Coronavirus, morto in Francia lo stilista Kenzo
Aveva 81 anni e in Francia era arrivato nel 1964
Anche lui se ne è andato e accidenti a questo maledetto Covid: Kenzo Takada, lo stilista giapponese, è morto a 81 anni, pure lui travolto dalla pandemia. Si trovava all’ospedale americano di Neuilly-sur-Seine, alle porte di Parigi. Dal suo amato Giappone in Francia era arrivato nel lontano 1964. Lo scorso gennaio La Stampa lo aveva incontrato nel suo studio, subito sotto l’appartamento dello stilista, dinanzi allo square Boucicault, in piena Parigi. E Kenzo aveva ricordato quel momento, quando all’età di 25 anni era salito su una nave a Yokohama, per intraprendere un lungo (e iniziatico) viaggio verso l’Europa. «Visitai i Paesi più diversi, dalla Cina all’India, e allora erano diversi davvero, non ancora globalizzati – aveva raccontato -. Il mio multiculturalismo forse è nato proprio durante quel viaggio». Che in seguito si fece sentire sempre nei suoi vestiti, assieme ai colori e alla gioia di vivere di cui inondò la moda francese dagli anni Settanta.
Quinto di sette figli, Kenzo era nato nel 1939 a Himeji, città giapponese dal passato feudale, dove il padre era un commerciante. Lui s’interessò alla moda fin dall’infanzia. E, adulto, abbandonò l’università di Kobe per fuggire a Tokyo e lì frequentare la prestigiosa scuola di moda Bunka Fashion College, che da poco era stata aperta agli uomini. Seguirà il famoso viaggio in nave e l’arrivo a Parigi, dove il successo non fu immediato. Iniziò a vendere i suoi schizzi di abiti a Louis Féraud e a Jacques Delahaye, prima di ottenere un posto da assistente stilista a Renoma, allora marchio simbolo di una certa gioventù parigina. Poi, a trent’anni, nell’apile 1970, aprì la sua prima boutique nella Galerie Vivienne, con un décor ispirato al pittore Douanier Rousseau: la stessa ispirazione, fatta di animali della giungla e di colori vivaci (lui la chiamava «Jungle Jap»), si ritrovò nella prima collezione. Lì, in quello spazio ridotto, si tenne una sfilata (ormai mito) con kimono rivisitati, gonne colorate e top ampli. E le modelle che avanzavano al ritmo della musica del film «C’era una volta il West», di Sergio Leone.
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