L'82% delle imprese riaperte, ma un ristorante su 4 è chiuso
“Si rischia la tempesta perfetta”, avverte il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli
"Gli imprenditori hanno volontà di riaprire nonostante le difficoltà, ma c'è il rischio di una tempesta perfetta", afferma il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli (nella foto), a commento della ricerca diffusa a due settimane dalla Fase 2. "Da una parte i pesanti costi della Fase 2 e le poche entrate- spiega Sangalli - dall'altra una crisi di liquidità che persiste e si aggrava e che richiede che le misure previste dal decreto Rilancio siano attuate al più presto. Serve meno burocrazia e una accelerazione delle iniziative anticrisi dalla quale dipende la ripartenza”
Aspettative deluse
Le dolenti note dell’indagine di Confcommercio emergono in particolare dall'autovalutazione degli imprenditori intervistati sul giro d'affari: già nella prima settimana la media dei giudizi si collocava largamente al di sotto della sufficienza. Nella settimana successiva questi timori si confermano: il 68% degli imprenditori dichiara che i ricavi delle prime due settimane sono inferiori alle aspettative, quando già le aspettative stesse erano piuttosto basse. La stima delle perdite di ricavo rispetto ai periodi ''normali'' per oltre il 60% del campione è superiore al 50%, con un'accentuazione dei giudizi negativi nell'area dei bar e della ristorazione, segmento dove si concentrano maggiormente perdite anche fino al 70%. Solo due quinti delle micro-imprese presenta addetti e, quindi, solo questa frazione avrebbe avuto necessità della cassa integrazione guadagni (cig) in deroga.
Crisi di liquità
Specularmente, il ricorso a ulteriori prestiti è prevedibilmente piuttosto rarefatto. Le imprese di minori dimensioni, avendo perso per oltre 2 mesi quasi il 100% del fatturato non hanno convenienza a contrarre ulteriori prestiti i quali andrebbero ripagati con un reddito futuro la cui formazione appare oggi molto incerta. Le valutazioni conclusive sono fortemente negative. Fin qui, nell'esplorazione delle due indagini, svolte a distanza di una settimana, emerge una significativa oscillazione dei giudizi tra la voglia di tornare a fare business e percezioni piuttosto cupe sull'andamento dei ricavi, il tutto condito da un esplicito orientamento delle imprese volto a smussare l'impatto delle difficoltà e dei problemi.
Ricavi dimezzati
Oltre la metà delle imprese che hanno riaperto stima una perdita di ricavi che va dal 50 fino ad oltre il 70%. Delle quasi 800 mila imprese che hanno rialzato la saracinesca il 94% riguarda abbigliamento e calzature, l'86% altre attività del commercio e dei servizi. Tra le misure di sostegno ottenute, rileva l'indagine Confcommercio-Swg, il 44% delle imprese ha beneficiato di indennizzi, come il bonus di 600 euro, ma è ancora estremamente bassa la quota di chi ha ottenuto prestiti garantiti o fruito della cassa integrazione. I dati riferiti ad un universo di imprese, prevalentemente micro-imprese fino a 9 addetti, indicano come sia senz'altro favorevole la circostanza che le aperture crescano dalla prima alla seconda settimana, ma costituisce un segnale negativo, invece, che il 18% delle imprese che potevano riaprire non l'abbia ancora fatto; questa percentuale sale al 27% nell'area bar e ristoranti. I motivi della mancata riapertura riguardano soprattutto l'adeguamento dei locali ai protocolli di sicurezza sanitaria. In generale, tra le imprese che hanno riaperto, la gestione dei protocolli di igienizzazione-sanificazione e la riorganizzazione degli spazi di lavoro sono state condotte con successo e senza particolari difficoltà, sebbene nella seconda settimana emerga qualche problema aggiuntivo rispetto alla settimana precedente.
Crinale
Le organizzazioni del settore segnalano da tempo al governo una situazione insostenibile. Secondo Lorenzo Tagliavanti, presidente della Camera di Commercio di Roma e di Unioncamere Lazio: “Siamo sul crinale e abbiamo bisogno di fiducia, intelligenza e tenacia per affrontare questa ripartenza a lento rilascio”. Oltre alle strategie aziendali (“taglio dei costi, lavoro digitale, messa in sicurezza dei locali, e riorganizzazione delle modalità di vendita”) nella fase 2, sottolinea Tagliavanti, “le istituzioni devono continuare a incoraggiare e rafforzare quella trasformazione digitale delle imprese che è è un'azione cruciale sia in questo momento di drammatica crisi, sia soprattutto per il prossimo futuro”. La congiuntura, aggiunge Tagliavanti, è “molto difficile e complessa, ma le imprese sono impegnate a rimettersi in moto: dopo una fase così lunga di stallo, sono emerse difficoltà e preoccupazioni, quindi occorre superare in fretta intoppi burocratici e alcune inefficienze ricreando fra imprenditori, consumatori e famiglie condizioni favorevoli”. E conclude, riferendo i dati dell’Osservatorio Cciaa, “il 70,8% delle imprese ha avuto una riduzione del fatturato di oltre il 30% nel periodo di lockdown, il 21,9% ha avuto una riduzione fino al 30%, mentre solo il 5,5% non ha avuto riduzioni del fatturato e appena l'1,8% ha registrato un aumento”.
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