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Cinque domande con...Ginevra Comanducci presidente del consiglio comunale di San Giustino

Studentessa che riesce a conciliare la politica con gli impegni universitari

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Studentessa della facoltà di Giurisprudenza all’Università di Perugia, investita allo stesso tempo di un importante ruolo istituzionale. La giovanissima Ginevra Comanducci di Selci Lama (versante Selci), eletta alle comunali del maggio 2019, ricopre la carica di presidente del consiglio comunale di San Giustino, che abbina da un anno con gli impegni universitari. Il coronavirus ha portato novità anche in quest’ultimo ambito.

Presidente Comanducci, anche se Alta Valle del Tevere e Umbria sono uscite sostanzialmente bene dalla “fase 1”, c’è sempre un rovescio della medaglia. Quale?

“Sì, diciamo intanto che i contagi sono stati da noi molto inferiori, specie se rapportati con quelli registrati in regioni come la Lombardia, ma è ovvio che non si debba allentare l’attenzione. È chiaro che, anche se la situazione sanitaria stesse migliorando come sembra e come tutti auspichiamo, vi sono le altre conseguenze sul tavolo, vedi per l’Umbria il rilancio di un settore vitale come il turismo; presto verrà ripristinata la mobilità fra le regioni, per cui speriamo in un graduale ritorno dei flussi, giocando anche sul fatto che le nostre zone potrebbero essere le più ambite, poiché ideali per chi ama natura, sentieri e cammini”.

Per una studentessa universitaria come Lei, quali sono state le implicazioni sorte in questi due mesi e mezzo?

“E’ stato un periodo strano e particolare per chi frequenta e fa vita universitaria. Ho seguito le lezioni a distanza e, nonostante l’ateneo di Perugia si sia ben attrezzato, qualche difficoltà rimane pur sempre; a fine mese, anch’io dovrò sostenere il colloquio di esame per via telematica dalle stanze di casa. Una situazione comunque alienante. Le misure messe in piedi dal governo Conte, per un pacchetto totale di un miliardo e 45 milioni di euro, dimostrano se non altro la volontà di garantire il diritto allo studio, se si pensa che una parte della somma servirà per abbassare le tasse e un’altra per le borse di studio. L’importante è che quanto previsto venga poi tradotto in pratica. Mi immagino, anche per chi ha potuto fare ricorso allo “smart working”, i problemi di quelle famiglie nelle quali c’erano magari tre persone a dividersi un solo computer. È chiaro che si siano dovute singolarmente attrezzare”.

I prossimi 15-20 giorni saranno quelli decisivi per poter ipotizzare prospettive migliori?

“Sì, anche perché gli effetti positivi dell’allentamento del “lockdown” si stanno manifestando già ora, dal momento che siamo arrivati alle due settimane di distanza dal 4 maggio. Avevo in parte criticato la “fase 2” (definita da me personalmente una sorta di fase “uno e mezzo”), ritenendola poco coraggiosa, però mi sto rendendo sempre più conto di quanto ancora vi fosse stato da fare per evitare di vanificare tutta la buona volontà che avevamo messo da marzo a oggi. Capisco anche le esigenze di zone come le nostre, che avrebbero avuto ragione di pretendere una maggiore flessibilità negli spostamenti (superando i rigidi confini di regione), ma è pur vero che anche l’ultimo decreto contiene dettagli poco chiari sulla definizione dei congiunti e sul concetto di pratica sportiva e ludica all’aperto, per cui anche chi deve eseguire i controlli potrebbe incappare in qualche errore di interpretazione delle norme”.

A quando il ritorno alla normalità?

“Se si intende per essa il recupero della situazione pre-Covid, dico che decisiva sarà l’uscita del vaccino o di una cura efficace: tutto è quindi nelle mani degli scienziati, anche se penso che bisognerà attendere la primavera del 2021. E comunque, si tratta di un virus del quale non conosciamo ancora appieno il comportamento, per cui dobbiamo capire cosa succederà: siamo quindi costretti a navigare a vista, convivendo con mascherine e distanziamenti”.

Cosa ci ha insegnato questo periodo di ristrettezze e sacrifici?

“Ad aver riscoperto il valore della libertà. Prendo la frase di Piero Calamandrei: “La libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Terminata questa fase, ce ne riapproprieremo con un altro spirito, assieme alla socialità e alla convivialità. E poi, dovremo fare un’attenta riflessione sia sul ruolo dell’Europa - che così concepita ha dimostrato di non funzionare e di conseguenza dovrà darsi una risposta chiara per il futuro, pena la morte del grande progetto – sia sulla globalizzazione, che anch’essa non ha ragione di esistere se viene intesa come sovranismo. Le pandemie non si risolvono in ambito nazionale, né tantomeno con un atteggiamento nazionalista, ma collaborando tutti assieme, perché il virus ha dimostrato di non aver preferenze o discriminazioni di sorta sui luoghi nei quali colpire”.   

Redazione
© Riproduzione riservata
18/05/2020 08:58:50


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