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Politica sotto l'ombrellone: intervista con Cesare Sassolini esponente di Forza Italia

Pronti per il "ribaltone" alle prossime amministrative a Città di Castello

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Da 24 anni consecutivi, siede sugli scranni consiliari della minoranza a Città di Castello. Un vero e proprio record, quello detenuto da Cesare Sassolini, 53 anni, in politica dal 1997 con Alleanza Nazionale (della quale è stato anche segretario cittadino), poi PdL e adesso Forza Italia, del quale è capogruppo. Per la quinta legislatura di fila, è consigliere comunale e alla sesta manca davvero poco. Con Sassolini, analisi della situazione a livello sia nazionale che locale.

Sassolini, quali sono le insidie principali per la tenuta di questo governo?

“Un comparto economico in crisi, che stenta nel ripartire perché questo governo non è assolutamente idoneo per la gestione della situazione dopo il Covid-19. Pensiamo soltanto a quelle aziende e a quelle partite Iva che prima dell’emergenza erano riuscite a rimettersi in carreggiata e che adesso sono di nuovo bloccate perchè di annunci ve ne sono tanti e di fatti pochi. Si parla di “recovery fund”, di soldi che debbono arrivare dell’Europa e poi c’è di mezzo anche una burocrazia che ingessa tutto. Come se tutto ciò non bastasse, si continua a discutere sulle chiusure parziali invece che intervenire a tutela della salute: prolungamento dell’emergenza a fine anno o a fine ottobre, facendo circolare messaggi che non trasmettono ottimismo”.

Esiste ancora nella politica italiana un “fattore Renzi”, considerando il ruolo da lui rivestito in questi ultimi anni?

“Matteo Renzi sfrutta indubbiamente la posizione di ago della bilancia che ancora gli consente di fare la differenza in sede di voto con i suoi parlamentari. È altrettanto vero, però, che si sta anche guardando intorno per acquisire un peso centrale su una futura compagine politica a sua volta orientata verso il centro. Comunque sia, per l’attuale governo rimane una spina nel fianco e – per dirla alla Pirandello – è il classico personaggio in cerca d’autore”.

L’esito delle elezioni regionali di settembre potrà influire sulla sopravvivenza di questa alleanza di governo?

“Il momento politico attuale non mi sembra purtroppo di alto valore istituzionale. Di fronte a un cambiamento della maggioranza, vedrei opportuno un ritorno alle urne, ma sappiamo bene che sia il Movimento 5 Stelle che il Pd tengono duro: il primo perché teme di perdere una bella massa di voti, il secondo perché è consapevole della sua non crescita. E allora, i rappresentanti dell’uno e dell’altro partito hanno una forte tendenza a conservare la poltrona per motivi strettamente personali. È questa la verità di fondo. In un Paese normale, con una simile situazione si sarebbe già tornati al voto”.

Scendendo in ambito più locale, come valuta nei primi mesi l’operato della giunta regionale umbra presieduta da Donatella Tesei?

“Abbiamo visto che anche gli ultimi sondaggi stanno dalla parte della governatrice Tesei, al terzo posto nella speciale graduatoria dei presidenti di regione più amati dagli italiani. Nonostante abbia ereditato una situazione molto difficile sui versanti della sanità e dei rifiuti, debbo dire che si sta muovendo bene e con una squadra di assessori all’altezza della situazione: quelle di Roberto Morroni all’agricoltura e di Luca Coletto alla sanità mi sembrano ottime scelte. Si avverte aria di cambiamento rispetto al passato e ce n’è bisogno anche per garantire un rilancio al territorio dell’Altotevere”.

Meno di un anno alle elezioni comunali a Città di Castello, dove la parola “ribaltone” sembra tradursi nell’aggettivo “impossibile”. In che modo si può scardinare una tradizione di centrosinistra che sembra aver mantenuto solide radici anche in un momento nel quale anche una delle regioni storicamente “rosse” ha finito con il cambiare colore?

“Credo che se il governo centrale continuerà a comportarsi in maniera non adeguata a scapito dell’economia e dei lavoratori e a non abbassare le tasse, anche a Città di Castello il malumore finirà con il prendere campo e ciò potrà non agevolare le amministrazioni locali che rappresentano quello schieramento politico. Il centrodestra può approfittare dei demeriti degli avversari”.

A patto che sia unito e con un candidato sindaco forte?

“A patto che abbia soprattutto le idee chiare e una volontà percepita di unità di intenti per affrontare le grandi questioni locali, a cominciare dall’economia, oggi asfittica. Rispetto al centrosinistra, nelle cui file vi sono figure che da sempre vivono di politica, nel centrodestra vi sono persone con più esperienza in mezzo alla società, il che non mi sembra poco. Per l’individuazione del candidato sindaco i tempi sono prematuri, ma è anche vero che stiamo già lavorando su una “rosa” di nomi di altissimo livello”.              

Redazione
© Riproduzione riservata
15/07/2020 09:17:16


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