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Maxi frode fiscale, fra i beni sequestrati anche un’opera di Picasso

Milano, “ingegnere fiscale” del Veneziano condannato a 10 anni e 7 mesi

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C’era anche il “Dédicace datée du 22.5.66” di Pablo Picasso (nella foto) nel suo patrimonio da 20 milioni di euro. Oltre a dipinti di Lorenzo De Caro e del Nicoletto, sculture, argenteria, pendoli e orologi antichi, risalenti al XVII e XVIII secolo, due lussuose ville e 20 mila metri quadrati di terreni in Sardegna. Tutti questi beni messi sotto sequestro dagli investigatori del Gico del Nucleo di polizia economico finanziaria della gdf di Milano, appartenevano ad Alessandro Jemoni, ingegnere meccanico di 53 anni, definito “ingegnere fiscale”. Nato a San Donà di Piave, Venezia, ufficialmente residente in Lussemburgo, ma che da tempo viveva a Milano, dopo aver lavorato alla Cariplo Bank, si era messo in proprio. E si era specializzato, secondo gli investigatori, nella creazione di schermi fiscali all’estero dove trasferire fittiziamente i patrimoni dei suoi clienti per evadere le tasse. 

Le accuse
Con le accuse di associazione per delinquere transnazionale, emissione di fatture false, frode fiscale, trasferimento fraudolento di valori, appropriazione indebita aggravata, la settimana scorsa, Jemoni è stato condannato a 10 anni e 7 mesi di carcere in primo grado dal Tribunale di Milano. Le indagini, condotte anche dai finanzieri di Verbania, hanno permesso di accertare l’esistenza di un’associazione, con a capo Jemoni, e interessi in Italia, in Lussemburgo, in Svizzera e in Gran Bretagna, dedita al riciclaggio di ingenti proventi derivanti da evasione fiscale, realizzata mediante la costituzione di società estere aventi sede anche in paradisi fiscali.

Il trust

L’enorme patrimonio di Jemoni era confluito in un trust del Jersey amministrato da una trustee company lussemburghese, e i pregiati assets erano pervenuti al trust mediante una società anonima di diritto lussemburghese - temporalmente succeduta a una fondazione del Liechtenstein - il cui capitale sociale era interamente posseduto da due società di capitali italiane con sede a Milano, proprio nell’appartamento dell’ingegnere, che risultava iscritto al registro degli italiani residenti all’estero (Aire) dal 1992. Dopo complessi accertamenti bancari e anche grazie al continuo scambio di dati e informazioni con l’Organismo lussemburghese, per via della pericolosità economico finanziaria del 52enne, è stata decisa la misura di prevenzione. Il sequestro «consente di confermare - scrive il procuratore Francesco Greco in una nota - che, a oggi, l’investimento in opere d’arte rappresenta una delle più efficaci, ricercate e remunerative strategie di riciclaggio di proventi illeciti riscontrate in ambito internazionale».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
05/06/2020 14:23:17


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