Omicidio di Willy, il branco chiede “protezione” in cella
I fratelli Bianchi e l’amico Pincarelli temono ritorsioni
Hanno picchiato e ucciso Willy Monteiro Duarte nel corso di un brutale e insensato pestaggio. Oggi, a distanza di otto giorni dall’omicidio, chiedono di rimanere in isolamento nel reparto protetto del carcere romano di Rebibbia. Ora sono loro ad avere paura: le notizie girano; in carcere gli «infami» pagano, a Roma come altrove. Lo sanno bene i fratelli Marco e Gabriele Bianchi e il loro amico Mario Pincarelli, arrestati per l’omicidio del 21enne, avvenuto tra sabato e domenica scorsa a Colleferro, vicino Roma. La richiesta è arrivata dai legali dei giovani che l’hanno motivata con l’esigenza di una maggiore sicurezza. I tre, in questo momento, si trovano, come tutti i neo-detenuti, in regime di isolamento, nel rispetto delle normative per il contenimento dell’epidemia da Covid-19. I loro legali hanno però chiesto che al termine dei giorni di quarantena possano accedere ad un regime di protezione all’interno del penitenziario. A motivare la richiesta le numerose minacce di morte giunte nei giorni scorsi, anche via social o attraverso telefonate minatorie, sia ai parenti degli arrestati che ai difensori. Al giudice e ai vertici del Dap, i tre legali hanno quindi chiesto di considerare i rischi legati all’arresto dei loro assistiti, per tutelarne l’incolumità e il loro «diritto a una giusta detenzione».
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