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Quale futuro per l'occupazione ad Arezzo?

Le filiali ex Banca Etruria verso un nuovo "padrone"?

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Dopo la levata di scudi della FABI e la contestuale richiesta di chiarimenti su numeri che sembravano troppo incerti, UBI Banca ha affermato che la revisione del Piano industriale prevede un nuovo assunto, ogni due prepensionamenti (circa 2mila) – e non uno su tre, come sembrava -, prepensionamenti che saranno volontari e attuati grazie al Fondo Esuberi del settore bancario. Non solo, anche Banca Intesa ha ritenuto opportuno ribadire che, se va in porto l’aggregazione con UBI e la vendita di filiali a Bper, gli esuberi di personale saranno 5mila, ma con 2.500 nuove assunzioni.

Da questo quadro nazionale, vogliamo fare due considerazioni di carattere locale, partendo dall’occupazione. Delle nuove assunzioni annunciate dal Gruppo UBI (circa mille, sui quasi ventimila dipendenti), ce ne aspettiamo una congrua parte nella provincia di Arezzo, almeno qualche buona decina. Una terra, la nostra, che sta dando un evidente contributo ai risultati del Gruppo, come sovente e giustamente ribadito anche dal responsabile della Macroarea Toscana-Umbria-Lazio Cristian Fumagalli.

Stessa cosa ci aspettiamo da Banca Intesa, qualora andasse in porto l’aggregazione di UBI Banca, dopo il lancio – dal 6 al 28 luglio – dell’Offerta pubblica di scambio. Non solo, ma da Intesa ci aspettiamo anche altri chiarimenti, pur sapendo che siamo ancora ad un momento molto generale dell’Ops.

Grazie anche a ottimi accordi sindacali, UBI Banca - dopo aver acquisito il Gruppo BancaEtruria a fine 2017 – mantenne pressoché immutata la presenza di filiali nella nostra provincia (oggi 36 filiali), come anche l’occupazione (circa 650 dipendenti); non riuscimmo ad ottenere la sede della Macroarea, che andò a Roma, però mantenemmo una direzione territoriale e  alcuni uffici della stessa Macroarea; ottenemmo una importante sede di UBISS – Sistemi e Servizi e sedi distaccate, della direzione generale di UBI, in via Calamandrei e in Corso Italia. Insomma, mantenemmo quasi inalterata nella nostra provincia l’occupazione che c’era ai tempi Etruria.

Ora, ci piacerebbe sapere da Banca Intesa e anche da BPER, cosa intenderebbero fare in caso di successo dell’Ops, in merito: all’occupazione, alla sorte delle filiali ex Etruria, quante e quali passerebbero all’una o all’altra banca e con quali criteri; progetti su eventuali direzioni territoriali in città o centri autonomi, progetti su UBISS, su Iwbank e su tutti gli uffici UBI presenti in Arezzo. Insomma, non sarebbe male cominciare a far capire alla FABI di Arezzo, ai sindacati tutti,

alle istituzioni, alla politica, alle categorie economiche e ai clienti, che valore potrebbe avere la provincia di Arezzo nel progetto Intesa/Bper.

La FABI, il primo sindacato nel settore bancario, è pronta ad affrontare ogni situazione industriale, ma pretende chiarezza da tutti gli interlocutori bancari.

Redazione
© Riproduzione riservata
05/07/2020 12:26:01


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