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Mondo politica: intervista con Gabriele Marconcini, ex assessore del Comune di Sansepolcro

"Avverto un po' di nostalgia, ma credo di aver fatto la scelta giusta"

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Per cinque anni è stato assessore alla cultura del Comune di Sansepolcro, ma in precedenza si era candidato alle regionali e nella giunta del sindaco Mauro Cornioli è stato senza dubbio uno fra i più attivi. Ora, Gabriele Marconcini si è preso la “pausa” che aveva preannunciato, per motivi di natura anche professionale e familiare, ma la politica resta nel suo dna.

Marconcini, a distanza di mesi sente di aver fatto la scelta giusta nel non ripresentarsi alle elezioni comunali, oppure avverte un minimo di nostalgia?

“La scelta di non ricandidarmi è maturata in seguito ad una lunga riflessione. In maniera preventiva, ho cercato di ponderare tutte le conseguenze che si sarebbero legate a questa decisione, includendo nel ragionamento anche la certezza che con il tempo avrei sentito la mancanza di poter partecipare attivamente alla vita amministrativa e al dibattito politico cittadino. In effetti, a volte mi capita di avvertire un po’ di nostalgia, ma nonostante ciò continuo a credere che in questa fase della mia vita abbia operato la scelta giusta”.

La sinistra è storicamente uscita dal consiglio comunale di Sansepolcro. Una tradizione cancellata dagli elettori. Questo può essere un motivo di rimpianto, tanto più che “Insieme Possiamo” sperava di poterla avere in lista?

“A mio avviso, è un peccato che questa parte politica non sia più presente in consiglio. Affermo ciò nella consapevolezza che, sia in veste partitica che civica, i rappresentanti di tale schieramento hanno sempre saputo portare istanze, idee e spunti critici che per tanti anni hanno contribuito ad arricchire lo spettro semantico della dialettica politica locale. Detto ciò, è probabile che, dopo l’esperienza amministrativa, personalmente avrei potuto essere di aiuto alla lista. Allo stesso tempo, però, ho sempre avversato la deriva personalistica che la politica, un po’ a tutti i livelli, sta vivendo negli ultimi decenni; di conseguenza, anche nelle interazioni con “Insieme Possiamo” ho da un lato chiesto di rispettare la mia scelta e dall’altro cercato di favorire uno scambio di conoscenze che potesse concorrere alla crescita dell’intero gruppo. Ciò non è bastato a raccogliere il consenso necessario per avere una rappresentanza istituzionale - è vero - ma personalmente credo che la lunga tradizione che si lega ad una visione culturale tendenzialmente alternativa potrà dirsi conclusa solo quando nella società non ci saranno più persone disposte a riconoscersi nei suoi valori fondanti”.

Lei è stato assessore alla cultura ed è uomo di cultura. Di cosa ha bisogno Sansepolcro per compiere un reale salto di qualità sotto questo profilo?

“In generale, soprattutto nell’ambito istituzionale, bisognerebbe acquisire una maggiore attitudine a pianificare progetti che possano sostenere uno sviluppo culturale (e possibilmente anche turistico) organico e di lungo corso. Inoltre sarebbe utile, doveroso e strategico, coinvolgere ulteriormente il tessuto cittadino per continuare tutte quelle azioni che non possono esaurirsi nel solo alveo amministrativo. Andando invece più nello specifico, credo che una città come Sansepolcro dovrebbe aumentare la sua vocazione museale, ripensando però ai musei come a degli spazi aperti che possano far accedere al suo straordinario patrimonio artistico e culturale. In virtù di ciò, ritengo che sia veramente decisivo dare seguito al progetto del “Grande Museo” (l'allargamento del Civico al vicino piano nobile di Palazzo Pretorio), oltre che investire su un modello di fruizione diffusa che possa coinvolgere il centro storico e gli altri luoghi di interesse dell’intera Alta Valle del Tevere”.

La battaglia per la ripubblicizzazione dell’acqua ha ancora un senso, come gli italiani decisero a larghissima maggioranza nel referendum del 2011?

“Sì, è una battaglia importantissima perché può davvero rappresentare l’occasione per invertire un generale processo di mercificazione delle risorse che dalla fine del secolo scorso non ha conosciuto limiti: un trend inesorabile che a partire dai giacimenti minerari ed energetici, dalle terre coltivabili e dall’acqua, si è esteso anche ad alcuni settori cruciali della società come quello delle infrastrutture, dei trasporti, della sanità e dell’istruzione. Di fronte a tale tendenza degenerativa, l’acqua – la sostanza che più di tutte si lega alla vita su questo pianeta – rappresenta l’ultimo baluardo dal quale lanciare una controffensiva. Gli italiani questo lo hanno capito, i politici che li rappresentano ancora no. Ad ogni modo è opportuno sottolineare che se a livello nazionale in 11 anni non è stato fatto nulla, in Toscana alcuni importanti passi in avanti sono stati compiuti e in futuro (purtroppo in provincia di Arezzo non prima del 2027) la gestione della risorsa idrica tornerà ad essere totalmente pubblica. Insomma, un segnale molto importante sui quali sviluppi sarà però importante vigilare e non abbassare la guardia”.

Gabriele Marconcini medita di tornare un domani in pista, oppure rimarrà un attento osservatore e appassionato delle dinamiche politiche?

“Al momento, mi risulta difficile rispondere a questa domanda: ad oggi posso soltanto ribadire che ci sono temi e battaglie che non cesseranno mai di appassionarmi, quindi sicuramente anche negli anni a venire continuerò a seguire con interesse la politica locale, le soluzioni che essa partorirà e il modo in cui queste sapranno intersecarsi con il contesto più ampio di un mondo che, dal fronte ambientale a quello economico, culturale e sociale, sta reclamando interventi di portata epocale”.

 

Redazione
© Riproduzione riservata
29/06/2022 09:39:06


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