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Due anni fa il sequestro del viadotto Puleto sulla E45

E per la ex 3 bis a nord di Pieve Santo Stefano ancora niente di concreto

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Puleto due anni dopo. Nel pomeriggio del 16 gennaio 2019, un mercoledì, il giudice Piergiorgio Ponticelli – su richiesta del procuratore Roberto Rossi – dispose la chiusura del piccolo viadotto sulla E45, l’ultimo in territorio toscano prima dell’ingresso in Emilia Romagna. La circolazione si ritrovò di fatto spezzata in due tronconi, anche per l’assenza – proprio in quel punto della dorsale appenninica – di un’alternativa viaria funzionante. Tutti ricorderanno come la vicenda fosse partita dal video del cercatore di funghi che aveva filmato pezzi staccati e ferri usciti dal calcestruzzo dei piloni, tanto che il 3 febbraio prossimo vi sarà l’udienza preliminare per i tre dirigenti Anas imputati di omessa manutenzione. L’ancora fresca tragedia del ponte Morandi aveva consigliato la massima prudenza, anche se poi in febbraio il traffico venne riaperto alle auto, in estate ai veicoli con peso complessivo fino a 30 tonnellate e in ottobre a tutti i mezzi. E a nulla servì la visita sul posto, un mese più tardi, dell’allora ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, il quale promise una riapertura nel giro di massimo 40 giorni. Meglio guardare in faccia alla realtà. I lavori sui ponti sono in corso (ora c’è la pausa invernale), ma l’ultima perizia ha ricollocato il Puleto fra i punti a rischio in caso di evento sismico: così ha sentenziato l’altro perito nominato dal Gip, il professor Vincenzo Laudazi di Pisa, smentendo le conclusioni del professor Claudio Modena, a parere del quale non vi erano pericoli di crollo. Tutto ciò non fa altro che mettere ancora di più il dito sulla piaga, costituita – come sottolineato fino alla noia – dalla mancanza di una viabilità sostitutiva, perché la vecchia 3 bis è in stato di abbandono e degrado da oltre venti anni nei cinque chilometri compresi fra Valsavignone e Canili di Verghereto. “Siamo in costante contatto con gli uffici della Regione Toscana – ha dichiarato Claudio Marcelli, sindaco di Pieve Santo Stefano, nel cui territorio ricade la ex statale Tiberina – per avere in mano l’ultimo documento da presentare ad Anas, che però ha inserito il ripristino della strada fra gli interventi ordinari”. Dello stesso tenore il collega Mauro Cornioli di Sansepolcro: “Dobbiamo fare i conti con le lentezze di Anas. A distanza di due anni, la situazione nel concreto è ancora in una fase di stallo”. Sembra insomma che la lezione non sia servita più di tanto: se per un qualche motivo la E45 si bloccasse di nuovo al confine di regione, saremmo al punto di prima. Due anni di distanza, con in mezzo una pandemia che ha allungato i problemi di chi lavora lungo la superstrada: “Diciamo che il Covid-19 ha pesato ancora di più del Puleto – ha affermato Angela Cesari, uno dei gestori del bar ristorante nell’area di servizio lungo la carreggiata sud fra le due uscite per Sansepolcro – per cui a noi la normalità manca di fatto dal gennaio del 2019. Per fortuna che ci hanno equiparato alle aree di ristoro delle autostrade e quindi al momento possiamo lavorare senza lamentarci”. Un buon viatico per ricominciare e sperare.  

Redazione
© Riproduzione riservata
16/01/2021 06:56:18


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