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Mille anni di memoria: tutte le iniziative dell'Archivio Diocesano di Sansepolcro

Il nuovo ciclo di conferenze prenderà il via giovedì 13 ottobre

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Proseguendo un’iniziativa avviata nell’anno 2019, e successivamente sospesa a motivo della pandemia, l’Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro ripropone il ciclo di conferenze “Incontri con la storia”. Il primo appuntamento è per giovedì 13 ottobre, alle ore 17.30, nel salone del Palazzo Vescovile, quando il prof. Nicolangelo D’Acunto, ordinario di storia medievale nell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, illustrerà il diploma inviato nell’anno 1022 dall’imperatore Federico II al monastero benedettino di Sansepolcro. Si tratta di un documento particolarmente importante sia per la storia del monastero, e del Borgo che sorse attorno ad esso, ma anche per l’archivio, dal momento che è il documento più antico tra quelli conservati. In quell’anno l’imperatore Enrico II – si tratta di sant’Enrico, noto anche per aver chiesto al papa di introdurre la recita del Credo nella celebrazione festiva della messa – inviò all’abate Roderico due privilegi, uno dei quali conserva in archivio, per confermargli le terre nel comitato di Città di Castello e concedergli nuovi possedimenti nella zona di Citerna. In entrambi i documenti ricorre la formula che ricorda come presso il monastero si prestino molti benefici ai malati e vengano compiuti molti miracoli a lode e onore del suo nome secondo quella profezia che dice: “il suo sepolcro sarà glorioso” (con evidente riferimento al titolo della chiesa abbaziale che poi diventerà il nome dell'odierna città). Il documento ci riporta alle origini stesse della città, sorta attorno al monastero del Santo Sepolcro a partire dagli inizi dell’XI secolo e gradualmente sviluppatasi prima come vicus (secc. XI/XII), poi come burgus (secc. XII/XIV), quindi come terra (secc. XIV/XV) e infine (1520) come civitas. La mutazione semantica evidenzia anche la crescita demografica, urbanistica e istituzionale della comunità di Sansepolcro, che con l’erezione della diocesi diventa il punto di riferimento per un’ampia zona dell’Appennino tosco-romagnolo.

 

Oggi le testimonianze di questa storia – attraverso le fasi di appartenenza alla diocesi di Città di Castello (fino al 1520), di esistenza come diocesi autonoma (dal 1520 al 1986) e di fusione con quelle di Arezzo e di Cortona (1986) – sono conservate nell’Archivio Storico Diocesano di Sansepolcro, riconosciuto dal Ministero per la Cultura quale archivio di interesse storico particolarmente importante nel 2019. I suoi scaffali, che sviluppano 324,40 metri lineari, conservano 2.385 buste e registri che contengono la memoria di cinque antiche istituzioni ecclesiastiche che tra medioevo ed età moderna estesero la loro giurisdizione su vasta parte dell’area centro-italiana compresa tra Toscana, Romagna e Umbria e che progressivamente confluirono in un’unica diocesi in vita fino al 1986: l’abbazia di Sansepolcro e le sue numerose dipendenze nelle diocesi di Città di Castello, Perugia e Assisi (secc. XI-XVI); l’abbazia di Bagno di Romagna (secc. XV-XVIII); l’abbazia di Sant’Ellero di Galeata (secc. XVI-XVIII); l’arcipretura di Sestino (secc. XVI-XVIII). Per tale motivo l’archivio riveste un interesse interregionale e si configura quale luogo privilegiato della conservazione della memoria dell’Appennino tosco-romagnolo. Aperto al pubblico due giorni alla settimana, l'Archivio registra annualmente circa 150 accessi di studiosi e ricercatori.

Redazione
© Riproduzione riservata
09/10/2022 11:31:32


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