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Meeting di Rimini, Draghi: “L’Italia è un grande paese, ce la farà con qualunque governo"

"Il suo posto è nella Nato, isolarci non è nel nostro interesse”

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Un lungo discorso, quasi un’ora. È stato il primo lungo discorso del premier Mario Draghi, oggi ospite al Meeting di Rimini dopo la pausa estiva. Ha sintetizzato il lavoro del suo governo, ma ha anche sottolineato un metodo, invitando «tutti ad andare a votare» e soprattutto sottolineando che «l’Italia è un grande paese e che ce la farà, qualunque sarà il governo e il suo colore politico». Tanti, poi, i temi trattati: dall’emergenza del gas alla crisi climatica, dalla guerra in Ucraina al collocamento del nostro Paese nell’Unione europea. E poi le sfide contro il Covid, la campagna vaccinale, le sottolineature contro chi spinge al «protezionismo e all’isolazionismo». 
La standing ovation
 «Grazie Mario, viva Draghi». Sono le parole con cui la gente in attesa ha accolto il presidente del Consiglio Mario Draghi al suo arrivo al meeting di CL. Draghi ha attraversato la sala centrale della fiera di Rimini, piena di persone che hanno segnato tutto il breve percorso con un continuo applauso.
Ad attenderlo, all'ingresso dei padiglioni, c'erano il presidente del Meeting Berhard Scholz, il sindaco di Rimini Sadegholvaad e il prefetto di Rimini Forlenza. Si tratta della terza volta che Mario Draghi partecipa al Meeting di Rimini. La prima nel 2009 quando era governatore della Banca d'Italia, la seconda nel 2020 a poca distanza dal termine del suo mandato come governatore della Bce e quest'anno come premier in carica per gli affari correnti.

 

Le parole del premier
Attesa per le parole del premier, dopo l’introduzione al suo intervento da parte del presidente del Meeting Berhard Scholz che ha ricordato la seconda volta del presidente del Consiglio al Meeting, nel 2020: «Si è impegnato per una Unione europea più forte, si è impegnato per la difesa delle sovranità e difesa dell’Ucraina. Durante il suo governo l’Italia ha ottenuto una reputazione meritata, il suo spazio internazionale, in mezzo ad una situazione geopolitica sempre più conflittuale. Le siamo grati per poter ascoltare le sue riflessioni qui al Meeting di Rimini». Poi dopo un lungo applauso ha preso la parola il premier dal palco. «Due brevi considerazioni – dice Draghi –, grazie per il calore di questo applauso, grazie per la vostra accoglienza. Ai giovani dico, siete la speranza della politica».
«Adesso come allora – riferendosi al 2020 – è il momento di guardare avanti con immaginazione e pragmatismo, per ragionare sul paese che siamo e vogliamo diventare. Ci troviamo in un momento estremamente complesso per l’Italia e l’Europa». L'ultima volta al meeting «eravamo in una fase acuta e dolorosa della pandemia e si provava a riflettere su come ricostruire», con la «necessità di sostenere famiglie e imprese. Dissi di tornare ad una crescita sostenibile», «parlai di debito buono e debito cattivo. Queste idee hanno ispirato il governo di unità nazionale". Lo dice il premier Mario Draghi al Meeting Cl. 
Il periodo della pandemia e le sfide legate alla crisi
«In pandemia parlai di crescita sostenibile, ha ispirato iol governo di unità nazionale». «Abbiamo gestito le emergenze che si sono presentate e abbiamo disegnato un paese più equo e moderno, ma molto resta da fare. Guidare l’Italia è un onore per cui sono grato al presidente Mattarella, alle forze politiche, agli italiani che mi hanno guidato con affetto. Mi auguro che chiunque avrà il privilegio di guidare il paese sarà ispirato da spirito repubblicano. L’Italia ce la farà anche questa volta».
L'Italia grande paese
«L'Italia è un grande paese che ha tutto quel che serve per affrontare le difficoltà». «Tra poche settimane gli italiani sceglieranno il nuovo parlamento. Vi invito tutti ad andare a votare». 
Il futuro e le crisi geopolitiche
Draghi cita le crisi legate alla guerra, alla siccità, ai cambiamenti climatici. «Tocca ai governi rassicurare i cittadini, con sfide concrete». Poi parlando dell’Italia: «Le decisioni che prendiamo oggi sono destinate a segnare a lungo il futuro dell’Italia».
Sulla scuola
«Scegliere di riaprire le scuole in presenza: ci davano degli irresponsabili. Noi avevamo valutato correttamente l’impatto delle vaccinazioni (che Draghi ha definito «uno sforzo imponente» ndr), ma il governo ha scelto con responsabilità».
Crisi energetica
«Abbiamo usato rapidità di azione, effettuato un cambio radicale della politica energetica in Italia. Gli effetti sono stati immediati. Lo scorso anno circa il 40% delle importazioni di gas è venuto dalla Russia, oggi è la metà». «Il governo italiano ha spinto molto per avere un tetto massimo del gas. Alcuni paesi europei si oppongono perché temono che Mosca possa chiudere le forniture, ma gli eventi hanno evidenziato che questa possibilità ha dimostrato dei limiti». Sulle ipotesi future: «La commissione europea studierà la possibilità di slegare costi dell’energia elettrica da quelli del gas, è un legame che non ha più senso».
Capitolo tasse
«Il governo non ha aumentato le tasse, eliminare ingiustizie non significa aumentare le tasse. Ecco il significato della riforma del Catasto, per fare emergere le case fantasma. Ci siamo impegnati perché non ci fossero nuovi condoni: l’evasione non può essere né tollerata, né incoraggiata». Poi sulla crescita e un Pil aumentato ben oltre il 6%: «Siamo tornati a livelli pre pandemia in anticipo rispetto alle previsioni dell’Unione europea. Cresceremo più della zona euro nel suo complesso». «Il governo si è mosso per il sostegno delle famiglie, con il taglio dell’Ipref e l’assegno unico, riformato assistenza ai non autosufficienti. Abbiamo permesso ai giovani under 36 di acquistare casa, le richieste lo scorso anni cresciute del 50% rispetto all’anno prima. Tutto questo è stata la nostra agenda sociale». E ancora: «Quest’anno gli aiuti non hanno avuto bisogno di alcun scostamento di bilancio, prevediamo che il debito pubblico, dopo essere calato nell’ultimo anno calerà ancora del 3,8%. Si tratterebbe del maggior calo di un biennio a partire dal dopoguerra».
Sul ruolo dell’Italia e no al protezionismo
«La credibilità interna deve andare di pari passo con quella internazionale. L'Italia è paese fondatore di Ue, protagonista del G7 e della Nato». "Protezionismo e isolazionismo non coincidono con il nostro interesse nazionale». Draghi ha ricordato le «illusioni autarchiche del secolo scorso». E poi «La credibilità interna deve andare di pari passo con la credibilità internazionale. L’Italia è un Paese fondatore dell’Unione europea, il nostro debito pubblico è detenuto per oltre il 25% da aziende straniere che contribuiscono alla crescita e al bilancio pubblico». Quindi l’affondo: «Per questo protezionismo e isolazionismo non coincidono con i nostri interessi internazionale». Poi sulle spinte a lasciare l’Euro: «L’Italia non è mai stata forte quando ha fatto da sola. Siamo legati al Patto Atlantico con i valori che sono nella storia della nostra Repubblica. È con questa visione che i nostri padri e i nostri nonni hanno ricostruito l’Italia. E grazie al mercato unico che abbiamo costruito un mercato con forti tutele per i lavoratori. L’Italia ha bisogno di una Europa forte tanto e quanto un’Europa ha bisogno di un’Italia forte».
La guerra in Ucraina
Una parte del lungo intervento è stata destinata, naturalmente, anche alla guerra in Ucraina e sul ruolo che, in questo contesto, ha avuto il nostro paese. «L’invasione russa dell'Ucraina ha trovato un'Italia con una posizione chiara, al fianco del popolo ucraino e del suo diritto a difendersi. Una posizione concordata con l'Ue e gli alleati». «L'Ucraina è un paese libero, sovrano e democratico, non possiamo dirci europei se non siamo pronti a difendere la libertà dell'Ucraina e dell'Europa. Allo stesso tempo dobbiamo essere pronti» a cercare «una pace duratura e sostenibile». E non c'è contraddizione tra questo e l'imposizione di «sanzioni efficaci contro la Russia». 

