Mondo Politica: intervista a Franco Mollicchi esponente del Pd di Sansepolcro

È un tesserato del Partito Democratico di Sansepolcro, ma soprattutto è una persona competente in politica: un attento osservatore delle varie dinamiche, comprese quelle che riguardano Sansepolcro, la città nella quale risiede da una vita, perché lui è originario di Città di Castello. Con Franco Mollicchi, già consigliere e assessore nel Comune biturgense, un’analisi a più ampio raggio dell’attuale situazione.

Mollicchi, cosa si è visto in questi primi sei mesi di nuova amministrazione comunale a Sansepolcro?

“Una premessa mi pare doverosa: quando si parla di amministrazione, è bene tenere in considerazione il fatto che ognuna vorrebbe fare sempre più di quello che è nelle sue intenzioni, per cui deve essere rispettata. Ciò detto, mi pare che questo lasso di tempo abbia evidenziato il fatto che la coalizione uscita vincitrice in ottobre stia scontando il fatto di essersi costituita in tre mesi e senza una progettualità condivisa o lungimirante. Si gestisce il quotidiano e manca il dibattito all’interno di questa alleanza. Ricordo al proposito quanto era avvenuto oltre trent’anni fa: la coalizione quadripartito che mise all’opposizione l’allora Pci - e che andò ad amministrare a Palazzo delle Laudi con Luigino Sarti sindaco - era stata costruita adeguatamente nel corso del tempo e si presentò consapevole di quelli che erano progetti e obiettivi. Comunque sia, pur avendo detto la mia, confermo: rispetto per le istituzioni e per la volontà dell’amministrazione”.

E in questo contesto come valuta il comportamento dell’opposizione di centrosinistra?

“Se la maggioranza va avanti nella quotidianità, anche il centrosinistra fa opposizione di quotidianità, senza una strategia profonda che abbia basi di condivisione con le varie realtà cittadine. L’opposizione sconta anche questo: inutile edulcorare la pillola. Manca la base sociale necessaria per poter rappresentare un progetto di città e per condividere questo progetto”.

Con l’elezione a segretario politico di Alessandro Del Bene e con le figure che vi sono in segreteria, può aprirsi una pagina nuova per il Partito Democratico di Sansepolcro?

“Penso che l’attuale gruppo dirigente del partito abbia le potenzialità per individuare il suo futuro di città e per trovare la condivisione all’interno dei “mondi” cittadini. Dico questo perché ritengo che il Pd abbia gli strumenti giusti per farlo. Un gruppo dirigente si deve rinnovare a prescindere dopo cinque anni, perché altrimenti si creano un consolidamento di posizioni e una staticità politica che non aiutano nella progettualità delle prospettive della città e in chi deve gestire la situazione. L’inclusione deve avvenire su idee chiare e progetti, altrimenti si fa soltanto numero e non sostanza politica”.

Fra meno di un anno, oramai, si tornerà alle urne per le elezioni politiche. Al di là del contesto attuale, in vista dell’appuntamento il centrosinistra tornerà a riprendersi la propria identità? E che tipo di identità?

“Il campo largo ipotizzato da Enrico Letta è necessario e fondamentale per il dibattito democratico, perché la democrazia vive di idee e di progetti che si confrontano con quelle alternative. La maggioranza propone il progetto e l’opposizione controlla che questo rimanga all’interno del dibattito democratico. Non vi deve essere un cartello elettorale, né arbitrio nell’attività di governo. Occorrono ideologie forti sul modello di società che vogliamo”.

La guerra in Ucraina: si arriverà a breve alla conclusione di questa brutta parentesi?

“La guerra è sempre una circostanza preoccupante: in un mondo che vuol definirsi civile la guerra è comunque un crimine, perché la soluzione dei problemi fra Stati e popoli va individuata nella diplomazia e nella politica, non nella forza. Si deve far valere la forza del diritto e non il diritto della forza: i popoli debbono essere tutti rispettati”.