Opinionisti Alessandro Ruzzi

Corsi e ricorsi storici

La lezione che ci arriva da Kabul

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Mi pare che solo adesso, nel corso della mia vita, si sia ripresentato un evento storico che avevo già vissuto: la fuga degli occidentali da Kabul come la fuga degli americani da Saigon nel 1975. Ricordi e immagini che si sovrappongono, costringendo a domandarmi cos'altro mi capiterà di rivivere.

Le bugie ed i voltafaccia dei politici allora come adesso, opposte a azioni individuali di chi non ci sta a lasciare a destino infelice persone con cui ha condiviso anni e speranze, pronunciando promesse che si sono liquefatte come neve al sole.

Con la stessa idea farlocca di esportare la democrazia come fosse un qualunque bene per cui esista un mercato diffuso, ignorando completamente le dinamiche di un popolo in un territorio che già aveva dimostrato la capacità di respingere le convenzionali potenze mondiali: in Vietnam la Francia con l'ecatombe del '54 aveva già messo in evidenza la debolezza delle politiche coloniali spinte da motivazioni economiche, prestigio internazionale e di geopolitica, in Afghanistan l'impero britannico e la Russia sovietica avevano già assaporato il sapore della disfatta.

Nel 1975 gli elicotteri statunitensi facevano la spola fra il centro di Saigon e la forza navale che stazionava a poche miglia di distanza, adesso elicotteri che radunano nell'enclave dell'aeroporto di Kabul personale e collaboratori con le loro famiglie. I talebani certo li lasceranno in pace se non escono da lì e questo non mi piace, perchè aumentano i cattivi presagi sul destino di tanti altri. Restano i singoli, che si oppongono all'abbandono di chi è stato al loro fianco, come non apprezzare l'atto di quell'equipaggio statunitense che ha stipato all'inverosimile il loro velivolo in partenza dall'aeroporto di Kabul: similitudine con il destino degli hmong ricordato anche da Clint Eastwood nel suo "gran Torino".

Le scelte del popolo statunitense e dei suoi governanti non rientrano fra le cose di cui io posso sindacare, ma certo posso farlo per quello che riguarda le azioni intraprese dai governi italiani (di ogni colore) negli ultimi vent'anni: quali motivazioni che giustificano 9 miliardi di euro, decine di morti e centinaia di feriti tra il personale italiano? Il risultato è evidente: nessun risultato ottenuto, una totale debacle.

Posso solo sperare che altri eventi storici si ripresentino: il dissolvimento dell'Unione sovietica con la caduta del muro di Berlino come si replicheranno nel prossimo futuro? Ci vorrebbe.Verso oriente...

Riusciremo mai a separare il destino della nostra nazione dagli interessi poco limpidi delle elite e dei grandi conglomerati industriali statunitensi?

Le riflessioni sul dissolvimento dell'esercito afgano segnalano come in verità parte consistente della società afghana non accettasse il modello impostogli dall'Occidente, volendo trascurare quella separazione in etnie che i secoli avevano sedimentato, con numero davvero significativo di persone a preferire la vita in un sistema arretrato se non addirittura feudale. Ma numerose migliaia di persone hanno creduto alle promesse e alle illusioni che i canali televisivi hanno portato in casa loro e a queste bisogna pensare per evitare quanto già accaduto dall'alba dei tempi nel rapporto fra vincitori e vinti; chissà se gli statunitensi hanno imparato qualcosa nella lezione di 45 anni fa quando una folla fu lasciata in mano a vincitori intrisi di ideologia. Alcuni parlano di corridoi umanitari, ma occorre tenere ben presente che questa strategia prevede l'abbandono di case, proprietà, attività, parenti, defunti: non è soltanto cambiare vita, è cambiare se stessi. Verso luoghi nei quali si troverebbero a disagio perché parliamo di musulmani che magari vengono da territori gelidi, che non sanno cosa li aspetterebbe (noi che lo sappiamo dovremmo essere più onesti con noi stessi e loro). Che significherebbe comunque accettare che i talebani l'abbiano vinto a tutti i livelli. Inoltre dobbiamo riconoscere che questa scelta vedrebbe contraria buona parte dell'elettorato. Che potrebbe anche contestare come l'Italia intrattenga ossequiosi rapporti diplomatici e ghiotti rapporti d'affari con una nazione che si comporta esattamente come i talebani: mi riferisco alla Arabia Saudita, per conoscenza diretta, dove solo le donne di elevata  condizione socioeconomica hanno diritto ad un vita di soddisfazione, mentre quella delle donne schiavo rimarrà infima.

I contraccolpi del comportamento degli Stati Uniti rischiano di essere fatali al loro prestigio: cosa faranno ad Hong Kong e a Pechino? In Corea o in Giappone? Il loro imperialismo si è tradotto in un fallimento imperituro, a me dispiace perché distinguo tra il governo federale ed il popolo americano: il secondo è assai meglio del prima.

Saranno giornate interessanti, e vedremo alla prova il nostro ministro degli esteri (quando torna dal mare).

Alessandro Ruzzi
© Riproduzione riservata
17/08/2021 21:46:27

Alessandro Ruzzi

Aretino doc, ha conseguito tre lauree universitarie in ambito economico-aziendale, con esperienza in decine di Paesi del mondo. Consulente direzionale e perito del Tribunale, attento osservatore del territorio aretino, ha cessato l'attività per motivi di salute, dedicandosi alla scrittura e lavorando gratuitamente per alcune testate giornalistiche nelle vesti di opinionista. alessandroruzzi@saturnonotizie.it


Le opinioni espresse in questo articolo sono esclusivamente dell’autore e non coinvolgono in nessun modo la testata per cui collabora.


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