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Il Margaritone, la scuola dimenticata di Sansepolcro in mezzo al degrado

Misteri, tanti soldi e un silenzio che sfiora la vergogna

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Ce n’eravamo occupati anni addietro e la situazione generale – pur con le novità sopraggiunte – non è sostanzialmente cambiata. Parliamo di scuole a Sansepolcro, intese non nel senso dell’offerta didattica ma dell’edilizia e della logistica. Rispetto a 4-5 anni fa, c’è stato un indubbio miglioramento, ma il contesto continua a non rimanere dei migliori fra strutture poco idonee, costi di gestione elevati ed edifici ancora chiusi, che attendono di conoscere il loro destino. Le inaugurazioni del 2015 sono state senza dubbio un segnale positivo, ma è bene ricordare da quale base eravamo partiti, né avevamo avuto alcuna esitazione nel definire a più riprese da “quarto mondo” la situazione regnante in città. Tutti ricordano benissimo il periodo in cui la elementare “Edmondo De Amicis” era stata trasferita al Centro Commerciale Valtiberino con le implicazioni legate ai lucernari nelle aule, non dimenticando gli altri movimenti per la risistemazione di plessi che oggi sono indubbiamente a norma. Tutto bene? Certamente, per questi edifici sì, non fosse per i problemi che rimangono in piedi e dei quali ci occupiamo in questa inchiesta, cercando di evidenziare le distorsioni di un modo di fare che predica razionalità ed economicità, ma che all’atto pratico va nella direzione opposta. Inutile insomma richiamare all’economicità e all’efficienza quando ci si accorge di essere davanti a sprechi che potrebbero essere eliminati, oppure lamentarsi dei soldi che mancano per pagare cifre che con un minimo di lungimiranza avrebbero potuto essere eliminate.

I CASI DEL TECNICO ECONOMICO E DEL LICEO ARTISTICO

Dopo gli avvenuti interventi di miglioramento sismico nel complesso di Santa Chiara, sede della primaria “Edmondo De Amicis” e il rifacimento della “Collodi”, il panorama scolastico di Sansepolcro evidenzia altre implicazioni. Partiamo da due istituti medi superiori con la sede storica nel centro storico: il tecnico economico “Fra Luca Pacioli” (denominazione attuale del tecnico commerciale, più comunemente chiamato “ragioneria”, che fa parte del liceo “Città di Piero”) e il liceo artistico “Giuseppe Giovagnoli”; anche in questo caso, il termine liceo ha preso il posto di “istituto d’arte”. Il primo occupa una bella fetta dell’ex seminario in via Piero della Francesca, il secondo ha aggiunto con il tempo l’oramai ex convento di San Francesco, con refettorio e clausura. Locali a norma e senza dubbio a posto dal punto di vista strutturale, ma non idonei – o quantomeno non ottimali – in rapporto alle mutate esigenze dei tempi di oggi, che non consigliano più l’ubicazione delle scuole negli ambienti “sacrali” di immobili storici collocati in centro, che proprio per questa loro prerogativa non possono essere nemmeno toccati. Oggi si parla di spazi verdi, di luminosità e di vie di fuga, perché - qualunque sia l’evento imprevisto che si verifichi – i deflussi degli studenti debbano essere rapidi. Trattandosi poi di due plessi di proprietà privata, la Provincia di Arezzo – che (lo ricordiamo) ha la competenza in materia di edilizia scolastica per gli istituti medi superiori, mentre di scuole dell’infanzia e dell’obbligo si occupa il Comune – paga ovviamente le quote di affitto, che non sono di entità irrilevante per sedi con i limiti già espressi. Resta pertanto irrisolto il mistero legato all’acquisizione – da parte della Provincia – della porzione di ex stabilimento Buitoni che con il tempo è andata sempre più in preda al degrado e che un noto imprenditore biturgense ha deciso ora di comprare. Proprio quell’ala avrebbe dovuto ospitare il tecnico economico, dopo che già per esso era stato individuato Palazzo Muglioni, oggi sede di CasermArcheologica. E invece niente: la Provincia continua a pagare affitti salati (fra l’uno e l’altro istituto, si va sopra i 400mila euro annui) e si prende in carico, economicamente, anche i costi di adeguamento delle strutture. Proviamo allora a moltiplicare 400mila euro per tutti gli anni in cui sono stati pagati, ma evidentemente va bene così. Anzi, per molte persone – che per questo motivo ebbero quasi da ridire sulla scelta dell’ala del centro commerciale – la permanenza di tecnico economico e liceo artistico all’ex seminario e a San Francesco è un modo per continuare a far vivere un centro storico già depauperato di abitanti, negozi e altri servizi. Spedire fuori dalle mura i due istituti sarebbe stata quindi una ulteriore mazzata per un Borgo che all’interno sta sempre più morendo. Per carità, comprendiamo benissimo come una mossa del genere possa ulteriormente aggravare la situazione, ma a nostro giudizio la soluzione dei problemi del centro storico andrebbe cercata altrove.