Pnrr
«Prova di credibilità del nostro Paese in Europa. Centreremo gli obiettivi prima del cambio di governo». 
L’agenda Draghi
«Molti mi chiedono cosa sia la mia agenda, io credo che saranno gli italiani a scegliere chi li governerà. Quello che posso fare è una sintesi dei risultati del nostro governo. Vedo molti giovani, la parola deve essere di verità e di speranza. Non dobbiamo nascondere le difficoltà, ma non dobbiamo pensare che siano ostacoli inerti. Vinceremo queste sfide, la fiducia nel futuro si fonda su questa consapevolezza e sarà la nostra forza». Il ricordo poi torna al 2020, quando il premier intervenne a Rimini e l’Italia era in piena pandemia. Due anni fa «quando mi preparavo per questo intervento eravamo in una fase acuta e dolorosa della pandemia e qui però al Meeting si provava già a riflettere su come ricostruire la nostra società, la nostra economia dopo quel terribile trauma. Nel mio intervento - ha ricordato Draghi - provai a disegnare una politica economica adatta a un momento così duro. Parlai dell'assoluta necessità di sostenere le famiglie, le imprese, in un periodo di recessione profonda, e dissi di tornare a una crescita sostenibile e condivisa. Parlai della distinzione tra “debito buono” e “debito cattivo”, ovvero tra la spesa che permette a un'economia di rafforzarsi e quella per interventi che non fanno crescere né la produzione né l'equità sociale; dell'importanza di sostenere i più deboli e i più giovani». «Queste idee - ha sottolineato - hanno ispirato l'azione del governo di unità nazionale che il Presidente della Repubblica mi ha poi chiesto di guidare, qualche mese dopo, per rispondere alle crisi che stavamo attraversando. Adesso come allora, il Meeting è un'occasione unica per guardare avanti, con immaginazione e anche con pragmatismo. Per ragionare sul Paese che siamo, su quello che vogliamo diventare».
Chiude così, alle 13 in punto, e dopo un lunghissimo applauso, il lungo intervento a tutto campo del presidente del Consiglio. 

 

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
24/08/2022 20:16:04


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