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Minniti: "Il mio modello è stato oggetto di scherno ma resta senza dubbio valido"
Intervista al colonnello dei carabinieri in congedo che lo scorso anno è stato per 7 mesi il consulente per la sicurezza dell'amministrazione comunale di Sansepolcro
“Resto più che mai convinto della bontà del mio modello. Il problema è che le proposte operative messe sul tavolo, le stesse che a Sansepolcro mi dettero ragione 20 anni fa, sono state schernite, derise; quasi come se si trattasse delle idee di un esaltato e non di un qualcosa di scientificamente provato. Ma finchè non si conferirà un maggiore potere ai sindaci, questa situazione sarà destinata a permanere”. A distanza di oltre sette mesi dall’interruzione della collaborazione con il Comune di Sansepolcro, il colonnello Salvatore Minniti (nella foto) decide di parlare e di vuotare il sacco con la cortesia, ma anche con la determinazione, che lo contraddistingue. E tiene a precisare che con gli amministratori biturgensi il buon rapporto è rimasto tale. L’ufficiale in congedo dei Carabinieri ha rivestito da giugno al dicembre 2009 il ruolo di consulente per la sicurezza su espresso incarico conferito dalla municipalità biturgense e il rigetto di ciò che avrebbe voluto applicare suona per lui come un autentico boicottaggio, nonostante adoperi termini similari. L’indice del colonnello Minniti non è perciò puntato tanto sugli amministratori quanto sulle forze dell’ordine più in generale: lo si deduce implicitamente, perché l’ex comandante della Compagnia Carabinieri di Sansepolcro non cita espressamente alcun corpo fra quelli in divisa. “Le contravvenzioni stradali sono strumenti adoperati ai fini del controllo del territorio – spiega Minniti – per cui le forze di polizia non possono permettersi di discutere o meno la bontà della legge: debbono solo applicarla. Se ben ricordate, quando venni a Sansepolcro nell’89 le contravvenzioni erano 2000 all’anno; nei successivi dodici mesi salirono con una progressione iperbolica a 18000, ma questo divenne il risultato di un controllo più capillare, perché significava – prima ancora dell’elevazione delle multe – aver ispezionato una miriade di veicoli e persone e quindi una maggiore fiducia da parte dei cittadini. E il sottoscritto stava alla testa delle pattuglie a ogni ora, perché il comando si esercita non soltanto con i gradi, ma soprattutto con l’esempio dato. Ci sono quindi studi e statistiche dietro quella media di contravvenzioni che ha scatenato la sollevazione e mandato il vicesindaco in pasto al tg di Italia 1”. Qual è stato dunque il vero ostacolo da Lei incontrato? “In ultima analisi, una legislazione dotata di forza non sufficiente, nel senso che il sindaco può dare direttive ma alla fine chi deve applicarle ha la facoltà, che gli è conferita, di muoversi con una sostanziale autonomia. Mi dispiace soltanto per i cittadini onesti che si ritrovano a reclamare l’ordine pubblico in un luogo che, non essendo una città grande, non ha nemmeno carichi operativi particolari da prendere come giustificazione. Mi riferisco in questo caso alla presenza di ambulanti e “vu’ cumprà” che, come qualcuno ricorda, anni addietro erano spariti. Non è la politica ad avere la responsabilità dell’ordine pubblico, ma le istituzioni preposte alla sua tutela”. Rispetto a 20 anni fa, che cosa ha notato stavolta a Sansepolcro? “Che due diritti sanciti dalla Costituzione, quello della libertà di movimento e quello di poter lavorare in tranquillità, sono garantiti. Non lo è invece il terzo, quello di poter riposare dalle 23.00 in poi. Occorre perciò combattere le situazioni che arrecano disturbo e quindi attuare la mossa chiave di chiudere nel centro storico e urbano i pubblici esercizi dopo l’una di notte, vista l’impossibilità di avere dispositivi in grado di tutelare questo diritto. Dobbiamo di conseguenza scongiurare la ribellione dei cittadini. I miei metodi vennero elogiati dal parlamentare leghista Mario Borghezio, che nel ‘95 – attraverso una interrogazione – parlò di “modello da esportare” commentando i risultati ottenuti a Vasto sul fronte sia della sicurezza stradale che della criminalità. Qui, purtroppo – lo ripeto – la mia linea è stata oggetto di scherno”.
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