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Il ministro Azzolina: “Nessun 6 politico agli esami di maturità e 3° media"

"Ma troveremo la giusta soluzione”, dice la titolare del dicastero all'istruzione

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La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, dai microfoni di Rai Radio1, torna a parlare degli esami di maturità e di terza media, confermando - come anticipato dal premier Giuseppe Conte nell’intervista pubblicata oggi su La Stampa - la volontà di non assegnare un «6 politico» agli studenti. Piuttosto, sottolinea Azzolina, «l’obiettivo è quello di garantire un esame serio. Stiamo valutando diverse soluzioni da adottare se si torna a scuola». 

Un «se» che pesa ancora. L’ipotesi che l’anno possa concludersi senza professori e studenti tra i banchi è lontana dall'essere tramontata. Ma «l'anno scolastico sarà valido», garantisce la ministra. L’esame, quindi, «dovrà tenere conto del lavoro fatto dallo studente in cinque anni, compresa una valutazione reale della parte di programma che si farà fino a giugno».

Diventano sempre più centrali, dunque, le lezioni e le verifiche online. Senza di esse, «il rischio sarebbe l'abbandono totale», mette in guardia Azzolina. Per questo, in un momento di totale smarrimento per gli studenti, «abbiamo creato delle task force regionali con la figura dello psicologo: i ragazzi hanno bisogno di figure di riferimento, gli adulti sono necessari». E sulla polemica innescata da alcuni insegnanti, contrari all’insegnamento virtuale, Azzolina replica duramente: «Non si può dire “non mi compete” o “non è previsto dal contratto”. La maggior parte dei docenti si è rimboccata le maniche, non lo sapeva fare ma hanno imparato e aiutato i ragazzi ad andare avanti».

Il cambio di passo, dai banchi di scuola allo schermo del computer di casa, dovrà però essere supportato anche economicamente dal governo. Ecco perché, spiega Azzolina, è stato messo in campo dal ministero un monitoraggio sulla didattica a distanza. «Serve anche a capire come distribuire i soldi: firmerò a giorni il decreto con cui andremo a utilizzare gli 85 milioni di euro stanziati dal Governo per sostenere questo progetto e arrivare a chi non ha gli strumenti digitali». La diffusione a macchia di leopardo della didattica a distanza, ha precisato la ministra, è legata al «digital divide», ovvero a quelle differenze nella possibilità di accesso alla rete internet e agli strumenti informatici nelle aree più isolate del Paese. Un tema, questo, che difficilmente però si risolverà entro giugno.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
23/03/2020 14:18:32


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