LE IMPLICAZIONI DEL CAMPACCIO

Se però vogliamo puntare l’indice sulla zona più disastrata di Sansepolcro dal punto di vista dell’edilizia scolastica, dobbiamo recarci ancora una volta nell’area del Campaccio a Porta Romana, dove la situazione contiene persino un paradosso, ma andiamo per ordine. Il biennio 2013/2015 è stato quello più intenso, che a suo modo ha modificato la zona: l’immobile del liceo scientifico “Piero della Francesca”, non più rispondente alle normative in materia, è stato sottoposto a lavori di adeguamento sismico realizzati a tempo di record. Discorso diverso, invece, per la primaria “Collodi”: siccome un lavoro di ristrutturazione non sarebbe valso la “candela” a livello economico, la decisione presa è stata quella di demolire il vecchio edificio inaugurato a fine anni ’60 (a Sansepolcro erano chiamate in gergo le “scuole nuove”) e di innalzarne un altro in una posizione non proprio coincidente ma sempre nello stesso ambito e con criteri moderni, soprattutto per ciò che riguarda spazi e luminosità delle aule. Anche se poi vi è stato da ridire su bagni e altre questioni, fino al punto di sostenere che la fretta della precedente amministrazione di inaugurare il plesso abbia finito con il consegnare una scuola non del tutto completa. Risultato: liceo a posto, elementari… lo stesso. Non entriamo nel merito dei lavori, ma facciamo una questione di opportunità: dal momento che il biennio iniziale del liceo è collocato da anni nella succursale dell’ex Inapli – nella zona industriale Trieste, a pochi metri dal confine con l’Umbria – perché non portarlo al posto della Collodi (al fine di avere un liceo logisticamente compatto al Campaccio) e di conseguenza costruire un nuovo edificio nella zona di via del Campo Sportivo? Qui è presente la scuola media unificata “Michelangelo Buonarroti” e unirvi la primaria sarebbe stata un’idea ottima, tanto più che gli spazi verdi non mancano nemmeno dall’altra parte della città, né il concetto di vicinanza geografica per Sansepolcro può rivestire lo stesso peso che per una grande città, per cui anche 4-5 minuti di tragitto in più a Sansepolcro non stravolgono poi la vita e le abitudini di nessuno.

