Salute & Benessere Medicina

Analisi del sangue: ecco quante volte dovresti farle all'anno

Sono uno strumento estremamente efficace per controllare il nostro stato di salute generale

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iamo d’accordo: sottoporsi alle analisi del sangue non è tra le cose più piacevoli. Eppure, come spesso accade, sono proprio le cose che meno ci piacciono ad essere le più importanti. È il caso degli esami del sangue: un passaggio obbligato quando si tratta di prendersi cura della propria salute

Perché è importante fare le analisi del sangue?

Le analisi ematiche sono utili per una serie di ragioni.

In primo luogo, ci forniscono indicazioni preziose sullo stato di salute del nostro corpo. Tramite un semplice prelievo di sangue, riescono a restituirci una panoramica delle sostanze che circolano nell’organismo e a valutare la funzionalità di determinati organi e apparati. Ci permettono così di identificare eventuali condizioni asintomatiche che altrimenti non potrebbero essere rilevate.

Gli esami del sangue hanno anche, quindi, un’importanza cruciale in termini di prevenzione. Rivelano segnali precoci di potenziali disturbi, consentendoci di intervenire per tempo prima che si aggravino e che si debbano affrontare situazioni più complesse.

Non solo. Nel caso di condizioni mediche già diagnosticate, gli esami del sangue permettono di monitorare nel tempo l’andamento e l’efficacia dei trattamenti seguiti e di apportare eventuali modifiche laddove necessario.

Ogni quanto farle?

Non c’è una regola fissa da rispettare. La frequenza con cui sottoporsi alle analisi del sangue è una decisione che dipende da diverse variabili e naturalmente dal parere del proprio medico curante, incaricato di prescriverle. Il medico di base può valutare infatti la situazione individuale di ciascun paziente sulla base delle sue caratteristiche ed esigenze particolari e indicare, di conseguenza, le tempistiche più adatte da seguire.

In linea generale, il punto di partenza è fare almeno un'analisi del sangue di routine all’anno. Si tratta di un margine temporale adeguato per mantenere una visione d’insieme delle condizioni di salute e per rintracciare potenziali problemi con il giusto anticipo. Perlomeno per quanto riguarda un soggetto sano.

Il discorso cambia in presenza di uno stato di salute meno florido. A chi soffre di patologie preesistenti o ha fattori di rischio noti, infatti, è raccomandato fare analisi del sangue più frequentemente per poter monitorare la situazione.

Un altro fattore da prendere in considerazione è l'età. Per esempio, nel caso di persone anziane, che sono generalmente più esposte a condizioni mediche croniche, può essere indicato ripetere le analisi del sangue con una maggiore frequenza; magari ogni sei o tre mesi o con cadenza ancor più ravvicinata, a seconda delle esigenze del singolo. Sottoporsi a dei check-up più ricorrenti è ideale, infatti, per tenere sotto controllo eventuali cambiamenti e per intervenire tempestivamente in caso di necessità.

Infine, va da sé che la frequenza del monitoraggio dei valori ematici potrebbe aumentare qualora si stia cercando di raggiungere specifici obiettivi di salute, come la perdita di peso o l’abbassamento dei livelli del colesterolo. In questi casi, è raccomandato fare dei controlli regolari per valutare i progressi e, se necessario, apportare correzioni al piano terapeutico.

Quali sono gli esami del sangue da fare per un check-up completo?

Ma quali sono i valori del sangue da controllare quando si vuole avere un quadro clinico generale? Procediamo con ordine.

Si comincia da un emocromo completo con formula e piastrine, che fornisce informazioni utili sul numero e sullo stato di salute delle cellule presenti nel sangue: il numero dei globuli rossi e il loro volume (ematocrito), i livelli di emoglobina, la quantità media di emoglobina, le percentuali delle tipologie di globuli bianchi (formula leucocitaria), la quantità e il volume delle piastrine e molto altro ancora.

È fondamentale poi testare il profilo lipidico, ovvero i valori di grassi nel sangue, essenziali per valutare il rischio di malattie cardiovascolari. Livelli alti di colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) possono indicare infatti un accumulo di placche nei vasi sanguigni e, dunque, una riduzione della fluidità del flusso ematico, con un rischio aumentato di aterosclerosi, infarto e ictus. A questo rischio predispongono anche quantità eccessive di trigliceridi.

Da non dimenticare la glicemia, ovvero la concentrazione di zuccheri nel sangue: quando è troppo alta, può segnalare l’insorgenza del diabete. E ancora la creatinemia, l’uricemia e l’azotemia per accertare il buon funzionamento dei reni. Per avere invece un bilancio dello stato del fegato, vanno indagate le transaminasi.

Ulteriori indicatori determinanti sono l’albumina, una proteina che rivela le condizioni di nutrizione del nostro corpo, e la ferritina, da cui è possibile dedurre eventuali carenze di ferro.

Per andare alla ricerca di eventuali infiammazioni – che potrebbero celare anomalie quali infezioni, tumori o malattie autoimmuni – l’indice da tenere sotto controllo è la VES (velocità di eritrosedimentazione).

Infine, volendo ottenere un quadro ancor più dettagliato, è possibile esaminare i valori degli elettroliti, come calcio, potassio, sodio e magnesio. Questi sali minerali hanno un ruolo centrale nell’assorbimento delle sostanze, nei meccanismi di depurazione dell’organismo, e nel mantenimento dell’equilibrio della pressione e dell’acidità del sangue.

Notizia e Foto tratte da Tiscali
© Riproduzione riservata
16/10/2023 20:40:26


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