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Strage di Quargnento, la sentenza: trent’anni di carcere

Lo scoppio del loro cascinale provocato per intascare i soldi dell’assicurazione

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La Corte d’Assise, presieduta da Maria Teresa Guaschino, che doveva giudicare sulla strage di Quargnento, riunitasi stamattina 8 febbraio, ha condannato a  i coniugi Gianni Vincenti e Antonella Patrucco a trent’anni ciascuno. In aula era presente uno solo dei due imputati, Gianni Vincenti, reo confesso. Ha rinunciato a presentarsi la moglie, Antonella Patrucco. Entrambi erano accusati di omicidio volontario plurimo con dolo eventuale per la morte di tre vigili del fuoco.

Le prime reazioni

La mamma di uno dei vigili del fuoco morti, Anna Dapice, madre di Marco Triches: «Dopo tanta sofferenza, ‘sti ragazzi hanno dato la vita... Speriamo se li facciano tutti». Maria Stella Ielo,  mamma di Antonino Candido: «Noi l’ergastolo lo abbiamo avuto». Fuori dal tribunale c’è stato come sempre il presidio dei vigili del fuoco che hanno abbracciato i parenti delle tre vittime della strage. Su uno striscione stava scritto «Salviamo la vita agli altri, il resto conta poco! Ergastolo!». «Se io salgo in macchina dopo aver bevuto, so a cosa vado incontro. Dico solo questo». Per la madre di Triches, Anna Dapice, c’era solo una sentenza possibile, vicino a lei un’altra madre, quella di Antonino Candido, che in silenzio e in lacrime annuiva. Chiedevano l'ergastolo per gli imputati i vigili del fuoco che, fuori dal tribunale di Alessandria, erano ancora una volta  in presidio. La sagoma di un vigile del fuoco pugnalato alle spalle e con la scritta «non siamo ''imprudenti'' siamo vigili del fuoco». A reggerla Giovanni Maccarino responsabile Uds di Alessandria. 

«Quello che ci preme di più, oggi, è che la sentenza scagioni senza equivoci l'operato dei vigili del fuoco, e in particolare del caposquadra Giuliano Dodero. Altrimenti sarebbe una seconda pugnalata», diceva Giovanni Maccarino, del Consiglio nazionale Usb, poche ore prima della sentenza.

Il riferimento era alla tesi della difesa, secondo cui i vigili del fuoco non dovevano entrare nella cascina. «Non c'era nessuno da salvare in quella cascina, non c'era niente e quindi non c'era dovere di sicurezza», ha detto nel corso del processo l'avvocato Lorenzo Repetti, difensore di Gianni Vincenti. «Dobbiamo accertare - aveva aggiunto - se il caposquadra ha dato l'ordine corretto, pur restando ferme le responsabilità enormi di Vincenti. Che però sono colpose».

Se questa testi dovesse passare, «dovremmo rivedere le nostre procedure a livello nazionale», aggiungeva Maccarino. 

Tutto ciò fotografava il clima al tribunale di Alessandria in attesa della sentenza per l'esplosione della cascina di Quargnento, in provincia di Alessandria, avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 novembre 2019, dove morirono tre vigili del fuoco. Il proprietario della cascina Giovanni Vincenti e la moglie Antonella Patrucco dovevano rispondere di omicidio plurimo aggravato e per loro il pm Enrico Cieri ha chiesto la condanna a 30 anni.

Matteo Gastaldo, 46 anni, Marco Triches, 38 anni ed Antonio Candido, 32 anni, facevano parte della squadra dei vigili del fuoco accorsa, dopo un'esplosione, in una cascinale a Quargnento, nelle campagne dell'alessandrino. Giunti sul posto avevano allertato il proprietario dell'immobile, Giovanni Vincenti ma, una successiva esplosione, aveva provocato la morte dei tre pompieri ed il ferimento di un carabiniere ed altri due vigili del fuoco.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
08/02/2021 19:36:00


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