Economia L'Esperto

Vogliono sapere tutto. Il Fisco prepara l'arma finale

Scenderà in campo l'intelligenza artificiale per stanare tutte le situazioni di evasione fiscale

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Si fanno sempre più scarse le possibilità che il Fisco, ovvero l'Agenzia delle Entrate, in futuro possa farsi sfuggire qualcosa: scende in campo l'intelligenza artificale che, sotto varie modalità e forme, farà in modo di stanare gli evasori e chi è in arretrato o non ha mai pagato le somme dovute.

Le nuove armi del Fisco

Come abbiamo trattato con questo approfondimento in cui abbiamo chiesto il parere dell'avvocato Massimo Leonardi, la prima cartuccia che l'Agenzia utilizzerà e che racchiude anche le altre di cui andremo a parlare, riguarda l'intelligenza artificiale, un ramo dell’informatica che permette la programmazione e progettazione di sistemi sia hardware che software che permettono di dotare le macchine di determinate caratteristiche che vengono considerate tipicamente umane quali, ad esempio, le percezioni visive, spazio-temporali e decisionali. Oltre a questa c'è il machine learning, cioè lo studio di algoritmi informatici che costruiscono un modello basato su dati campione noti come "dati di addestramento", al fine di effettuare previsioni o decisioni senza essere esplicitamente programmati per farlo. Come se non bastasse, un'altra rivoluzione tecnologica è rappresentata dal text mining, noto anche come text data mining, simile all'analisi del testo, è il processo di derivazione di informazioni di alta qualità dal testo. "È la famosa intercettazione del contribuente attraverso il social network, quindi attraverso qualsiasi informazione esterna dalla quale si può risalire ad alcune informazioni - ci ha detto il commercialista - Quest’attività viene già svolta in Francia e riporto il famoso esempio della barca: se il contribuente che ha 30mila euro di reddito va in giro a Montecarlo con la barca, viene intercettato anche tramite i social”.

Spunta lo spettro dello "spesometro"

Il Recovery plan italiano che ammonterà complessivamente a 248 miliardi di euro, dà l’esigenza che questo denaro sia il più possibile “salvaguardato”. ”Ti dò 248 miliardi ma tu mi attui i sistemi di anti-evasione, perché non è che poi un terzo di questi ne beneficia l’evasione fiscale”, ci ha spiegato Leonardi. Il tema è questo: “È un intervento legislativo che ci richiede l’Ue a fronte del Recovery, parte tutto da lì”, aggiunge Leonardi. Il problema vero, però, è che gli algoritmi in Italia sono già stati implementati con lo spesometro, una delle comunicazioni che i soggetti passivi dell'imposta sul valore aggiunto (Iva) devono presentare ogni anno all'Agenzia delle entrate. Adesso, però, potranno diventare molto più invasivi. "Addirittura si paventa, ed è inquietante, un sistema di accertamento dei redditi sulla persona: questo accertamento, di norma, è svolto da un funzionario, quindi una persona fisica. Si paventa, invece, che quest’attività possa essere svolta in forma automatizzata: attraverso un algoritmo e l’input dei dati della fatturazione elettronica, il Fisco sarebbe in grado di far uscire un avviso di accertamento, o comunque una contestazione automatizzata, da cui scaturisce tutto il problema giurisprudenziale a cui il Consiglio di Stato con la sentenza 881 del 2020 ha messo subito un freno”, ci dice l'avvocato Leonardi.

Cosa cambia per le partite Iva

Per combattere l'evasione fiscale, il progetto tecnologico più innovativo in Italia riguarda la digitalizzazione dei processi rilevanti ai fini Iva (qui un nostro pezzo): ciò significa sfruttare il flusso di dati per “potenziare le proprie attività di analisi del rischio e controllo”, ma anche per offrire servizi che semplifichino gli adempimenti. Un algoritmo interverrà a regolare la giustizia tributaria e le norme antievasione. Il via libera, come riporta Il Sole 24 Ore, giunge da piano Next Generation Eu, che agli investimenti digitali dedica un quinto del suo budget. La tecnologia avrà sempre più spazio, anche nelle minime operazioni giornaliere, seppure su questo tema si continua a discutere. Solo a titolo informativo, ricordiamo che il patrimonio informatico italiano relativo al Fisco è enorme: 2 miliardi di fatture elettroniche, 42 milioni di dichiarazioni, 197 milioni di versamenti F24, oltre ai dati esterni, come i 400 milioni di rapporti finanziari attivi, i 991 milioni di dati per la precompilata relativi a spese mediche, contributi e assicurazioni.

