Opinionisti Alessandro Ruzzi

Europa, quale?

I riflessi della guerra in Ucraina

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La domanda di adesione alla Comunità europea da parte della Ucraina mi fa sorgere alcuni dubbi.
La prima domanda è se questo passaggio si basi su riflessioni approfondite oppure se esso è soltanto (non che valga poco, ma è altra cosa) un metodo per rendere più difficili futuri ulteriori attacchi alla incolumità territoriale ucraina. Perché ovviamente questa opportunità deve essere estesa anche alla Moldavia che ragionevolmente rappresenta un potenziale boccone per il nascente impero russo. Contemporaneamente non offrendo la stessa possibilità (sempre che a questa possa interessare) alla Bielorussia che anche geograficamente si troverebbe ancora più incastonata nelle propaggini orientali della futura Europa. Finendo per disegnare un confine orientale piuttosto bizzarro.
Non mi pare vedere sottostanti riflessioni.
Contemporaneamente il presidente della Commissione europea si sbilancia nella sua visita a Kiev affermando che la Ucraina vincerà la guerra. Evidentemente a Bruxelles credono che il territorio conquistato dall'esercito russo verrà liberato da un esercito certamente coraggioso, ma che non dispone della riserva demografica che la federazione russa ha. Una affermazione che secondo me fa a cazzotti con la realtà perché non credo proprio che Putin abbandoni o si faccia cacciare dalla parte orientale dell'Ucraina ossia da quelle tre aree che sono già state riconosciute come indipendenti e associate al sistema russo. Alle quali si unisce nella parte più occidentale la regione della Transnistria, la cui storia è indice dei casini di quei territori.
Quindi di quale Ucraina starebbero parlando a Bruxelles?
E pensando alla espansione ad oriente della Unione europea con l'ingresso di repubbliche baltiche, Polonia, Ungheria e altri, si pensa ad una amalgama politico sociale e istituzionale oppure semplicemente ad una area piena di consumatori potenziali, lavoratori a basso costo, con una forte specializzazione nella agricoltura?
Perché non mi sembra che i risultati ottenuti fossero particolarmente positivi: sino al 15 febbraio la Polonia era subjudice per le sue posizioni (insieme all'Ungheria), ed insieme alle repubbliche baltiche e alla vecchia Cechia formavano il cosiddetto blocco di Visegrad.
Comunque si parla di un'Europa geografica, quella segnata dal confine più occidentale della penisola iberica sino a sfiorare gli Urali (ma è naturalmente difficile immaginare un allargamento alla Russia di Putin) alla quale non aderirebbe il Regno unito, una nazione che nel 20º secolo ha rivestito un ruolo fondamentale nello scacchiere europeo. Un'Europa disegnata da amici o presunti tali e nemici, senza quel percorso politico che i paesi fondatori della comunità europea hanno intrapreso e condiviso dopo i disastri della seconda guerra mondiale. Un pò Nato, un pò UE, un pò secondo l'atlante: a casaccio insomma.
Una vera fusione a freddo, foriera di sviluppi non cristallini.
E assolutamente non cristallina è la informazione intorno a questo conflitto, le voci discordanti (o più semplicemente non omologate) vengono bullizzate ed emarginate: mi riferisco per esempio al contestatissimo Alessandro Orsini. Secondo me questo professore semplicemente non è main stream, pone domande a cui risponde senza obbligo di appartenenza ad un sistema informativo che fa veramente schifo. Del resto sono molti gli ex corrispondenti di guerra che lamentano come la rappresentazione di questa situazione non possa definirsi informazione bensì propaganda. Una posizione che io sottoscrivo.
Solo chi ha qualche anno ricorda che nel 1992 ci fu la guerra in Jugoslavia, una guerra civile che colse la comunità internazionale completamente impreparata dal punto di vista “militare” tant’è che la responsabilità di alcuni massacri è da condividere con le cosiddette forze di pace (anche se un argomento che imbarazza l’inutile Onu, la pavida Olanda e altri) e che vide persino l’intervento della Nato contro una delle repubbliche formatesi dallo scioglimento della ex Jugoslavia; nazioni che sono adesso in procinto di entrare nell’Unione europea e sedersi con chi 25 anni fa li bombardava. Follia.
Il presidente ucraino è sicuramente abile nella comunicazione, ma c’è chi nell’Europa della Nato gli dà man forte e sostiene le sue parole anche quando queste sono fuori luogo: come altro descrivere l’uso della parola genocidio per le stragi di civili di cui si sono macchiati i soldati russi, dimenticando che la sola provincia di Arezzo -nei pochi mesi in cui fu contesa fra l’esercito nazista e gli alleati- vide circa 4.000 morti di cui 1.800 furono civili, in larga parte causati dalle stragi operate dall’esercito tedesco. Civitella in Val di Chiana, San Pancrazio, Vallucciole e decine di altri luoghi assistettero alle azioni criminali operate dai soldati tedeschi contro la popolazione civile. Quanto accade in Ucraina può essere frutto di un piano coordinato dagli alti comandi militari piuttosto che frutto della frustrazione di singoli reparti militari russi, certo non fa differenza: i civili dovrebbero rimanere fuori dal conteggio delle vittime di una guerra, già subiscono indicibili sofferenze. Il sopra citato Orsini parla come chi non si deve preoccupare di fare propaganda, né deve mostrarsi coinvolto dalle vittime civili o dai profughi: secondo me parla come i più alti rappresentanti istituzionali quando si incontrano in sede di Consiglio europeo o Nato, semplicemente valutando quali siano gli scenari che tornino più utili. Quindi non deve preoccuparsi di esprimere un fasullo coinvolgimento umano, semplicemente valutare quali siano le prospettive e fra queste neanche io vedo la vittoria dell’Ucraina, bensì la creazione di uno Stato cuscinetto che “tranquillizzi” l’impero russo in quella zona di confine.
Infine lasciatemi dire che la corsa al riarmo con la sciocca idea di destinare il 2% del Pil agli armamenti è cosa indegna: un’operazione destinata unicamente ad arricchire le imprese statunitensi come nel caso degli aerei da combattimento F 35, un’operazione destinata a depauperare i molti italiani in difficoltà in questo periodo.

Alessandro Ruzzi
© Riproduzione riservata
10/04/2022 20:27:04

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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