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Trudeau fa sponda con Merkel, nasce un fronte contro la Russia nel G7

E anche Boris Johnson frena. Mosca esclusa dopo l'annessione della Crimea

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La vicenda del G7 allargato alla Russia – raccontata da La Stampa due giorni fa –rischia di diventare una ulteriore, grave complicazione geopolitica per il posizionamento dell’Italia nel mondo. Rinviando l’incontro dei 7 grandi (a causa della pandemia, ma certo anche colpito dal no di Angela Merkel), Trump aveva detto che avrebbe invitato a settembre anche la Russia (assieme a India, Corea del sud, Australia). Qualcosa che chiaramente non è piaciuto a quello che inizia a configurarsi come un fronte di leader contrari a far entrare la Russia fino a quando non avrà dato chiari segni di rispettare gli accordi di Minsk, e di aver cambiato rotta sulle guerre di aggressione sul suolo europeo, e sulle pesanti campagne di interferenza estera in occidente a suon di hacking, leaks e disinformation.

Ieri – un po’ a sorpresa, considerando le forti e documentate amicizie russe di tanti brexiters, da Nigel Farage ad Arron Banks, fino allo stesso premier Boris Johnson – un portavoce ufficiale di Downing Street ha sottolineato che l'invito di leader «non membri» è prerogativa di Trump in quanto presidente di turno, ma una riammissione a pieno titolo di Mosca è considerata prematura da Londra, e tra l’altro andrebbe approvata all'unanimità. «Vedremo i dettagli di ciò che gli Stati Uniti stanno proponendo», ha detto Downing Street. «È consuetudine per il paese che detiene la presidenza del G7 invitare altri leader a partecipare come ospiti al vertice». Ma ha poi precisato seccamente che «la Russia è stata rimossa dal gruppo di nazioni del G7 in seguito alla sua (2014) annessione della Crimea e non abbiamo ancora visto prove di un comportamento modificato che giustificherebbe la sua riammissione. Dunque non sosterremmo che venga riammesso come membro del gruppo».

In rapida sequenza si è pronunciato quindi il leader che è ormai la sponda nordamericana più affidabile per Angela Merkel, il canadese Justin Trudeau (nella foto). Trudeau, già alla rielezione di Putin per altri sei anni (nel 2018), si era espresso in maniera molto dura contro le operazioni di disinformazione e di sovversione online della Russia, e aveva invitato pubblicamente Putin ad avere «un ruolo più positivo» nel mondo. Ieri è stato molto chiaro nel no: «La Russia era stata esclusa dal G7 dopo aver invaso la Crimea diversi anni fa e il suo continuo e ostentato mancato rispetto delle leggi e delle norme internazionali è il motivo per cui resta fuori dal G7 e continuerà a restarci». Il G7, ha ricordato Trudeau, «è sempre stato un luogo per conversazioni franche con alleati e amici che condividono molte cose. Questo è certamente ciò che spero di continuare a vedere».

Con la contrarietà, considerata scontata da tutti gli analisti, di Angela Merkel – che di recente al Bundestag ha denunciato gli hackeraggi da parte del GRU, i servizi segreti militari russi di due delle sue caselle mail – comincia a delinearsi un fronte contrario al ritorno della Russia, con cui Trump dovrà fare i conti anche qualora, come è probabile, decidesse di tirare dritto con l’invito a Vladimir Vladimirovic. Il G7 alla Casa Bianca rischierebbe a quel punto di trasformarsi nella plastica fotografia di un mondo occidentale spaccato e diviso, con leader freddissimi tra loro, e con soddisfazione massima per Mosca, e incidentalmente anche Pechino: se però Trump considera con simpatia la prima (anche ieri, in piena pandemia, si è trattenuto a lungo al telefono con Putin, a parlare del coronavirus ma anche di questioni energetiche: e la telefonata è stata riferita dal Cremlino), è vero l’opposto per la Cina. In tutto questo, cosa conta di fare l’Italia del governo Conte2?

Proprio in Canada, nel 2018, c’era stato il G7 in cui Trump – facendo quello che fu giudicato, da molti capi di governo e osservatori internazionali, un salto in avanti –chiese la riammissione della Russia nel gruppo. Finì per trovarsi quasi totalmente isolato tra i paesi occidentali, e quel “quasi” fu dovuto al fatto che Conte – allora all’esordio sulla scena internazionale, in piena estasi filorussa, sua e dei suoi due alleati, Lega e M5S – si spinse a dichiarare ufficialmente: «Sono d'accordo con il presidente Donald Trump: la Russia dovrebbe rientrare nel G8». La cosa aveva irritato alcuni dei nostri partner europei. Era il Conte1, che poi ha cambiato un po’ faccia nel Conte2, ma a Mosca si erano segnati con piacere quelle dichiarazioni nel 2018, e anche Putin fece trapelare il suo apprezzamento per questa posizione italiana di allora. Oggi le cose sono diverse, si sono affrettati a far filtrare dal governo italiano: l’Italia è più scettica sull’ingresso della Russia. Trump però gradirebbe un “Giuseppi” smarcato sull’invito alla Russia nel G7, e riallineato alla Cancelliera? Una delle non poche contraddizioni che stringono l’ex avvocato del popolo nella difficile stagione del coronavirus.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
02/06/2020 14:19:03


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