Piano anti-evasione nel Pnrr

"L'algoritmo servirà a far dialogare le 161 banche dati di cui ha già parlato il Giornale - spiega Antonio Gigliotti del Centro Studi Fiscal Focus - che attraverso la manipolazione di questi dati dovrebbero individuare in automatico i soggetti che hanno un comportamento rischioso. "Ma ci sono anche degli aspetti positivi - dice al Giornale il tributarista Gianluca Timpone - perché finalmente al contribuente non saranno più richieste le informazioni di cui lo Stato è già in possesso".

"Il Fisco non dev'essere né amico né nemico"

Per il direttore dell'Agenzia delle Entrate e presidente dell'Agenzia delle Entrate-Riscossione, Ernesto Maria Ruffini, il Fisco deve essere "equo ed efficiente". "Né amico, né nemico", insomma. Come abbiamo scritto recentemente (clicca qui), per quanto riguarda la situazione attuale, il capo dell'Agenzia delle Entrate ha affermato che la caccia agli evasori può trasformarsi in una importante opportunità per il Paese. "Abbiamo una grande risorsa che potrebbe essere utile a tutti noi", ha infatti dichiarato Ruffini, "mi riferisco alla montagna di evasione fiscale che se recuperata potrebbe essere messa a disposizione di un progetto comune e per far ripartire il motore del Paese, perché con poca benzina non si può andare lontano", sottolineando come negli ultimi anni la digitalizzazione ha permesso significativi passi avanti e il patrimonio di dati e informazioni di cui disponiamo consentirebbe risultati ancora maggiori, "ma se non siamo autorizzati a utilizzarli, la lotta all’evasione fiscale avrà sempre le armi spuntate: è come avere un bolide ma tenerlo parcheggiato in garage".

"Scarsi risultati anti-evasione"

A fornire un assist al Fisco ci ha pensato anche la Corte dei Conti che, nella Relazione sul Rendiconto generale dello Stato, ha lamentato che i risultati sull'evasione fiscale condotti finora sono al di sotto delle aspettative e anzi "incoerenti" con la dimensione del sommerso perché gli strumenti a disposizione dell'amministrazione finanziari sono ancora del tutto inadeguati. Come riporta Il Tempo, per la Corte dei Conti serve "una strategia coordinata e costante di contenimento dell'evasione basata sull'uso delle moderne tecnologie informatiche e telematiche, sull'ampliamento dei pagamenti tracciati, sull'applicazione della ritenuta d'acconto e sull'azione di supporto all'adempimento e di controllo svolta dall'Amministrazione fiscale", tutto ciò di cui abbiamo parlato all'inizio e che l'Agenzia delle Entrate si sta prodigando per attuare. Le nuove disposizioni, infatti, consentirebbero l'utilizzazione dei dati finanziari per "l'effettuazione sistematica di analisi di rischio al fine di far emergere posizioni da sottoporre a controllo e incentivare l'adempimento spontaneo". Non si scappa: tracciare la vita dei cittadini e instaurare una versione soft dello stato di polizia fiscale è un concetto che continua a girare nella mente dell'amministrazione pubblica.

I numeri che testimoniano il flop

Il numero di accertamenti ordinari realizzati dall'Agenzia delle entrate nel 2020 (quasi 129 mila, dei quali 76 mila circa solo protocollati e non ancora notificati) presenta una flessione del 51,8% rispetto agli oltre 267mila accertamenti ordinari realizzati nell'anno precedente. Numero quest'ultimo a sua volta ben lontano dai livelli pre 2016 (in media poco più di 310 mila accertamenti all'anno). Non è andata meglio per le Fiamme gialle che nel 2020 hanno visto ridurre verifiche e controlli da 107.426 a 42.692 (-60,3%), mentre il numero dei “controlli strumentali” ha subito anch'esso un notevole decremento, passando da 527.727 a 322.112 (-39%). Come riporta ItaliaOggi, nel settore delle imposte dirette e dell'Iva c'è stato un calo complessivo del 39,7% rispetto all'anno precedente e del 34,3% in materia di Iva (da 5.301,0 milioni nel 2019 a 3.483,1 milioni nel 2020). È per questo che la Corte dei Conti è intervenuta, per far sì che l'efficacia e l'efficienza dei controlli fiscali torni ad aumentare: con tutto quello che abbiamo descritto ad inizio del pezzo, però, ci sarà da mettersi le mani nei capelli.

Notizia e foto tratte da Il Giornale
© Riproduzione riservata
26/06/2021 15:21:25


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