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Mondo Politica: intervista a Gionata Gatticchi consigliere comunale a Città di Castello

"L'operato della giunta regionale di centrodestra é molto negativo"

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Un percorso politico iniziato quando aveva soltanto 16 e il partito si chiamava ancora Democratici di Sinistra: ora, Gionata Gatticchi di anni ne ha 35, è sposato e padre di una bimba, dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza. Attraverso il movimento studentesco, si è iscritto alla Sinistra Giovanile di Città di Castello, della quale è divenuto segretario nel 2006. Con la nascita del Pd, è stato eletto segretario regionale dei Giovani Democratici Umbri, carica rivestita sino all’elezione nel 2011 nel consiglio comunale di Città di Castello, svolgendo dapprima il ruolo di capogruppo del Pd e, successivamente, di segretario dell’Unione Comunale del Partito Democratico. Alle elezioni comunali dello scorso ottobre, è stato il secondo più votato nella lista del Pd e quindi siede in consiglio.

Gatticchi, Lei è uscito nei giorni scorsi sulla questione legata alla tabacchicoltura. È preoccupato per il futuro occupazionale in Altotevere?

“Sì, la tutela del lavoro è per me una questione primaria a livello soprattutto professionale. Sia come avvocato che come politico (vedi anche il caso della Fisa Dorelli), cerco sempre di stare dalla parte dei lavoratori. In questo caso, parliamo di una vicenda complessa che riguarda un settore storico: il momento è difficile di per sé stesso e le intenzioni delle multinazionali sono quelle di portare la lavorazione a Bastia Umbra, per cui c’è il serio rischio di non avere più l’attività qui da noi. È allora urgente portare al tavolo multinazionali e istituzioni: il nostro compito è quello di chiamare alle responsabilità chi ha il potere decisionale”.

Lei era giovanissimo quando si è avvicinato alla politica una ventina di anni fa. Com’è cambiato nei giovani il modo di approcciarsi alla politica?

“Adesso è senza dubbio molto più disilluso. Per un periodo vi è stata quella capacità di attrazione che nelle sedi di partito ora non c’è più. Qui in Umbria, c’è chi sta cercando di riavvicinarsi con passione: spero che vi riesca. Riporto la mia esperienza personale: quando ho iniziato il partito si chiamava ancora Democratici di Sinistra; era un partito organizzato e la mia è stata una esperienza formativa. Il partito era visto più come una istituzione ed esso stesso investiva di più sui giovani per fare formazione dal punto di vista politico”.

Energie rinnovabili, una delle questioni che Le sta più a cuore. In che modo si deve risolvere il problema?

“Intanto, l’argomento delle energie rinnovabili non si affronta per spot. I nuovi giovani chi stanno confrontando sull’argomento hanno capito che occorre una riforma radicale. Il problema energia deve essere risolto, ma non con il nucleare. È un tema che sta a cuore alle persone della mia generazione; dobbiamo pertanto riflettere, se vogliamo stabilire una connessione sentimentale con le nuove generazioni”.

Dopo la separazione che si è consumata in campagna elettorale, i due centrosinistra tifernati potranno tornare a riunificarsi?

“E’ auspicabile. Se parliamo di Città di Castello, è una storia territoriale che si ripete: da quando esiste l’elezione diretta del sindaco, vi sono sempre state due coalizioni di centrosinistra e uno dei due schieramenti ha sempre vinto le amministrative. È evidente che, per pensare a un riavvicinamento, il centrosinistra dovrebbe trovare momenti di convergenza: siamo d’accordo sulle questioni nazionali e regionali, ma divisi sulle tematiche legate allo sviluppo locale. Spero pertanto in una riunificazione, ma questa deve essere ricostruita con il tempo e non sulla classe dirigente, bensì sui temi importanti della città. Il partito ha il dovere di interpretare la società e i suoi bisogni; invece, molto spesso è un comitato elettorale che sa muoversi soltanto in vista del ritorno alle urne. C’è quindi bisogno di dare spazio ai temi, ai programmi e al futuro della città, non ai personalismi. E il partito ha il dovere di farlo costantemente”.

Come valuta l’operato della giunta regionale umbra di centrodestra?

“In maniera estremamente negativa, ma non perché sono di parte. La giunta regionale è latitante nel nostro territorio, che non viene tenuto in considerazione nelle scelte di fondo. Basti pensare alla gestione della sanità, un aspetto sul quale siamo arrivati a chiedere il consiglio comunale monotematico; d’altronde, il centrodestra ha i suoi principi sulla sanità pubblica, che magari difende con coerenza, ma questa sua visione non sta pagando, perché se è vero che in ogni zona della Regione vi sono criticità, ciò significa che si tratta di un fallimento completo. D’altronde, è una giunta che ha fatto male, dopo essersi trovata a governare l’Umbria per la scelta degli elettori di punire il centrosinistra nel 2019, ma questo i cittadini lo sanno. E sanno che, al di là dello schieramento politico di appartenenza, contano le capacità”.

Redazione
© Riproduzione riservata
25/01/2022 09:24:27


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