Gentiloni: “Stop al patto di stabilità anche nel 2022”
«Cautela per chi ha debito alto ma non si possono ritirare le misure di sostegno»
«Non possiamo tornare troppo presto alla normalità delle nostre regole bilancio. Gli aiuti dovranno essere man mano selettivi. Le politiche economiche devono rimanere di sostegno nel 2021 e 2022: è molto probabile che lo stop al Patto prosegua anche nel 2022», ha sottolineato il commissario europeo per gli Affari economici, Paolo Gentiloni, intervenendo alla presentazione del rapporto del Centro Studi Confindustria. E aggiunge: «Il governo italiano si sta impegnando molto per accelerare la presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nei prossimi anni sarà il tempo di curare le ferite sociali ma anche il tempo del coraggio, che non è mai mancato alle imprese italiane. Bisogna rendere i sostegni sempre più selettivi e stare anche molto attenti a evitare che spese straordinarie che non solo sono autorizzate ma sono considerate indispensabili dalla Commissione europea».
Sos banche
«Bisogna evitare momenti di picco che potrebbero avere conseguenze finanziarie, anche se per fortuna le banche italiane sono in condizioni più forti dello scorso decennio- sostiene Gentiloni-. Bisognerà lavorare per una gradualità nell'uscita dalle misure di sostegno per evitare momenti di picco pericolosissimi sia dal punto di vista sociale che finanziario». Il Commissario europeo agli affari economici sottolinea la fiducia sull'azione europea e sull'efficacia di risorse e strumenti messi in campo, a partire dal piano Next generation Eu, ma avverte: «Guai a sottovalutare la gravità della situazione, le ferite che questa situazione lascia. In molti Paesi sono ancora molto diffuse, e pesano, le misure restrittive anti-Covid».
Differenze
Un tema da affrontare, secondo Gentiloni, è quello «della differenza del perdura di questa crisi a seconda dei diversi settori. Alcuni hanno stravinto durante la crisi, altri si sono ripresi con una certa velocità come la manifattura industriale e subito dopo le costruzioni, altri come il tessile sono in una situazione più difficile. E nei servizi alcuni settori si sono ripresi rapidamente altri sono in una situazione drammatica. Ci sono enormi differenze, e non solo tra settori produttivi: c'è un rischio di accentuata divergenza tra i Paesi. Gli strumenti comuni europei sono stati attivati esattamente per far fronte a questo rischio. Ed anche con uno spirito di solidarietà».
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