Opinionisti Alessandro Ruzzi

Le armi sul tavolo delle trattative: aiutano?

La posizione dell'Occidente non mi pare congrua

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Alcuni leader internazionali si sono presentati come intermediari per portare Ucraina e Russia ad una trattativa di pace. Anche alcuni commentatori italiani dicono che la diplomazia deve essere la prima, anzi l'unica strada da percorrere.
Contemporaneamente costoro si sono (e molto più che legittimamente visto il comportamento della Federazione russa) schierati al fianco della Ucraina in quanto paese aggredito, un atteggiamento simile a quello dei leader di paesi che dicono di adoperarsi per la diplomazia, ma contemporaneamente appoggiano (anche con viaggi a Kiev) le istituzioni ucraine.
Anche con la fornitura di armi, e non intendo fionde o catapulte, bensì missili Stinger, Javelin, e chi più ne ha più ne metta.
Magari qualche professore o studioso o appassionato di storia mi potrebbe segnalare in quali casi nel passato un paese che si è schierato a favore di uno dei due belligeranti (permettetemi di tirar adoperare questo termine come se fossero due paesi con uguali responsabilità), gli ha fornito istruttori e armi per un valore notevolissimo, e che ha anche intrapreso una campagna di sanzioni contro l'altro belligerante, sia riuscito infine a ritagliarsi non soltanto un ruolo significativo a livello diplomatico, ma anzi sia arrivato a far suggellare una pace tra i due contendenti...
A me non viene in mente. E non credo che possa essere mai esistito.
Perché la Federazione russa (governata da Putin che fra tutti questi è il leader con la maggiore anzianità sulle spalle, senza neanche chiedermi come questa longevità sia stata ottenuta) non può accettare l'intermediazione di alcun paese europeo (dove questa appartenenza coincida con la appartenenza alla Nato) che abbia appunto fornito armi ai suoi nemici e che magari applichi anche sanzioni contro la Russia. Neanche l'Austria ha avuto successo.
La Turchia di Erdogan è riuscita meglio di altri a tenere il piede in due scarpe, ma le sue mire nella zona la rendono un interlocutore troppo interessato; situazione che si applica anche a Israele.
Con grande scorno degli occidentali, soltanto la Cina potrebbe essere il sensale per far mettere a sedere i due paesi in questo momento, ma non ha interesse e non lo farà (cioè non farà niente che potrebbe tornarle scomodo come esempio al momento in cui giocherà la carta della annessione militare di Taiwan).
Quindi temo che le ostilità termineranno soltanto quando uno dei due combattenti finirà le risorse oppure raggiunga i propri obiettivi in maniera inequivocabile: una previsione che mi fa inorridire. Mentre continuo ad ascoltare in televisione commenti che fanno risalire la crisi dei prezzi del gas alla situazione di belligeranza fra Federazione russa ed Ucraina, mentre i prezzi sono saliti da gennaio dell'anno scorso: ora andremo a comprare il gas in forma liquida in giro per il mondo, ivi compresi gli Stati Uniti, facendosi spennare.
Come al solito qualcuno cadrà in piedi mentre cittadini e imprese la prenderanno in culo.
Niente in confronto a quello che sta succedendo in Ucraina. Povera gente.
Che i loro governanti non siano immuni da colpe è probabile, ma certo i governanti russi sono messi peggio.
Vedere poi gli Stati Uniti e l'Inghilterra fare la parte dei duri e puri fa veramente vomitare, separati come sono da tutto questo da un mare più o meno ampio, cosuccia che li tiene al riparo dall'offrire accoglienza ai profughi ucraini ai quali per ora abbiamo offerto -come europei- una tenda in Polonia. Esticazzi!!

Alessandro Ruzzi
© Riproduzione riservata
23/04/2022 21:10:10

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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