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Khamenei: “Americani codardi, uccidere Soleimani è stato l’inizio della loro fine”

La guida suprema parla al sermone del venerdì per dopo otto anni

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La guida suprema Ali Khamenei è tornata a parlare al sermone del venerdì dopo otto anni. E’ un momento cruciale per la Repubblica islamica, che si appresta a festeggiare il suo 41esimo compleanno in un clima nero, di tensioni, proteste di massa, e di lutto per il disastro del Boeing ucraino abbattuto l’8 gennaio. Khamenei è arrivato alla moschea Imam Khomeini preceduto da decine di migliaia di persone, che hanno diligentemente calpestato le bandiere americane poste all’ingresso. La tv hanno mostrato immagini riprese da droni della lunga colonna che si dirigeva verso la moschea al centro di Teheran. Poi Khamenei si è affacciato sul grande minbar per la predica del venerdì. 

La risposta “dell’asse della resistenza”
Ha cominciato il suo sermone con un elogio di Qassem Soleimani, ucciso dagli americani il 3 gennaio, e definito “eroe della lotta al terrorismo”. Quel giorno è stato “il giorno di Dio”, ha spiegato, perché con quell’uccisione hanno segnato l’inizio della loro fine, del loro “stato di grazia”, e il raid dell’8 gennaio sulla base Ayn al-Asad “lo ha dimostrato”. 

L’uccisione di Soleimani è stata un “atto codardo” da parte degli americani, che non hanno osato “affrontarlo in battaglia”. Erano molti anni che gli Usa attaccavano l’asse della resistenza, dalla Siria all’Afghanistan, ma quel raid, ha insistito Khamenei, ha colpito “il loro stato di grazia”, cioè la loro intangibilità e allo loro “immagine” di potenza invincibile.

Pasdaran “organizzazione umanitaria”
Poi Khamenei ha affrontato le contestazioni piazza. Quelli che dicono “non per il Libano, non per Gaza, voglio dare la mia vita per l’Iran”, sono stati “ingannati”, ha replicato: “Soleimani sì che ha dato la sua vita per l’Iran”. Il riferimento era a un slogan delle manifestazioni dello scorso autunno e di questi giorni che hanno preso di mira i Pasdaran e le loro operazioni all’estero, che drenano risorse da un’economia già impoverita dalle sanzioni americane. I Guardiani delle rivoluzione hanno anche partecipato alla repressione dello scorso 15 novembre, con centinaia di persone uccise ma, ha replicato Khameini, “sono una organizzazione umanitaria, con valori umani” che cerca di aiutare le popolazioni oppresse nei Paesi vicini.

No a colloqui sul nucleare, proteste “manipolate”

La guida suprema ha anche accusato i manifestanti di essere “manipolati dalla potenze straniere” che vogliono approfittare del disastro del Boeing ucraino per mettere in secondo piano l’uccisione di Soleimani e la risposta dell’Iran. Khamenei ha anche chiuso la porta a ogni futuro negoziato sul nucleare e ha accusato Donal Trump di essere un “clown” e gli Stati Uniti una “potenza arrogante” e “terrorista”.

Notizia e foto tratte da La Stampa
© Riproduzione riservata
17/01/2020 14:40:39


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