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Cinque domande con... Claudio Marcelli sindaco di Pieve Santo Stefano

Il primo cittadino pievano risponde alle domande della nostra redazione

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La nostra rubrica “Cinque domande con” prosegue incontrando la figura di Claudio Marcelli, sindaco di Pieve Santo Stefano: con lui abbiamo parlato dell’attuale situazione legata all’emergenza sanitaria del Covid-19; una panoramica sia locale che nazionale commentando anche le scelte fatte in queste settimane dal Governo.

·        Qual è la situazione reale di Pieve? Pensa che abbiamo toccato il picco?

“In questo momento sono cinque i casi di Covid-19 presenti nel nostro Comune: sono tutte persone che stanno comunque bene, legate a catene già note indagate a fondo dall’azienda sanitaria. Non hanno avuto grossi problemi, fatta eccezione di un soggetto che ha registrato qualche linea di febbre. Stanno rispettando la quarantena e li sento tutte le mattine attraverso whatsapp. Possiamo ritenerci moderatamente ottimisti in questo momento. Non so se abbiamo raggiunto il picco, soprattutto in Toscana dato che da alcune comunicazioni si percepisce che sarà una delle ultime Regioni ad uscire da questo tunnel. I numeri stanno calando, forse mi viene da dire che siamo davvero nelle fase discendente: questo, però, non vuol dire che dobbiamo abbassare la guardia”.

·        Si è fatto un’idea di come possa essersi generata l’epidemia del Coronavirus?

“Voglio subito dire che io non sono per i complotti. Credo che l’umanità nei secoli sia sempre stata attraversata da epidemie: più l’uomo si è evoluto e più epidemie ci sono state. Diciamo che il Coronavirus è arrivato in Italia come un fulmine, prima sembrava una semplice influenza mentre poi ci siamo accorti che era qualcosa di ben più importante e grave”.

·        E’ soddisfatto di come si è mosso il Governo in questa emergenza?

“Sostengo che al presidente Giuseppe Conte peggio esperienza di così non le poteva capitare. Quindi, in parte, ce l’ho nel cuore. Debbo, però, sottolineare la confusione emersa nei decreti, oppure nelle interpretazioni lasciate un po’ a chi si sveglia la mattina. Spesa si, spesa no. Passeggiata con il cane si, passeggiata no. Jogging si, passeggiata no. È difficile gestire un’emergenza pensando di chiudere le Regioni, senza bloccare poi i trasporti. Porto l’esempio di Pieve: diverse sono state le persone arrivate dal nord Italia perché qua hanno le seconde case. Con il supporto dei carabinieri, che ringrazio vivamente, siamo riusciti a fargli capire che dovevano pur sempre trascorrere per sicurezza un periodo di quarantena volontario”.

·        Crede che le manovre economiche attuate salveranno la nostra economia?

“Penso invece che si siano scordati di tutti quei lavoratori autonomi oppure di quei commercianti che non hanno mai chiesto niente allo Stato. È necessario un intervento più profondo perché altrimenti la crisi porterà via con se tantissime imprese: uno dei grandi problemi post-epidemia sarà proprio quello economico. A livello comunale il Coronavirus è stato una sorta di Tsunami, ma voglio ringraziare le tante associazioni di Pieve che hanno fatto delle donazioni; donazioni arrivate pure da privati cittadini. Siamo già sopra i 20mila euro: questo sarà un pezzettino, ma comunque importante, per riuscire a coprire costi già avuti come l’acquisto dei dispositivi di protezione oppure la sanificazione delle strade. Ci preoccupano quali saranno le entrate future, soprattutto per la gestione di determinati servizi attualmente esterni”.

·        Come sarà il mondo dopo la fine dell’epidemia?

“Riporto una frase che ho scritto qualche giorno fa nella mail inviata ad un collega sindaco della Valtiberina: quello che sarà domani, sarà sicuramente diverso da quello di ieri. Dobbiamo riprendere a lavorare, ma dovremo convivere per mesi, forse anni fino all’arrivo di un vaccino risolutivo con un distanziamento sociale. Il rischio è quello che la paura in qualche modo ti condizionerà e l’uomo tende ad abituarsi a questo: non ci diamo più la mano, non ci abbracciamo e ci siamo abituati a stare in casa. Occorrerà del tempo per ritrovare quella confidenza che avevamo prima. A mio avviso, però, bisogna leggere anche un dato positivo in questa emergenza perché abbiamo visto che si può vivere in maniera più economica ed ecologica: sto per esempio lavorando da casa e quindi non utilizzo la macchina. La tecnologia ha fatto passi da gigante e abbiamo capito che occorre investire anche nella ricerca scientifica destinando a questo del PIL. Abbiamo riscoperto delle professioni che avevamo quasi accantonato: ora la grande scommessa è in mano ai giovani, i quali devono entrare a piedi pari scansando le vecchie ideologie politiche”.

Redazione
© Riproduzione riservata
11/04/2020 08:51:30


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