Sestino: una giornata con la storia
Convegno su politica, economia e società tra Alta Valle del Tevere e Montefeltro
La soddisfazione del sindaco Franco Dori è stata manifestata in più momenti della giornata del 24 settembre: in tale data, infatti, si è svolta a Sestino la seconda tornata del convegno internazionale, aperto il giorno precedente a Sansepolcro, sui temi della politica, dell’economia e della società tra Alta Valle del Tevere e Montefeltro, a 500 anni di Sansepolcro eretta a città e a Diocesi, mentre Sestino contemporaneamente passava alla Toscana e la sua Pieve veniva innalzata a Piviere autonomo, di nessuna diocesi quindi, alle dirette dipendenze del Papa.
“Far parte di questo contesto – ha esordito il sindaco Dori - celebrare insieme date storiche così importanti, ci riempie di soddisfazione, anche perché al significato di tali ricorrenze si aggiunge il fatto che non ci sentiamo soli ma membri di un territorio coeso, di rapporti che vanno oltre i nostri limiti comunali. Un ringraziamento – quindi – a quanti hanno lavorato perché ciò si potesse verificare”.
Anche la sede del convegno ha contribuito a rendere la giornata di particolari e vari interessi, giacché è stata ospitata nell’albergo “Appennino”, messo a disposizione per l’occasione dai nuovi proprietari: una struttura modernissima, in un contesto paesaggistico di particolare valore.
Nell’aprire i lavori, il professor Matteo Martelli ha messo in risalto le numerose e autorevoli associazioni culturali e gli enti che hanno “costruito” questo percorso di studi, giunto alla conclusione nonostante le difficoltà del Covid-19.
Sergio Tognetti, quindi, ha avviato i lavori con una relazione sulle attività produttive e gli scambi commerciali nell’Alta Valle del Tevere e nell’Appennino. La storia non è mai statica e si evolve – o involve – a seconda di condizioni politiche, orografiche, economiche, climatiche o pandemiche. Le attività agricole, ad esempio, non sono state sempre sufficienti, per cui sono nate industrie del tessile, del cuoio, della carta, successivamente del guado: economia fiorente anche a Sestino. La Valtiberina si rapporta con le città - quindi - e nascono rapporti con la Romagna e le Marche fino all’importante porto di Ancona. Si desume, dai nuovi studi, che la Valtiberina è un tramite fondamentale nell’Italia “di mezzo” tra i versanti adriatici e, si può dire, tirrenici. Ma, cosa altrettanto interessante, la relazione Tognetti ha messo in risalto il ruolo delle donne, come lavoratrici e come imprenditrici.
Il prof. Carlo Vivoli - che già nel 1992 aveva trattato la cartografia storica della Valtiberina con una mostra ad Aghiari e a Sansepoclro, conclusa con una pubblicazione, ha aggiornato con una formidabile serie di nuovi documenti, le mutazioni confinarie, le resistenze giunte fino a noi, facendo emergere i motivi degli odierni frastagliati confini in questa Toscana orientale e che la storia dei territori si costruisce anche con le “carte geografiche” disegnate con i sistemi antichi ”.
La terza relazione è stata tenuta dal prof. Francesco Salvestrini, sulla vita monastica e l’eremitismo sull’Appennino tosco-romagnolo e umbro-marchigiano, nei secoli medievali. Un excursus che ha messo in luce aspetti che solitamente la storia generale non affronta e quindi non riesce a far comprendere il significato di certe presenze nei risvolti spirituali e pratici. Ne è risultata un’area appenninica di forte vitalità nelle stagioni dell’eremitismo, aree montane oggetto di grandi movimenti, interazione tra vari ordini che nei rapporti interni si interconnettevano, si influenzavano, producevano comunità delle lettere e arte. L’eremitismo, significa anche un rapporto particolare con la foresta, con il deserto, per una attrazione religiosa che è desiderio di intima religiosità. Camaldolesi, vallombrosani, silvestrini, ordini mendicanti con l’avvento dei francescani, sono stati i percorsi esaminati nel tempo e nei territori. Storia e aneddotica popolare, che crescono nei confronti e nel secoli, ma senza mai perdere la cura dell’anima.
Temi, quelli trattati dai relatori, che hanno un riflesso pratico – oltre che storico - anche per il territorio di Sestino. Uno in particolare è stato sottolineato: un ambiente naturale, monasticamente forgiato dai benedettini, e poi dalla cultura fiorentina - il Sasso di Simone – oggi è caratterizzato non da ciò ma da una “coabitazione” tra poligono militare e enti di promozione ambientale - come un parco interregionale e una riserva naturale, che hanno perso l’unitarietà dettata dalla storia e dalla geomorfologia.
A lavori terminati, hanno fatto ingresso gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Caprese Michelangelo, con la loro dirigente e insegnanti, che si sono prodigati, nell’ampio salone dell’Albergo “Appennino”, per offrire un apprezzato da tutti pranzo, frutto delle loro esperienze scolastiche.
Il pomeriggio – e non poteva mancare un siffatto “pellegrinaggio” - visita alla Pieve di S. Pancrazio per ”assaporare” i documenti medievali architettonici ed epigrafici, la cripta, l’architettura generale. Lungo e meticoloso, infine, il “viaggio” all’interno del museo archeologico, con “dibattito” sul posto tra vari docenti, che per la prima volta entravano nella “storia romana” di Sestino.
Ma la giornata del 24 settembre doveva essere ancora completata: negli spazi del Centro Visita della Riserva Naturale, e in quelli museali, esposizione di artigianato e degustazione di prodotti locali per la celebrazione di “ITACA. Migranti e viaggiatori-Festival del turismo responsabile”, con un folto gruppo di turisti provenienti da varie parti del Montefeltro.
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