La Cig Covid costa 5 miliardi al mese, il rebus del governo
A maggio chieste 849 milioni di ore di cassa integrazione (9 milioni nel maggio 2019)
All’Inps, ai ministeri di Economia e Lavoro e a Palazzo Chigi la preoccupazione per l’esplosione dei costi della cassa integrazione cresce giorno dopo giorno. Parliamo dell’ammortizzatore sociale più conosciuto e diffuso, quello che assicura ai lavoratori dipendenti di aziende in crisi una indennità che nella migliore delle ipotesi può arrivare a 1200-1300 euro al mese, e che viene pagato in parte dalla fiscalità generale e in parte dalle aziende, con un prelievo legato al salario dei propri dipendenti. Come si sa, questo ammortizzatore sociale non copre tutti i settori produttivi e tutti i tipi di azienda, tanto è vero che all’inizio dell’emergenza coronavirus il governo ha dovuto “inventare” la cassa integrazione Covid (da 940 euro al mese) per dare una rete di sostegno a tutti i lavoratori di tutte le aziende, compresi quelli non garantiti dalla Cig classica. A quanto si è visto in questi mesi di emergenza, la maggioranza delle imprese ha cercato di ricorrere proprio alla Cig Covid, che non costa un euro al datore di lavoro. E anche le aziende più importanti in crisi industriale conclamata (un esempio su tutti, l’acciaieria ex-Ilva ora ArcelorMittal a Taranto) hanno abbandonato la Cassa integrazione tradizionale per utilizzare la Cig Covid
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