, mentre sullo sfondo si intravede l’immagine della foto di gruppo per l’inaugurazione del Palazzo restaurato e arredato il 24 aprile 1910. La mostra è stata realizzata utilizzando parte delle consistenti donazioni degli eredi della primogenita Maria Volpi e del marito Gennaro Mungai nonché altre donazioni dell’antiquario Alberto Bruschi, recentemente scomparso, della terza figlia Marina, di suo marito Mario Vannini Parenti e dei loro eredi, da cui proviene una serie di filmini amatoriali proiettati in continuo. Questi ultimi ritraggono Elia Volpi nell’ambiente familiare contornato dalla moglie Pia Lori, dalle quattro figlie Maria, Margherita, Marina e Matilde e dai nipotini che intrattiene da nonno affettuoso.

Le pellicole sono girate nella fattoria di Celle (Pistoia), che Volpi venderà nel dicembre 1929 per contribuire all’integrale saldo dei debiti con i clienti americani dopo lo “scandalo Dossena” di cui fu vittima e non complice. Altre immagini scorrono nella villa di Monteripaldi a Firenze, intestata alla moglie, dove visse fino alla morte nel 1938, e nella fattoria di Coiano in Comune di Castelfiorentino e Montaione, acquistata nel 1924 e intestata a tre figlie. Anche qui trascorse gli ultimi anni, arricchendo la villa padronale con opere quali l’affresco del Quattrocento umbro staccato e da lui restaurato del cosiddetto “Maestro della Crocifissione Volpi”, che dipinse anche un’opera ora conservata nel museo del Duomo di Città di Castello. Tornando alle “salette Volpi”, troviamo documenti e immagini del restauro di Palazzo Davanzati, foto familiari e di opere d’arte passate attraverso l’attività dell’antiquario, disegni, pitture e oggetti che danno un’idea, sia pure appenna accennata, del mondo che il tifernate, partendo dalla bottega del padre Simeone mastro falegname, aveva costruito per sé e i propri cari. Dal porta tovagliolo di raso rosso con ricamate le grandi iniziali gialle EV, a una parte del completo da scrivania d’argento regalato alla moglie Pia Lori nel 1917 per i 25 anni di matrimonio e che lui stesso utilizzava, come dimostrato da tracce su carte assorbenti conservate in un porta inserti (non esposto) fra cui un timbro recante l’indirizzo fiorentino e quello dello studio di New York al n.511 della quinta avenue. Splendido il completo da toilette in argento istoriato, avorio e cristallo lilla donato nel 1934 alla figlia Maria in occasione delle nozze con Gennaro Mungai, dove compare il monogramma MVM (Maria Volpi Mungai).

Fra i dipinti, oltre al coinvolgente ritratto di bambina del 1885 e all’affascinante ritratto della promessa sposa Pia Lori del 1890, è stata esposta per la prima volta la tela raffigurante l’aneddotto riportato nelle Vite del Vasari con Donatello che lascia cadere le uova per la meraviglia di fronte al Crocifisso del Brunelleschi. Sono esposti alcuni disegni giovanili, fra questi la rappresentazione di un giovane in abiti d’epoca rinascimentale, ritenuta disegno preparatorio per la figura di Raffaello Sanzio illustrata nel dipinto, realizzato da Elia Volpi e esposto per un mese a Città di Castello intorno al 1878, che raffigura l’artista mentre presenta a Francesco da Tiferno lo Sposalizio della Vergine. E’ curioso che tale disegno, compreso nella donazione Volpi-Mungai del 2014, fosse rimasto fino ad allora ignoto in quanto posto sul retro di un nudo conservato nella cornice originale e svelato al momento del restauro con il distacco del supporto. E’ esposta anche la pittura a olio su carta applicata su tela con il bozzetto del ventaglio per la Regina Margherita, donatole, unitamente a una pergamena dipinta dallo stesso Volpi con la firma di tutte le donatrici, dalle “signore fiorentine” il 18 maggio 1887, in margine alla lunga visita a Firenze incentrata sull’inaugurazione della facciata del Duomo del 12 maggio. Come riporta La Nazione del 20 maggio, “La Regina si mostrò soddisfattissima, domandò il nome dell’autore e ringraziò sentitamente...”. Campeggia a fine mostra uno dei libri dei visitatori di Palazzo Davanzati, dove accanto alle firme dei sovrani si trovano quelle di collezionisti americani, critici d’arte, politici e personaggi della cultura come Thomas Mann e Sibilla Aleramo.

Pur nella limitatezza dello spazio, la mostra permanente rende onore a un uomo che, insieme al suo maestro Stefano Bardini anche lui alto-valtiberino di Pieve S. Stefano, ha rappresentato l’apice dell’antiquariato italiano nel mondo, e al quale si deve, fra l’altro, la salvaguardia e il restauro di Palazzo Davanzati, non soltanto “mercante d’arte”, ma profondo conoscitore, dedito allo studio delle opere con un moderno utilizzo analitico delle immagini fotografiche di cui rimane ampia documentazione nei fondi donati al Kunsthistorischen Institut di Firenze e allo stesso Museo Davanzati. Viene da chiedersi quando la Pinacoteca di Palazzo Vitelli della Cannoniera vorrà dedicare una mostra a Elia Volpi, pittore, restauratore, antiquario, dopo il timido tributo del 2006 durante “Arte in Umbria nell’Ottocento”. Sarebbe l’occasione per un’esposizione il più possibile completa di pitture e disegni, in gran parte ancora nelle collezioni degli eredi delle figlie, completata da documenti scritti e fotografici, da oggetti personali e familiari e da un adeguato profilo dell’antiquario che rivoluzionò la prassi del proprio mestiere.

Simone Borchi

Redazione
© Riproduzione riservata
20/01/2023 09:04:50


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