Scandalo ritmica, la denuncia della campionessa francese Moustafaeva
“È un mondo omertoso e malato, c’è bisogno di una rivoluzione”
«Prendo il coraggio a due mani perché non è facile parlarne, ma credo sia necessario perché ci sono cose che non sono normali nel mio sport. E credo sia arrivato il momento di cambiare le cose». A poche settimane dallo scandalo che ha travolto la Nazionale italiana di ginnastica ritmica guidata da Emanuela Maccarani, la medagliata campionessa francese di ginnastica ritmica e finalista delle Olimpiadi del 2016 Kséniya Moustafaeva ha deciso di denunciare le pressioni psicologiche a cui sono sottoposte le ginnaste. Così nel podcast Championnes du Monde, in una puntata dal titolo “La spirale infernale della ginnastica ritmica”, Moustafaeva racconta l’esperienza vissuta durante un allenamento in Russia, quando aveva 14 anni.
«Mi sto allenando e arriva una bravissima allenatrice della federazione russa, mi pizzica una gamba e mi dice: "perdi 4-5 chili altrimenti non ci stai più in palestra». Da quel momento, racconta Moustafaeva «non mangiavo, non bevevo e inoltre mi allenavo dalle sei alle otto ore al giorno». Il racconto poi continua e si sposta in Francia, dove dice che il sistema di violenze e di controllo resiste grazie all’omertà di tutti. «Nessuno dice niente e fino a che abbiamo le medaglie, tutti sono contenti. Solo che a pagarla sono le ginnaste e siamo noi, dopo, che dobbiamo ricostruire la nostra vita».
La denuncia è accompagnata dalla speranza che parlarne possa essere utile per introdurre nuove buone pratiche. «Se nessuno ne parla, non cambierà mai –continua la campionessa francese -. E se gli allenatori si mettessero un po' in discussione, non dico che si trasformerà in un mondo meraviglioso, ma sarebbe comunque un buon inizio. Il mio obiettivo è aiutare gli altri, soprattutto le bambine. E fargli capire che non è normale essere trattate così».
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