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Washington e la cooperazione con Roma: “Insieme al governo Draghi per le sfide globali”

Il Dipartimento di Stato saluta l’arrivo del nuovo esecutivo

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«Gli Stati Uniti hanno una lunga e storica relazione bilaterale con l’Italia. Aspettiamo con impazienza di continuare la cooperazione con voi per costruire sui risultati raggiunti insieme, ed affrontare le molte sfide che ci troviamo difronte come una comunità globale». Un’autorevole fonte del dipartimento di Stato consegna a La Stampa questo commento, per approfondire il messaggio di congratulazioni inviato dal presidente Biden al nuovo primo ministro Draghi. Lo fa per chiarire che non si tratta semplicemente di un atto di cortesia, ma della volontà di lavorare insieme a Roma su questioni concrete che toccano direttamente gli interessi di entrambi i paesi, costruendo sulla solidità di un’alleanza storica.

Domenica, subito dopo il giuramento del nuovo governo, il capo della Casa Bianca ha scelto di rendere pubblico il suo apprezzamento attraverso Twitter: «Congratulazioni, primo ministro Mario Draghi. Non vedo l’ora di lavorare strettamente con te per approfondire la nostra forte relazione bilaterale, cooperare durante la tua leadership del G20, e affrontare le sfide globali, dal Covid ai cambiamenti climatici». Già in queste parole, oltre alla cortesia di rito, ci sono indicazioni chiare delle priorità comuni. L’Italia, ospitando alla fine di ottobre il G20, ha nelle mani la gestione di un’importante fetta dell’agenda globale. Biden, come tutti gli altri leader, sta focalizzando l’attenzione in questo momento sul Covid, non solo perché deve proteggere i propri cittadini, ma anche perché frenare il virus è la condizione indispensabile per far ripartire l’economia. Il capo della Casa Bianca poi sottolinea l’emergenza climatica, perché questa è l’altra priorità di lungo termine della sua amministrazione. Non solo per difendere il pianeta, ma anche perché la transizione verso l’economia verde e sostenibile offre enormi possibilità di crescita. Già durante la campagna presidenziale, in un’intervista con La Stampa, John Kerry aveva chiesto all’Italia di utilizzare il G20 per lanciare un nuovo movimento finalizzato a rafforzare e ampliare gli impegni presi con l’accordo di Parigi. Ora che l’ex segretario di Stato ha assunto il ruolo di inviato speciale del presidente per il clima, sta lavorando attivamente a questo scopo, tanto con il nostro governo, quanto con le imprese.    

La rinnovata intesa fra Washington e Roma, però, va anche oltre queste due priorità immediate. Perciò il dipartimento di Stato ha ampliato il messaggio: «Gli Stati Uniti hanno una lunga e storica relazione bilaterale con l’Italia. Ci congratuliamo con il nuovo governo italiano, e aspettiamo con impazienza di continuare la cooperazione con voi per costruire sui risultati raggiunti insieme, ed affrontare le molte sfide che ci troviamo difronte come una comunità globale». 

Il primo punto è che la nomina di Draghi, atlantista fidato, viene vista a Washington come un ancoramento dell’Italia all’alleanza storica con gli Usa, dopo le oscillazioni verso Cina e Russia. Gli americani si rendono conto degli interessi economici, energetici e geopolitici del nostro paese, ma quella con la Repubblica popolare è una sfida epocale nella quale vogliono coinvolgere gli alleati e contano sul loro appoggio. Il secondo punto è che la stessa storia personale del premier dà garanzie di affidabilità sul piano dei conti, la stabilità, e il comune interesse a favorire la crescita. Il terzo punto è la rinnovata attenzione degli Usa per Nato e Unione Europea, dopo gli attriti con Trump. Pur confermando il desiderio che gli alleati si assumano più responsabilità negli investimenti per la difesa, ciò apre nuove opportunità. Per Roma, ad esempio, nell’area del Mediterraneo, anche oltre il dossier Libia. Come ci ha spiegato Charles Kupchan, direttore per l’Europa nel Consiglio per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Obama-Biden, «l’uscita di Londra dalla Ue, e la fine del mandato della cancelliera Merkel, spingeranno Biden a cercare un gruppo più ampio di europei per definire le politiche comuni. In questo quadro l’Italia può giocare un ruolo più importante. Una chiave sarà il progresso nella difesa. L’Europa sta avendo la conversazione giusta. Non l’autonomia strategica, perché è controversa. Però più diventerà capace di sostenere le responsabilità geopolitiche, più gli Usa guarderanno a lei come un partner utile».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
15/02/2021 19:48:44


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