Caporetto delle imprese, un quinto delle aziende adesso rischia il crac
Il report di Ambrosetti: fatturati in calo e il 30% ha problemi di liquidità
L’Italia va verso la terza peggiore contrazione economica dall’Unità a oggi. In calo i fatturati delle imprese, in aumento i possibili fallimenti, ma si stima una graduale ripresa degli investimenti nel corso del 2021, frutto del rimbalzo già in corso. Ad affermarlo è uno studio di The European House - Ambrosetti, che oggi inaugura i lavori del 46esimo forum di Villa d’Este a Cernobbio. Meno 10,8% la flessione del Prodotto interno lordo (Pil) prevista per il 2020, assumendo che non vi siano altri lockdown.
Il consueto appuntamento con il gotha economico-finanziario europeo sul Lago di Como si apre con uno scenario che più pesante è difficile immaginarlo. L’Italia si conferma come uno dei Paesi più colpiti dalla recessione, che è anche il frutto di un ventennio in apnea per il Paese. Come sottolinea l’analisi prodotta dall’Ambrosetti, nel periodo compreso tra il 2000 e il 2019, «il tasso di crescita medio italiano è stato pari a 0,4%: un quarto del tasso medio europeo». Inoltre, «anche a inizio anno, prima dell’esplosione della pandemia, l’Italia era attesa (per il terzo anno consecutivo) alla crescita più contenuta in Europa, con un tasso di crescita stimato a 0,3 per cento» Un contesto già difficile che è peggiorato con l’arrivo del nuovo coronavirus.
La buona notizia che arriva da Cernobbio è che a partire dalla seconda metà del terzo trimestre i consumatori italiani hanno ripreso le loro abitudini di spesa. Un elemento che lascia intendere, al netto di nuove misure di confinamento, che nel corso del prossimo anno le attività economiche torneranno a regime. Nonostante ciò, ci sarà da faticare prima di tornare ai livelli pre-crisi, considerato che la crescita sarà «graduale e lenta per tutto il 2021». Inoltre, se confermata la tendenza attuale, «i fatturati si ridurrebbero in una forbice compresa fra -6% nello scenario ottimistico e -29% in quello pessimistico», spiega l’Ambrosetti. Per ora si prevede una riduzione compresa nella forchetta più bassa dell’intervallo, tra lo scenario di base e quello più negativo. Vale a dire, si passerebbe da un fatturato complessivo di quasi 2.900 miliardi di euro registrati nel 2019 a poco più di 2.250 miliardi a fine anno.
Tuttavia, non preoccupa solo il Pil. In aumento, secondo l’Ambrosetti, c’è l’indice di Gini sulla distribuzione dei redditi, che misura le disuguaglianze economiche. Nel 2017, ultimo dato disponibile, era a quota 35,9 punti, il valore massimo dal 1998 e il più elevato nel confronto con i principali Paesi europei. Un fenomeno che potrebbe acuirsi a causa delle difficoltà delle compagnie. Il modello utilizzato dagli analisti di Ambrosetti, basato su un campione di 112mila società (grandi e Pmi), assume che il 30% delle imprese italiane sia esposto ad un rischio di liquidità. E il 17% rischia il default. E potrebbe arrivare una ulteriore tegola. Il margine operativo lordo potrebbe essere negativo a fine anno, considerando lo scenario più buio, per la metà delle aziende intervistate.
Alla luce di ciò sono impressionanti, evidenzia il think tank italiano, gli sforzi messi in campo da governi e banche centrali. Secondo i calcoli di The European House - Ambrosetti la somma degli stimoli, che siano sussidi, bonus, garanzie sui prestiti, incentivi e sgravi fiscali, è pari a 10mila miliardi di dollari su scala globale. Un quadro che per gli analisti dell’Ambrosetti «andrà a impattare sui conti pubblici di vari Paesi, con rapporti deficit/Pil destinati a crescere in tutte le economie coinvolte». Tra essi, anche l’Italia.
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