IL PROFESSIONALE E LA CINTA MURARIA IN PREDA AI VANDALI

Comunque sia, il caso in assoluto più delicato – meglio sarebbe definirlo “vergognoso” – riguarda l’istituto professionale “Francesco Buitoni”, il cui edificio è praticamente attaccato a quello del liceo attraverso la palestra. Una scuola che a Sansepolcro è tuttora identificata con il nome di “Margaritone” – o “ex Margaritone” – perché in passato era la sezione distaccata dell’omonimo istituto aretino e recava anche allora l’intitolazione a Francesco Buitoni. Una scuola che ha fatto la storia della città per le tante figure professionali e imprenditoriali create nel corso del tempo e che oggi è articolata nei seguenti indirizzi: servizi sociosanitari, odontotecnico, manutenzione e assistenza tecnica e produzioni industriali e artigianali. Dal settembre del 2018 (siamo quindi al secondo anno scolastico), il professionale è stato costretto a “emigrare”, finendo anch’esso nella zona industriale Trieste; i locali sono di nuovo quelli della ex Seldat, che ha già ospitato il liceo “Città di Piero” e che sta svolgendo anche adesso un ruolo fondamentale. Non è peraltro semplice trovare un “contenitore” capace di rimpiazzare al meglio una scuola dal punto di vista della logistica. Ciò detto, l’aspetto che più di ogni altro diventa inquietante è il seguente: quando si intervenne sullo stabile del liceo, quello del professionale venne giudicato idoneo, cosa che evidentemente non era vera – alla luce di quanto è poi avvenuto - e non riusciamo a capire il perché, dato che si trattava dello stesso immobile, dello stesso progetto, dello stesso periodo e della stessa ditta di costruzioni. Qui allora c’è qualcosa che non torna e induce a pensare che anche in un contesto tipicamente di provincia, come appunto quello di Sansepolcro, vi siano scuole di Serie A e scuole di Serie B. Alla rapidità da record (meno di due anni effettivi) con la quale si è proceduto per la sistemazione del liceo, non è corrisposto altrettanto sul versante del professionale. E il grave è che, dopo un anno e mezzo dal trasferimento della scuola, non esiste ancora un progetto di riqualificazione e messa a norma dei locali. Perché in questo caso non è stata adoperata la stessa premura? L’edificio del professionale continua a rimanere vuoto e inevitabilmente si espone sempre più al degrado e agli attacchi vandalici; più di una volta, la cronaca locale ha riferito di situazioni del genere avvenute al Campaccio, dove c’è chi può permettersi indisturbato di lasciare il segno dell’inciviltà. Tornando a parlare più globalmente dell’area del Campaccio, si pensava che dopo l’ultimazione dei lavori della Collodi qualcosa fosse cambiato. In realtà, tutto è rimasto pressochè invariato, eccezion fatta per il secondo stralcio di lavori che in questo periodo interessano proprio la scuola e che consistono nella realizzazione di un auditorium pubblico (il primo a Sansepolcro), nell’ampliamento della mensa e nella ristrutturazione della palestra, che presto avrà una fruizione pubblica allargata, nel senso che non si limiterà più alla sola attività didattica, perché potrà essere utilizzata anche da società sportive cittadine per allenamenti e partite di campionato. Dando quindi per scontato che questo versante sarà risistemato, dall’altra parte la costruzione del mini anfiteatro proprio nello spigolo del bastione si è rivelata per ora un autentico flop: è infatti inutilizzato e in quella zona durante le ore notturne accadono cose strane, perché intanto non c’è la videosorveglianza e poi è per giunta scaduta la convenzione con la protezione civile, per cui i cancelli rimangono aperti e non vengono più chiusi come succedeva prima. Non solo: nel periodo natalizio è stata compiuta una singolare goliardata. Qualcuno ha ben pensato di staccare pietre e sassi dal bastione e di realizzare con questi pezzi un enorme “pene”; al di là del risvolto tipicamente di costume, resta il fatto che per questa “opera” si è sciupato un bene pubblico. E il fatto è scivolato via nell’indifferenza generale. Si dice anche che la zona sia diventata ritrovo di ragazzi dediti ad alcool e droga, il che diventa poi pericoloso perché la scuola primaria è frequentata da bambini in età compresa fra i 6 e i 10 anni. A dire il vero, anni addietro si è posto anche un serio problema di sicurezza, quando un bimbo di tre anni e mezzo (era il maggio del 2017) è caduto dal tetto a terrazza della Collodi compiendo un volo di cinque metri. E questo, nonostante fossero state posizionatele transenne proprio per evitare che qualcuno salisse sulla terrazza.

SOLDI, SOLDI, SOLDI… MA PER GLI AFFITTI

Riassumendo: fra liceo artistico, tecnico economico, istituto professionale momentaneamente trasferito ed ex Inapli, la somma delle quote di affitto annuali supera abbondantemente il mezzo milione di euro, pari cioè al miliardo nel vecchio conteggio in lire. Moltiplichiamo il tutto per gli anni nei quali ciò accade (specie per liceo artistico e tecnico economico sono tanti) e otterremo una cifra vertiginosa, che si volatilizza nell’arco dei dodici mesi. Ci sarebbe scappato alla grande un nuovo polo scolastico con questi soldi, come in tanti continuano a sostenere. Perché insomma spendere quote del genere quando si potrebbe fare diversamente? Si predica il risparmio, ma soprattutto il non sperpero di risorse, poi però si è quasi incapaci di tradurre in pratica il concetto. Ci si lamenta della mancanza di soldi (e questo non vale soltanto per gli affitti scolastici), ma per operazioni che riteniamo talvolta inutili saltano fuori e si taglia spesso su servizi essenziali al mero scopo di “affamare” il cittadino, che deve pagare determinati servizi se vuol beneficiarne. In questo caso, invece, non si batte ciglio: c’è da pagare l’affitto e questi soldi debbono per forza spuntare fuori, anche perché altrimenti sarebbe sfratto. Ma non si pensa a come un giorno poter smettere di pagare. La stessa Provincia di Arezzo, che non avrà problemi di questo tipo soltanto a Sansepolcro, si ritrova costretta a spendere una “tombola” e a provvedere anche agli adeguamenti. E anche i soldi della Provincia non sono per caso pubblici? Come dire che, alla resa dei conti, la tasca rimane sempre quella del cittadino. Relativamente all’istituto professionale, sarà utile che quanto prima salti fuori anche un progetto. E’ inammissibile che si tergiversi ancora, attribuendo magari la colpa a quei soldi che non ci sono perché debbono essere spesi per pagare l’affitto.                              

Notizia e Foto tratte dall'Eco del Tevere
© Riproduzione riservata
21/02/2020 10:33:53


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