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Open Arms, no al processo a Salvini

Iv non vota e due dissidenti dei Cinquestelle votano no: finisce 13 a 7

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È arrivato il primo verdetto sul caso Open Arms e Salvini è pronto a tentare il rimbalzo nei sondaggi che lo vede in picchiata. La Giunta per le Immunità del Senato ha respinto la richiesta del tribunale di Palermo di processare Matteo Salvini per il caso Open Arms. La votazione è finita 13 a 7. Sono stati solo sette i voti contrari alla relazione e quindi favorevoli al processo: uno del Pd, uno di Leu, quattro su cinque del M5S e l'ex grillino Gregorio De Falco. No alla richiesta di autorizzazione a procedere, invece, dai cinque senatori della Lega, dai quattro di FI, dell'esponente di FdI e delle Autonomia Durnwalder: a questi si è aggiunto il voto della pentastellata Alessandra Riccardi e dell'ex grillino Mario Giarrusso. A cambiare gli equilibri complessivi sono stati i tre senatori di Italia viva che hanno deciso di non partecipare al voto. La parola finale spetterà comunque all'Aula, che entro fine giugno dovrà pronunciare il verdetto definitivo. Il colpo di scena è arrivato in mattina con i senatori renziani che hanno annunciato il loro forfait in Giunta sul presunto «sequestro» dei 164 migranti imbarcati nella Open Arms. Il senatore Francesco Bonifazi ha spiegato che «Iv ha deciso di non partecipare al voto e di rimettersi all’aula: non c’è stato il tempo di fare un’istruttoria seria, come avevamo richiesto sia in questo caso che nella precedente vicenda Gregoretti. Dal complesso delle documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex ministro dell’Interno dei fatti contestati». In sostanza il premier Conte sapeva, seguiva e interloquiva con Salvini, come sostiene lo stesso Salvini. Era così venuta meno la maggioranza che sulla carta aveva 13 voti. La differenza l’hanno fatto i grillini dissidenti diventati ago della bilancia. E Salvini li ringrazia per avere deciso «liberamente», senza che lui abbia chiesto nulla. Rimarcando che tutto il governo era d’accordo con la sua decisione di tenere a bordo i migranti, anche quella parte dei 5 stelle, da Conte a Di Maio, che ha sempre detto di non essere stata messa al corrente. «Era nel programma comune, era nell’azione del governo, erano blocchi concordati per svegliare l’Europa», sostiene il leghista che vince la prima mano della partita sulla vicenda dei migranti rimasti 19 giorni, dal 1 al 20 agosto dello scorso anno, al largo di Lampedusa. 

Era il periodo in cui l’ex ministro dell’Interno mieteva consensi, portando il suo Carroccio in versione nazionale a raggiungere vette di consenso attorno al 34%. Tempi lontani se si pensa che oggi nei sondaggi la stessa Lega è posizionata quasi dieci punti in meno, rimanendo comunque sempre il primo partito italiano. Ora l’ex ministro dell’Interno attende il voto dell’aula dove i numeri, sempre sulla carta, non dovrebbero essere a suo vantaggio, ma rimane sempre l’incognita su come si comporteranno Renzi e i suoi senatori. Intanto Salvini esulta, ringrazia e mette  in canna la sua artiglieria, per quanto spompata in questi tempi di lockdown e post-lockdown: sfruttare al massimo la vicenda del voto di oggi in giunta per rilanciare la sua immagine e quella del partito, puntando sulle due M: migranti e magistratura. Migranti per rinfrescare la memoria agli italiani che sono stati e sono molto sensibili alla lotta contro l’immigrazione clandestina e alle manieri forti; magistratura che lo perseguiterebbe, che chiede di processarlo, che vorrebbe colpirlo, divisa in fazioni politiche. E qui gli vengono in soccorso le intercettazioni dell’ex pm Luca Palamara contro di lui e il mercato delle vacche in cui le correnti si dividono i posti per fare carriera. La bufera sulla magistratura e lo scandalo del Csm sono temi da cavalcare alla grande per il capo leghista. «MI aspetto che colui che comanda il Csm, ovvero il presidente della Repubblica Mattarella, lo sciolga perché dopo quello che abbiamo letto, qualche dubbio che la giustizia sia uguale per tutti viene e dunque serve una rinomina con un’estrazione a sorte per tagliare il sistema di potere della magistratura e dare fiato a tanti magistrati liberi». Dunque, il Csm andrebbe azzerato e quando il centrodestra andrà al potere, promette Salvini, verrà fatta «una vera riforma della giustizia in nome del popolo italiano».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
26/05/2020 19:42:26


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