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Fca, Manley: Supereremo questa crisi

Primo trimestre in rosso di 0,5 miliardi. La fusione con Psa procede

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L'emergenza coronavirus cala come un macigno sui conti del primo trimestre di Fiat Chrysler Automobiles, così come su quelli di tutti i grandi gruppi delle quattroruote. Fca chiude il primo quarto dell’anno con una perdita netta di 1,7 miliardi di euro. La perdita netta adjusted è di 0,5 miliardi di euro. Nonostante l'effetto significativo del Covid-19 l'ebit adjusted è positivo.

L’amministratore delegato Mike Manley lancia comunque un segnale di speranza e fiducia. «In queste avversità senza precedenti Fca ha sempre dato priorità alla salute e alla sicurezza delle proprie persone e comunità. La pandemia ha avuto e continua ad avere un impatto significativo sulle nostre attività. Ho piena fiducia che, grazie all'esperienza dei nostri leader e alla dedizione dei nostri dipendenti, saremo in grado di attraversare questa crisi emergendone ben posizionati per crescere e prosperare».

In questo quadro vanno registrati due annunci significativi. Il primo è che a causa del protrarsi dell'incertezza sulle condizioni di mercato e delle restrizioni all'operatività in Italia e nel mondo sull'evolversi della pandemia il gruppo presieduto da John Elkann ha ritirato la "guidance" per il 2020, ossiai target previsti. Un aggiornamento verrà fornito più avanti, forse con i conti del secondo trimestre.

La seconda  è che nonostante il coronavirus e questa situazione inattesa e senza precedenti, Fca e Groupe Psa vanno avanti sulla fusione. «Rimaniamo impegnate - dicono in Fca - e alla fusione paritetica (50/50) volta alla creazione di un leader mondiale nella mobilità. Insieme, continuiamo a portare avanti i diversi filoni di attività finalizzati alla fusione e confermiamo l'impegno a chiudere l'operazione entro la fine del 2020 o all'inizio del 2021».

Tornando ai conti, le consegne globali complessive di Fca nel primo trimestre sono 818.000, in calo del 21% «per la sospensione temporanea della produzione in tutte le Regioni e la caduta della domanda a livello globale». I ricavi ammontano a circa 20,6 miliardi di euro, in calo del 16%.

La liquidità disponibile di Fca, comunque, è pari a 18,6 miliardi di euro a fine trimestre, inclusiva di una linea di credito revolving da 6,25 miliardi di euro che è stata interamente utilizzata in aprile. Inoltre, sempre nel mese di aprile, la liquidità è stata ulteriormente rafforzata con una linea di credito aggiuntiva da 3,5 miliardi di euro, attualmente inutilizzata. «Il gruppo - spiega Fca - continua a valutare tutte le opzioni di finanziamento e si aspetta di accedervi con tempi e modalità ragionevoli al fine di rafforzare ulteriormente la struttura patrimoniale e incrementare la liquidità per ottimizzare la flessibilità finanziari».

Fca sta affrontando ora la fase di ripartenza iniziata in Estremo Oriente e in Italia. «Considerando il riavvio con successo in Cina delle attività nella nostra joint venture e della rete di vendita e la ripresa della produzione nel nostro impianto di veicoli commerciali di Atessa il 27 aprile scorso, operativo al 70% della sua capacità - sottolinea -  siamo confidenti sulle nostre prospettive. Nelle altre Regioni il riavvio della produzione sarà graduale e allineato alla domanda del mercato. Anche il ritorno al lavoro negli uffici e sedi è iniziato e proseguirà gradatamente, con un parallelo ampio ricorso al lavoro in remoto. Il team alla guida di Fca ha messo in atto misure rapide e decisive a tutela dei dipendenti e delle comunità operando nel contempo per proteggere la capacità reddituale e la liquidità del gruppo».

A Torino come a Detroit ricordano, infine, che Fca sta facendo la sua parte nella lotta alla pandemia. «Facciamo leva sulle nostre risorse e ingegno per fornire un'ampia gamma di iniziative a supporto delle comunità in tutte le Regioni. Stiamo producendo mascherine facciali per operatori sanitari e primi soccorritori, con oltre 1 milione di pezzi consegnati. Stiamo inoltre collaborando con produttori di apparecchiature medicali in Italia e negli Stati Uniti per supportare la produzione di ventilatori polmonari, altre attrezzature medicali e dispositivi di protezione individuale. Il gruppo ha anche finanziato borse di studio per l'accesso a scuole di medicina, creato un ospedale da campo in Brasile e altri due sono in costruzione sempre in Brasile e in Argentina, oltre ad aver fornito supporto finanziario per iniziative quali la fornitura di un milione e mezzo di pasti a bambini bisognosi».

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
05/05/2020 14:41:36


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