Il nuovo ospedale di Juba nel nome di Carlo Spini e Gabriella Viciani

Si chiamerà "Three Angels health center" per ricordare anche Matteo Ravasio
In attesa degli sviluppi relativi al ritorno delle spoglie in Italia, c’è una certezza: l’ospedale di Juba, capitale del Sudan del Sud con oltre 370mila abitanti, sarà intitolato alle tre persone dell’associazione “Africa Tremila” che hanno perso la vita nel tragico incidente aereo del 10 marzo scorso, quando il Boeing 737 Max 8 dell’Ethiopian Airlines si è schiantato al suolo dopo essere appena decollato da Addis Abeba. Due di esse – come noto – vivevano a Sansepolcro: il dottor Carlo Spini e la moglie Gabriella Viciani, entrambi di 76 anni, lui presidente e lei consigliere dell’associazione; la terza vittima, il 52enne Matteo Ravasio di Bergamo, era il tesoriere della onlus, legata alla locale Confartigianato Imprese e che ha sede nella città lombarda. Invece di “Sant’Ursula health center”, la struttura sanitaria prenderà la denominazione di “Three Angels health center”, ovvero il “centro salute dei tre angeli”, in memoria di questi volontari che tanto si sono adoperati per la sua realizzazione e che sono morti proprio quando l’ospedale era oramai in dirittura di arrivo. “Una intitolazione che ci riempie di orgoglio – ha detto Andrea Spini, figlio maggiore dei quattro che avevano il medico e l’infermiera in pensione – perché riconosce e legittima il ruolo dei nostri genitori e dell’altra persona morta, che hanno profuso con successo tutte le loro energie per dotare questa grande città di un ospedale nuovo e all’altezza della situazione”. Voi figli vi siete recati in questo plesso? “No, non ci siamo finora andati. A questo punto, aspetteremo quasi certamente la cerimonia di inaugurazione, prevista per la seconda metà di questo mese di giugno, anche se la data precisa è ancora da stabilire”. E sul fronte del riconoscimento dei corpi? “Il lavoro va avanti senza tregua, ma ancora senza risultati. Sarà un capitolo molto lungo”. Dunque “Three Angels”, proprio come il titolo di una canzone di Bob Dylan scritta quasi mezzo secolo fa, nel 1970. “L’ospedale è di fatto completo, a livello sia di struttura che di strumentazioni – ha detto Roberto Spagnolo, che di “Africa Tremila” è fondatore e presidente onorario – e dentro di noi c’è voglia di aprirlo quanto prima, nel ricordo dei tre amici e volontari deceduti. Assieme alle suore del posto, che poi lo gestiranno, si è deciso di dedicare l’ospedale a loro. La targa con il nome originario è andata distrutta con l’incidente aereo e quel giorno l’aveva portata con sé Matteo Ravasio”.
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