Tunisia, la crisi fa saltare il premier
L’esecutivo di coalizione nato a febbraio traballa dopo il lungo braccio di ferro con Ennhada
A Tunisi dicono che era nell’aria, un’aria pesante da settimane. Dopo un lungo braccio di ferro con il partito islamico Ennhada, che chiedeva cambiamenti nel governo e accusava il primo ministro di corruzione. il premier Elyes Fakhfakh si è dimesso. Ennhada, la Fratellanza Musulmana tunisina e la prima forza politica in parlamento, aveva depositato in aula una mozione di sfiducia contro l’esecutivo firmata dalla coalizione islamista al-Karama, da alcuni indipendenti e da Qalb Tunes, il partito populista fondato dal patron di Nessma Tv Nabil Karoui e tra i più acerrimi nemici di Fakhfakh.
Deflagra così la crisi strisciante da tempo nel piccolo Paese nordafricano, l’unico sopravvissuto agli scossoni delle primavere arabe e incanalatosi in una transizione democratica. La pandemia ha messo a nudo le difficoltà di un’economia che nonostante gli forzi della politica non si è mai davvero ripresa dagli scossoni politici del 2011 e dagli attentati del 2015, e le cui più rosee speranze erano riposte nella ripresa del turismo, un settore che, sulla carta, contribuisce a oltre il 14% del Pil nazionale.
Commenta per primo.